In base ai dati di uno studio condotto dall’Istituto per la Competitività (I-Com) realizzato per la Econ Committee del Parlamento europeo e che ha riguardato lo stato d’attuazione dei Piani di ripresa e resilienza degli Stati membri in ambito digitale, l’Italia si pone al primo posto in Europa per entità degli investimenti. Con 27 miliardi di euro, il nostro paese supera gli altri dell’Ue in aree specifiche come cybersicurezza e competenze, seguita dalla Spagna (18 miliardi) per "portata" dell’investimento in digitale.
Lo stesso studio sottolinea come il Pnrr rappresenti un'occasione che è fondamentale cogliere, ma anche come, a dispetto del fatto che le risorse rese disponbili siano cospicue, manchi una visione comune dello sviluppo delle tecnologie avanzate, a partire dall’intelligenza artificiale, coerente con gli obiettivi che l'Europa si sta dando in termini di autonomia strategica e di competitività.
Pnrr e digitale, la situazione dell’Italia
La ricerca punta l'attenzione su cinque principali aree della transizione digitale: connettività, digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, Intelligenza Artificiale e Industria 4.0, cybersecurity, competenze digitali.
Sul tema connettività l’Italia è il Paese che destina la quota maggiore di risorse del Pnrr alle reti (circa 6,7 miliardi), seguita dalla Spagna (circa 4 miliardi). Da segnalare che il nostro paese ha previsto investimenti anche nei corridoi 5G europei. La parte più significativa degli investimenti è riservata alla digitalizzazione delle imprese: 18,7 miliardi di euro, un altro dato che ci pone in testa alla classifica in termini di risorse dedicate. Insieme ad Austria e Danimarca, l'Italia risulta anche tra i paesi più attivi per sostenere le Pmi nel processo di innovazione. Per quanto riguarda i servizi pubblici, l’Italia riserva alla loro digitalizzazione 11,7 miliardi di euro, circa il doppio rispetto alla Germania e più di 4 volte le risorse che la Francia riserva alla Pa (2,6 miliardi).
Tra cybersecurity e formazione
Anche se tratta della voce che nel Piano presenta le dimensioni più ridotte tra le 5 aree individuate, l’ammontare dell’Italia (623 milioni) costituisce l’investimento maggiore rispetto a quelli osservati nei programmi degli altri Stati membri. Vengono dopo Francia (con 336 milioni) e Polonia (193 milioni). Un tema fondamentale è quello dell'adeguamento al processo di digitalizzazione delle competenze della popolazione, affinché Pa, imprese e cittadini possano essere consapevoli dei rischi e in modo che nessuno venga escluso da tale processo.
L’Italia si posiziona al primo posto per investimenti in nuove competenze con più di 4 miliardi di euro, seguita da Francia (1.783 milioni di euro) e Polonia (oltre 1.500 milioni di euro).
Una criticità che lo studio mette in luce è il fatto che sono tanti i Piani europei nei quali mancano investimenti in formazione sulla cybersecurity. Sono da attuare in questo ambito sforzi maggiori, soprattutto nella Pubblica amministrazione. Gli utenti-cittadini-lavoratori devono essere formati e istruiti sui rischi e sulle conseguenze che comportano gli attacchi informatici.
Un'altra lacuna che viene segnalata e che rimane da colmare è quella che riguarda la scarsa partecipazione delle donne, soprattutto nelle discipline Stem, e l’inclusione nella transizione digitale dei gruppi più vulnerabili e degli over 65.
(Fonte testo: www.corrierecomunicazioni.it)
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