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W la Privacy

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TikTok, le preoccupazioni del Garante Privacy

15/07/2020

ROMA - In una recente intervista ad Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali (di Jaime D'alessandro, La Repubblica, 5 giugno 2020), il Garante si sofferma sul "problema Cina".

Ne riportiamo, data la grande importanza del tema, i contenuti.

"Sono tre anni che io sostengo: abbiamo un problema con la Cina. Nell'economia digitale l'asimmetria è semplicemente spaventosa". 

La decisione del Comitato europeo per la Protezione dei Dati (Edpb) di ascoltare le sue riflessioni e di istituire una commissione che indaghi sul social network cinese TikTok pare "un passo troppo timido". Il social network nato a Pechino conta 800 milioni di utenti attivi, ed è il primo, cinese, a riuscire a far breccia in Occidente. Il problema risiede nel fatto che non abbiamo idea di cosa accada ai dati raccolti.

"TikTok ha avuto uno sviluppo molto veloce", continua Soro. "Sono centinaia di milioni gli europei che la usano. Un pubblico prevalentemente di minori. Il mercato particolare dei giovanissimi li espone al pericolo di messaggi e contenuti poco adatti se non del tutto vietati. Ma essendo una azienda cinese abbiamo armi spuntate a disposizione".

Il ruolo della task-force europea

"Inizierà dalla raccolta di informazioni che, a mio parere, non potrà essere disgiunta da azioni per sanare l'asimmetria della quale parlavo prima".

All'osservazione del giornalista circa la lentezza delle istituzioni, visto che saranno necessari mesi per questo lavoro, Soro replica osservando che "Le autorità europee che lavorano sul tema dei dati sono piccole e con compiti immani. Non è maturata la percezione di quanto il mondo digitale produca ricchezza e colossi che sono ormai più potenti degli Stati. E non è chiaro a tutti che le regole in quel frangente sono essenziali per far funzionare la società di oggi".

In attesa che si arrivi ad un'azione concreta, se nel frattempo un adolescente venisse spinto a fare qualcosa di "sgradevole", il Garante rassicura sul fatto che vi è possibilità di intervento, se si trattasse di un cittadino europeo. "L'approccio di TikTok - commenta - è collaborativo".

E' certo che il timore derivi dal fatto che "con tutte quelle informazioni sui comportamenti di chi ha fra i 10 ai 15 anni si possono fare mille cose in un Paese come la Cina, che non ha certo le nostre restrizioni. Si possono ad esempio creare algoritmi, profilare gli utenti, sapere esattamente cosa fanno. Li si può influenzare. Parliamo in più di una nazione che ha già un mercato intemo enorme dove si raccolgono informazioni su tutto e su tutti e le sue aziende sono permeabili al Governo. Un vantaggio strategico nell'economia digitale. Il mercato è lo stesso, ma si gioca con regole differenti".

La necessità di un Privacy Shiled con la Cina

All'osservazione che il nuovo amministratore delegato di TikTok, Kevin Mayer, è americano, il Garante ribadisce che "l'azienda è di proprietà cinese. Non sarebbe un problema se avessimo con Pechino il medesimo accordo, il Privacy shield, che abbiamo con Stati Uniti, Canada, Giappone e Australia fra gli altri. Impegna le aziende estere a rispettare certe regole quando si tratta di utenti europei. Con il Giappone è stato bloccato l'Ape, la più grande zona di libero scambio del mondo, finché non è stato sottoscritto il Privacy shield. Ma sarà difficile imporlo alla Cina".

Sul "perché" sia difficile compiere questo passo, Soro: "Uno dei punti cardine è che l'accesso delle agenzie governative ai dati sia fortemente limitato. È un tema molto più grande di TikTok. Bisogna evitare che la Cina sia una zona franca". Ribadisce infine che la task-force è in ogni caso un importante passo inziale. 

 


maggiori informazioni su:
www.garanteprivacy.it



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