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La privacy informatica è più importante della lotta al terrorismo?

13/04/2017

ROMA - La piattaforma di dibattito Proversi.it ha di recente pubblicato u testo di approfondimento su un argomento di grande attualità, il rapporto tra lotta al terrorismo e privacy informatica.

I fatti riconducibili al fenomeno del terrorismo di matrice jihadista, verificatisi in Europa a partire dal 2014, hanno portato il governo italiano a reagire e a dotarsi di strumenti e di tecniche che dovrebbero aiutare a prevenire qualunque tipo di minaccia sul suo territorio.

Tra le strategie di prevenzione, ad occupare il primo posto è la proposta di intensificare gli strumenti di intelligence, al momento troppo limitati e poco coordinati su tutto il territorio nazionale. Un massiccio impiego delle intercettazioni, sia tradizionali che telematiche, è uno degli strumenti che il governo ha proposto per combattere le minacce di terrorismo e prevenire eventuali stragi rivendicabili dallo Stato Islamico.

L’utilizzo di strumenti sofisticati di intercettazione non trova però del tutto favorevole una parte dell’opinione pubblica e alcuni esperti di diritto dell’informatica, che ritengono che la lotta al terrorismo non debba mai prevalere sulla privacy informatica. Il dibattito si divide tra autori che sostengono un ampio utilizzo di metodi di intercettazione, anche se a discapito della privacy, e dei diritti alla riservatezza e autori che invece difendono tali diritti e non ritengono la minaccia di terrorismo un motivo di tale gravità da rendere necessario intensificare i controlli su tutta la popolazione.

Alcuni aspetti come l’emendamento della legge antiterrorismo e la questione dello spyware di Stato hanno contribuito ad accrescere il dibattito attorno a questa tematica. Per approfondimenti, leggere la discussione alla pagina http://www.proversi.it/discussioni/pro-contro/138-la-lotta-al-terrorismo-deve-prevalere-sulla-privacy-informatica

 



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