Privacy ok... ma il dato?
Lagenzia Cambridge Analytica, violando le privacy policy di Facebook, ha utilizzato illecitamente i dati di ben 50 milioni di utenti, forse - il condizionale è d’obbligo - riuscendo ad influenzare gli esiti delle campagne elettorali pro Brexit e pro Trump.
Quello che è certo è che, in un mondo social, qualunque dato venga più o meno innocentemente dato in pasto al web può diventare oggetto di campagne mirate di marketing: dal cibo, ai vestiti, al voto in cabina elettorale. E nell’ipotesi peggiore può essere rubato per acquisire nuove identità, con annessi conti bancari.
Il dato personale, in una società sempre più social, interattiva e multimediale, è infatti diventato il valore chiave, l’elemento più importante per far girare l’economia e tutto ciò che vi ruota attorno.
Tuttavia questo aspetto non sembra preoccupare troppo chi deve adeguarsi ad una normativa privacy europea che è già in vigore, ma diverrà pienamente operativa dal prossimo 25 Maggio.
O meglio: si moltiplicano gli happening, gli audit e la corsa ad un adeguamento d’accatto, che metta al riparo dalle sanzioni privacy e renda temporaneamente compliant le strutture. Ma ci si occupa troppo poco della sicurezza dei dati quale responsabilità a lungo termine, frutto di un progetto ragionato, polifunzionale e a lunga scadenza. Si ragiona cioè sull’emergenza.
Secsolution forum, di scena il 7 giugno 2018 al Centro Congressi Stella Polare a Rho, parte sì dall’approfondimento del GDPR, ma con l’obiettivo di guardare più lontano: far dialogare sicurezza fisica e sicurezza logica sul filo comune della normativa di sicurezza del dato, costruire relazioni del lungo periodo, elaborare nuovi modelli di competenze e diversificazione professionale per il comparto security tradizionale.
Troppo ambizioso? Meglio guardare avanti che indietro.