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BMS e integrazione: il caso delle banche

25/12/2011

di Elvy Pianca

Integrazione e BMS: ormai è quasi un obbligo. Perché siamo andati ben oltre l'automazione tradizionale grazie alle avanzate piattaforme di supervisione, al wireless e alle tecnologie su IP. In teoria tutti i sottosistemi di un qualsiasi edificio possono parlare tra loro, per garantire un controllo in tempo reale e, si auspica, un intervento altrettanto rapido da parte della componente umana. In questo articolo approfondiamo il caso delle banche, dove proprio i sistemi di sicurezza, fondamentali e sempre più perfezionati, possono essere il mezzo per arrivare a un'integrazione completa che consenta anche quegli standard di comfort e di prestigio indispensabili per i moderni istituti di credito.

L'integrazione nel BMS è diventata un must. Siamo infatti - e per fortuna - passati oltre la tradizionale automazione degli uffici: da diverso tempo, soprattutto nell'esistente, non c'è solo bisogno di installare un impianto di rilevamento fumi, di controllo accessi o di TVCC, ma anche di farli interagire tra loro…in altre parole di integrarli in modo che formino un unicum facilmente gestibile da chiunque (non solo da esperti di tecnologia) e, ormai obbligatoriamente, da remoto. Le potenzialità offerte da IP per ciò che riguarda il BMS, infatti, sono sotto gli occhi di tutti e di solito si va anche "oltre la rete", perché i messaggi di allarme, per limitarsi a un esempio banale, possono arrivare non solo sul PC, ma anche su quei piccoli dispositivi mobili sempre più perfezionati e, magari, preceduti dalla magica lettera "i", che tutti teniamo in tasca o nelle borse. Il meglio del meglio, poi, sono le soluzioni wireless, sempre più diffuse, che non prevedono ovviamente nemmeno uno dei più grossi, "storici" ostacoli nel porre in funzione un qualsiasi sistema: tirare i famosi fili.

Ovviamente, per ciò che riguarda i nuovi edifici, la situazione è diversa, perché qui si parte, appunto, da zero e risulta di sicuro più facile scegliere, e installare, soluzioni e sistemi che risultano, nella pratica, già integrati. Una piccola osservazione per "dummies", o per chi, comunque, non ricorda o non ha ancora capito che cosa comporta integrazione. Possiamo partire da qualsiasi sottosistema, ma, giusto così, a titolo esplicativo, consideriamo l'impianto di TVCC che si relaziona con il controllo accessi, quest'ultimo con l'illuminazione e l'HVAC e via dicendo, in modo da avere una gestione, appunto, integrata e facilmente monitorabile da chiunque e dovunque. Per esempio, da tempo non è più un'utopia lo scambio di informazioni e conseguenti attuazioni di scenari di illuminazione d'emergenza e gestione di areazione su zone allarmate o comunque con segnalazioni di sensori in anomalia. Il vantaggio di un'integrazione così diffusa si evidenzia soprattutto nella mitica "supervisione", termine con cui si intende spesso dire tutto… cioè niente.

Noi lo spieghiamo con la pratica: la possibilità, per un responsabile di manutenzione, di avere, su un'unica piattaforma software, da qualunque punto connesso a una rete, una consolle completa che gli faccia sapere dove sono gli allarmi e quali priorità hanno e, quindi, gli consenta di approfondire le analisi, scegliendo, per esempio, quali telecamere portare in evidenza e, di conseguenza, prendere le necessarie decisioni. I benefici dell'integrazione sono sotto gli occhi di tutti, in particolare negli ultimi anni, quando si è posta, tra le altre cose, particolare attenzione anche all'aspetto della riduzione dei consumi energetici, sia dal punto di vista ecologico (la riduzione delle emissioni inquinanti non è più una scelta ideologica, ma, entro poco tempo, un preciso dovere sancito dalla legge…) sia da quello economico, perché l'energia costa. I proprietari di un qualsiasi edificio o i manager che lo gestiscono (categoria, quest'ultima, piuttosto carente in Italia) sono diventati sensibili alla necessità di avere sistemi aperti che controllino, riducano, comunichino – e questo in tutti i settori, dal residenziale al commerciale, dalla sanità ai trasporti. Per arrivare alle banche.

Un esempio: le banche

Non è un caso se vogliamo approfondire proprio questo settore per ciò che riguarda il BMS e l'integrazione, e per due motivi. Il primo, prettamente venale, è che di solito gli istituti di credito hanno una buona disponibilità economica e non devono risparmiare su tutto. Ci sono casi, sotto gli occhi di tutti, di enti pubblici come Comuni o Province o Regioni che ben volentieri "integrerebbero" i propri palazzi uffici oppure le scuole, ma non riescono a farlo perché i fondi sono sempre meno. E il discorso vale per le ASL come per tante, troppe aziende private. Il secondo motivo per cui le banche si indirizzano sempre più verso l'integrazione è, invece, decisamente più tecnico. La sicurezza, per un qualsiasi istituto di credito, è fondamentale e questa sicurezza deve ormai essere integrata a tutti i livelli, basandosi su una piattaforma comune che consenta il dialogo tra i diversi sistemi e, nello stesso tempo, mantenendo standard tecnologici avanzati per garantire il massimo anche per ciò che riguarda il comfort e il prestigio. Le sedi degli istituti di credito sono, infatti, di solito, moderne e comode, sia per chi ci lavora, sia per i clienti, e ben poco hanno a che vedere, per ritornare all'esempio degli Enti Pubblici, con una qualsiasi anagrafe o un altro ufficio statale.

Nello specifico delle banche, poi, di solito, c'è anche un'ulteriore critica esigenza: quella di controllare e gestire non solo un singolo sito, ma più filiali con tanti impianti, che, spesso, hanno una dotazione tecnologica molto diversificata perché, magari, installata in periodi di tempo anche lontani tra loro. E qui, proprio partendo dalla sicurezza, si potrebbe realizzare un'integrazione davvero completa. L'interconnessione tra i diversi sistemi e impianti già presenti (ad esempio, il TVCC e il controllo accessi…) si può allargare all'illuminazione e all'HVAC, per limitarsi alla soluzione forse più facile, in modo da garantire non solo una sicurezza a 360°, ma anche il monitoraggio dei consumi - che è, come abbiamo visto, un'esigenza ormai imperativa, anche per i più "ricchi". Il tutto, ovviamente, rimanda a un software operativo di gestione, la consolle di supervisione, che tenga la situazione perennemente sotto controllo, che consenta una programmazione oraria, il rilevamento delle temperature dell'ambiente o dell'esterno e che, quindi, attivi o disattivi gli impianti, per garantire non solo la sicurezza, ma anche il comfort a dipendenti e utenti con la massima flessibilità e scalabilità. Oggi, fra l'altro, esistono soluzioni che prevedono delle installazioni a basso impatto impiantistico mantenendo un livello alto di design per tutto quanto è "a vista" e senza bisogno di interrompere il servizio durante l'installazione: ormai, infatti, il "chiuso per lavori in corso", per ciò che riguarda l'integrazione di sistemi, può davvero essere un brutto ricordo.

Un aspetto basilare, nell'integrazione, è, però, non solo fornire un quadro chiaro dei dati e dei dispositivi in essere e, magari, anche del loro ciclo di vita, visto che è decisamente inutile che un qualsiasi sensore non funzioni solamente perché si è scaricata una batteria, ma anche la comunicazione, come già accennavamo. Gli allarmi devono essere, infatti, "visti" in tempo reale, perché l'intervento sia efficace, altrimenti, ci si scusino gli esempi banali, il rapinatore scappa con il bottino, anche se la telecamera lo riprende o il fatto che il gruppo elettrogeno non funziona si scopre soltanto in caso di black out. L'ultimo gradino da salire, quindi, in questa difficile scala che porta verso la piena integrazione, è l'interazione non solo con i dispositivi, ma con le persone. Proprio gli istituti di credito già hanno in essere accordi con le società di vigilanza. Sarebbe facile prima estendere la copertura dei servizi agli allarmi tecnologici, quindi fornire gli operatori di un dispositivo mobile di qualsiasi natura che "parla" con il sistema di gestione della banca e avvisa se succede qualcosa di anomalo. Le tecnologie sono già disponibili: ora basterebbe la buona volontà ma anche un'organizzazione – lavorativa e, prima di tutto, mentale – ben diversa, forse, soprattutto, da parte delle società di vigilanza.



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