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Gdpr, l'Italia al primo posto per sanzioni: 46,5 milioni di euro

07/09/2020

ROMA - In base ai dati emersi da una ricerca condotta da Finbold, l'Italia, da sola, ha la quota maggiore per valore delle multe per violazione del Gdpr nel corso del 2020 (45,6 milioni di euro su 60 milioni e 181 mila in totale). La Spagna presenta il numero maggiore di verbali contestati alle aziende: 76 su un totale di 124. La Germania ne ha contestato solo uno e l’Irlanda soltanto due (l’Italia in totale 13).

La violazione più frequente del Gdpr è quella di “basi giuridiche insufficienti per il trattamento dei dati”. Finbold ha realizzato la sua ricerca utilizzando il database delle multe “Gdpr Enforcement Tracker“, che non registra tutte le violazioni e le sanzioni comminate, dal momento che non tutte vengono rese pubbliche dalla stessa Ue.

Sono trascorsi due anni dal momento dell’implementazione da parte dell’Unione europea del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (Gdpr -General Data Protection Regulation), avvenuta ufficialmente con regolamento Ue numero 2016/679. L’Europa si è data l’obiettivo di rafforzare la protezione dei dati personali dei cittadini e dei residenti nell’Unione, sia all’interno che all’esterno dei confini dei Paesi membri.

Se si analizzano i dati pubblici, risulta che, dopo l’Italia, il Paese con il totale maggiore per valore di sanzioni comminate sia la Svezia (7 milioni di euro) e i Paesi Bassi (2 milioni) seguiti dalla Spagna (1,95 milioni). A dispetto del numero limitato di verbali incassati, per un totale di 48.150 euro, la Romania si pone al terzo posto per numero di multe verbalizzate, ovvero 11, seguita, al quarto, dalla Norvegia che ne ha 8.

Una nuova consapevolezza delle imprese

La relazione di valutazione del Gdpr pubblicata lo scorso mese di giugno, evidenzia come la normativa “ha conseguito la maggior parte dei suoi obiettivi, in particolare offrendo ai cittadini un solido nucleo di diritti azionabili e creando un nuovo sistema europeo di governance e di contrasto. Il regolamento si è rivelato uno strumento flessibile per sostenere l’adozione di soluzioni digitali in circostanze impreviste come la crisi della Covid-19“.

Bruxelles ha rilevato anche che in tutti gli Stati membri si assiste a una maggiore armonizzazione, anche se si osserva un certo livello di frammentazione che deve essere sorvegliato. Un dato positivo è il fatto che tra le imprese si sia diffusa la cultura della conformità: le aziende “vedono sempre più spesso un vantaggi competitivo in una rigorosa protezione dei dati”.

Una "bussola" verso il futuro

Il sistema europeo di protezione dei dati ci guida come una bussola attraverso la transizione digitale antropocentrica e costituisce un importante fondamento sul quale si basa l’elaborazione di altre politiche, come la strategia in materia di dati o il nostro approccio all’intelligenza artificiale” - commenta Věra Jourová, vicepresidente per i Valori e la trasparenza.

Il regolamento generale sulla protezione dei dati dimostra perfettamente come l’Unione europea, seguendo un approccio basato sui diritti fondamentali, renda autonomi i suoi cittadini e offra alle imprese la possibilità di sfruttare pienamente il potenziale della rivoluzione digitale. Dobbiamo però continuare ad adoperarci per far sì che tale regolamento realizzi appieno il proprio potenziale".

(Fonte; www.corrierecomunicazioni.it)

 



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