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W la Privacy

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Orologi Gps per bambini: un "disastro" per privacy e sicurezza

26/10/2017

MILANO - Molti smartwatch per bambini sono un colabrodo dal punto di vista della sicurezza e della privacy. Inefficienti, inaffidabili, privi di elementari protezioni, irrispettosi dei dati degli utenti e a rischio di essere facilmente violati da un attaccante. È la fotografia scattata dal rapporto di una organizzazione no-profit norvegese per i diritti dei consumatori, il Norwegian Consumer Council, da tempo in prima fila nell’analizzare le falle informatiche e legali dei dispositivi connessi. 

Gli ultimi a entrare nel mirino del gruppo sono stati gli smartwatch per bambini, ovvero quegli orologi da polso che funzionano anche come un telefono semplificato - permettendo di ricevere o fare chiamate a numeri specifici – e da geolocalizzatore. Dotati di scheda SIM e Gps, permettono di fare (o ricevere) telefonate solo ai genitori, che a loro volta, attraverso una app combinata sul proprio smartphone, possono tracciare in tempo reale i movimenti dei bambini. In alcuni casi, possono anche attivare l’audio e ascoltare quanto accade intorno allo smartwatch. O addirittura, in alcuni dispositivi con fotocamera, scattare fotografie. I modelli sono diversi, veicolati da un mercato ancora di nicchia, ma in crescita. Secondo la società di ricerca Gartner nel 2021 questi apparecchi, nella versione per bambini, conquisteranno il 30 per cento del segmento smartwatch.

E' un settore caotico e privo di controlli. Molti dispositivi sono realizzati in Cina, importati in Europa da alcune aziende e venduti soprattutto su siti specializzati, con nomi diversi nei vari Paesi, anche se spesso il prodotto di base è lo stesso. Apparecchi che trasmettono le informazioni raccolte a server ed aziende che stanno fuori dall’Europa, senza rispettare le norme sulla privacy. Le informazioni sulla geolocalizzazione, specie se raccolte in modo continuo e abbinate ad altri identificativi, sono infatti considerati dati personali e come tali godono di particolare protezione in Europa.

Articolo a cura di Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy


maggiori informazioni su:
www.federprivacy.it



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