di Pierdavide Scambi - Studio Scambi Vicenza
Tradito dal Gps, camionista di Bergamo finisce nel cortile di una scuola”...Quando progettare la sicurezza fisica di una scuola significa prevedere l’improbabile! Sarebbero bastati i dissuasori stradali ad evitare che un camion entrasse in un cortile scolastico quasi all’ora di uscita dei bambini (fortunatamente è stata evitata una tragedia gravissima!), ma spesso, la progettazione o l’adeguamento delle strutture educative passa per opere postume e non organiche.
Nel Comune di San Giuliano di Puglia, nel 2002, si scrisse una delle pagine più tristi del nostro paese. Durante una scossa tellurica, con epicentro localizzato tra Campobasso, Larino e l’Appennino Dauno, in provincia di Foggia, il solaio di copertura di parte dell’edificio scolastico “Francesco Jovine” crollò sulla parte inferiore. Sotto le macerie rimasero intrappolati 57 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli, provocando la morte di 27 bambini e di una maestra. Da allora si è capito che la sicurezza dei luoghi sensibili come le scuole, doveva passare da un’attenta valutazione della vulnerabilità sismica, ponendo l’attenzione sulle nuove tecnologie che consentono il monitoraggio strumentale all’interno di un edificio.
Monitoraggio strumentale
Ciò significa installare nella struttura un sistema, costituito da un certo numero di sensori, ovvero dispositivi in grado di misurare parametri fisici e ambientali, unità di archiviazione ed elaborazione dei dati e dagli elementi di trasmissione dei dati. Il concetto di sensoristica integrata degli edifici sensibili come scuole, ospedali e case di riposo, passa ormai interamente attraverso le tecnologie dell’IoT e dell’intelligenza artificiale, proteggendo la struttura mediante sensori sismici - di rilevamento incendio e fumi, controllo accessi, videosorveglianza con video analisi, senza escludere il monitoraggio dei rischi biologici e della qualità dell’aria.
Controllo accessi
Il controllo accessi, con rilevazione biometrica integrata alla temperatura, risulterebbe sicuramente fondamentale per aree come i campus universitari ad alta frequentazione, distinguendo i diversi privilegi:
1 - Accesso alle aule e ai laboratori
2 - Accesso a varchi esterni controllato in modo automatico o anche solo ad orari prestabiliti
3 - Accesso alle aree comuni (solo alcune specifiche persone e il personale di servizio può accedere a tutte le aree comuni)
4 - Accesso ai parcheggi consentito solo alle vetture dei docenti abilitati o studenti
5 - Locali tecnici: l’accesso è controllato e consentito solo ai manutentori preventivamente autorizzati
Digitalizzare gli accessi
Sono innumerevoli i casi trattati in tutto il mondo in cui squilibrati omicidi hanno sparato sugli studenti o sequestrato classi. Fortunatamente in Italia non vi è la libera circolazione delle armi da fuoco come negli Usa, ma l’accesso ai campus e alle università avviene (quando presenti!) attraverso guardiole obsolete con personale non avvezzo al controllo. Digitalizzare gli accessi (e i tragitti), permette di ripercorrere poi anche i contatti (per eventuali contagi), fornendo dati aggregati e facilmente disponibili.
Integrazione con videoanalisi
Inoltre, integrare il controllo accessi con la videoanalisi significa processare eventi che l’occhio umano non può percepire, per prevenire o ricostruire situazioni o, come più volte raccontato nei nostri interventi, adottare misure contro la pandemia molto efficaci. Ad esempio si possono conteggiare gli occupanti di un’area anche ai fini di un’evacuazione, monitorando al contempo le vie di fuga. Pensiamo poi ai danni contro il patrimonio scolastico, chi non ricorda i muri delle scuole imbrattati… ma chi ha mai quantificato il valore economico di tali azioni?
Qualità dell’aria
Progettare la sicurezza nelle scuole significa inoltre valutare anche la relazione tra qualità dell’aria e COVID-19; attualmente i misuratori di qualità dell’aria non sono in grado di rilevare la presenza di virus nell’ambiente, ma nascono per rilevare la presenza di inquinanti quali polveri sottili, CO2, VOCs, PM, muffe e altri patogeni. L’Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato una relazione tra gli inquinanti dell’aria che respiriamo e le infezioni da coronavirus. Nello specifico“l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie, particolarmente in soggetti vulnerabili, quali anziani e persone con patologie pregresse, condizioni che caratterizzano anche l’epidemia di COVID-19. Le ipotesi più accreditate indicano che un incremento nei livelli di PM rende il sistema respiratorio più suscettibile all’infezione e alle complicazioni della malattia da coronavirus“.
Sanificare l’aria
Si aggiunga che gli ambienti dovrebbero essere regolarmente protetti da COVID-19, grazie all’utilizzo di un sanificatore d’aria, poiché le particelle virali di coronavirus possono sopravvivere nell’aria anche per venti minuti all’interno di un locale chiuso e senza ricircolo d’aria. Per quanto riguarda la DAD, auspichiamo che possa ridurre temporaneamente la situazione dei contagi, augurandoci che molti dei nuovi fondi messi a disposizione dall’Europa servano per un adeguamento tecnologico delle strutture scolastiche che permettano maggiore sicurezza a protezione nostra e dei nostri figli.
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