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Bonus Covid-19: il Garante Privacy sanziona l’Inps

11/03/2021

ROMA - Mancata definizione dei criteri per trattare i dati di determinate categorie di richiedenti il “bonus Covid”, uso di informazioni non necessarie rispetto alle finalità di controllo, ricorso a dati non corretti o incompleti, non adeguata valutazione dei rischi per la privacy: sono queste le  motivazioni che hanno spinto il Garante per la protezione dati personali a sanzionare l’Inps per 300 mila euro, in relazione alle violazioni commesse nell’ambito degli accertamenti antifrode effettuati dall’Istituto riguardo al “bonus Covid” per le partite iva.

Numerose criticità, mancato rispetto del Regolamento UE 

L’istruttoria del Garante era stata avviata nel mese di agosto, a seguito di alcune notizie di stampa, relative al trattamento, da parte dell’Istituto, dei dati dei richiedenti che ricoprono cariche politiche (nel caso specifico, si trattava di incarichi di parlamentare o di amministratore regionale o locale).

Durante gli accertamenti, l’Autorità, pur riconoscendo che lo svolgimento dei controlli sulla sussistenza dei requisiti previsti dalla legge per l’erogazione del bonus è riconducibile a compiti di interesse pubblico rilevante, ha riscontrato numerose criticità nelle modalità utilizzate dall’Istituto nel procedervi. L’istruttoria dell’Autorità ha messo in luce che l’Inps non ha adeguatamente progettato il trattamento e non è stata in grado di dimostrare di aver svolto i controlli nel rispetto del Regolamento, violando i principi di privacy by design, di privacy by default e di accountability.

In primo luogo, dopo aver acquisito da fonti aperte i dati di decine di migliaia di persone che ricoprono incarichi di carattere politico, l’Istituto ha effettuato elaborazioni e incroci tra i dati di tutti coloro che avevano richiesto il bonus con quelli dei titolari dei predetti incarichi. Ciò senza però aver prima determinato se ai parlamentari e agli amministratori regionali o locali spettasse o meno tale beneficio, anche in considerazione delle differenti caratteristiche delle cariche ricoperte. In questo modo l’Inps ha violato i principi di liceità, correttezza e trasparenza stabiliti dal Regolamento Ue in materia di protezione dei dati personali.

I motivi della sanzione

L’Inps non ha rispettato neppure il principio di minimizzazione dei dati, avendo avviato i controlli finalizzati al recupero dei bonus anche su tutti quei soggetti che, pur avendolo richiesto, non lo avevano percepito, visto che la loro domanda era già stata respinta per ragioni indipendenti dalla carica ricoperta. E’ emerso inoltre che l’Inps non ha valutato adeguatamente i rischi collegati a un trattamento di dati così delicato come è quello riguardante i richiedenti un beneficio economico classificato come ammortizzatore sociale, non effettuando la valutazione di impatto sui diritti e le libertà degli interessati.

Sono queste le ragioni per cui il Garante ha dichiarato illecito il trattamento dei dati personali effettuato dall’Inps e ha applicato la sanzione. L’Autorità ha inoltre prescritto all’Istituto di cancellare i dati non necessari trattati fino ad ora ed effettuare un’adeguata valutazione di impatto privacy.

 

(Fonte immagine: www.federprivacy.org)


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