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Antintrusione e Coronavirus, tra sfide e opportunità

15/07/2020

di Annalisa Coviello

Il MIT (prestigiosa università statunitense anche quest’anno al primo posto nel ranking degli atenei mondiali) asserisce, in uno studio recente, che dopo la pandemia nulla sarà più come prima. Di certo il COVID-19 ha cambiato assetti e scenari su scala globale e, nonostante gli sforzi dei Governi per supportare il mercato, la “ripartenza” ha lasciato ai blocchi troppi corridori. Ma ha anche offerto delle opportunità prima impensabili. Vediamo, in questo articolo, come se la cava il settore dell’antintrusione. 

In base ad una recente analisi di OMDIA Technology (The impact of Covid-19 on physical security markets), il virus ha provocato diverse conseguenze e, per contro, ha differenziato la domanda per numero e per tipologie di sistemi di sicurezza. Mentre i “grandi lavori” si sono, inevitabilmente, fermati e quindi ritardati, come tutti i cantieri, per ciò che riguarda i sistemi residenziali, se è vero che siamo stati tutti obbligati a restare a casa per lunghi periodi e quindi anche la richiesta di sicurezza in senso tradizionale è diminuita, è però altrettanto vero che la percezione di sicurezza delle mura domestiche è radicalmente cambiata.

La casa, hub di sicurezza 

L’abitazione, infatti, è diventata non solo il nido per proteggerci dal contagio, ma anche luogo di lavoro, scuola, palestra, cinema e via dicendo. E’ stato coniato pure un termine, shut-in economy, che identifica proprio tutti i nuovi servizi che ruotano intorno a quello che, in molti casi, prima dell’emergenza coronavirus, era solo il posto dove passavamo la notte. La connettività, ma anche l’attenzione ai consumi, al comfort e molti altri aspetti sono schizzati in primo piano, dando corpo ad un’esigenza reale di domotica.

Nuove esigenze di sicurezza

Le esigenze di tutelare la sicurezza personale e dei propri cari sono peraltro aumentate, in constante presenza, così come la necessità di difenderci dalle aggressioni non solo virali. Non è un caso che sempre più persone attivino i sistemi di allarme anche - anzi soprattutto - quando sono all’interno. Inoltre mentre tutti stavamo a casa, gli uffici, le fabbriche e in generale i luoghi di lavoro restavano deserti e non presidiati, quindi c’è stato un incremento di richieste di sistemi antintrusione. Che devono però, ora più che mai, rispondere a ben precise caratteristiche tecnologiche. 

Quale tecnologia

In primo luogo la tecnologia prescelta, visto che stiamo parlando di abitazioni o, comunque, di strutture di piccole dimensioni, è quella wireless, con capacità di controllo e manutenzione da remoto, visto che in certi periodi di quarantena non è stato possibile nemmeno per i tecnici recarsi sul posto. L’ultimissima novità è la tecnologia radar, che consente di misurare gli ingressi delle persone in una stanza, sia per il distanziamento sociale sia per il controllo accessi, e persino il monitoraggio dei battiti cardiaci e della temperatura, in modo da poter “bloccare” subito l’accesso ai casi “sospetti”. 

Intercomm alla riscossa

Un altro “must” del sistema antintrusione che ha avuto un incremento nel periodo di pandemia è stato il videocitofono: indispensabile per gestire una consegna di pacchi e spesa “al sicuro” in tutti i sensi, non solo sanitari, può diventare il vero trait d’union per integrare tutti i dispositivi di automazione e di gestione della sicurezza per la casa e per l’ufficio. Per limitarsi all’esempio più banale, è proprio dal videocitofono che si può decidere se far entrare o no una persona in un ambiente “protetto” e tramite lo stesso dispositivo, se opportunamente integrato con un sensore termico, anche misurare se una persona che arriva ha o meno la febbre.  E sempre dal videocitofono, con gli opportuni accorgimenti, possono partire anche i sistemi di igienizzazione e sanificazione “intelligenti”, i quali, a loro volta, possono svolgere agevolmente la funzione di antintrusione.

Fai-da-te e online

A causa della pandemia anche i canali di vendita sono cambiati: quelli tradizionali degli installatori professionisti sono infatti stati sostituiti dal fai-da-te e dal dettaglio on line. Mentre i ricavi vengono inevitabilmente spostati, a seconda di come ha girato il virus. Ad esempio la Cina è già in ripresa, l’Europa inizierà – si spera - a recuperare nel secondo semestre del 2020, gli Stati Uniti e l’America latina ancora più tardi (“seconda ondata” autunnale permettendo).

Integrazione

Intanto, però, anche l’antintrusione post COVID-19 dovrà cambiare pelle e inserirsi in un mercato sempre più integrato, in cui proprio l’IoT, l’intelligenza data ai singoli dispositivi, che riescono quindi a parlare tra loro, può assumere una valenza fondamentale. Perché quello che dicevamo per il videocitofono si applica su scala più grande ai sensori, alle videocamere e agli ormai indispensabili termoscanner.

Edifici aumentati

Si parla spesso, oggi, di “edifici aumentati”, quelli in cui, appunto, tutto si integra. E chissà se una delle conseguenze, in questo caso davvero positive, della pandemia non sarà proprio quella di essere tutti più “uniti”, non solo in senso morale e riferito alle persone, ma anche in senso fisico e riferito ai nostri dispositivi. Di sicuro una casa, un ufficio, una fabbrica interconnessi sono luoghi molto più piacevoli e sicuri in cui stare, indipendentemente dalle “chiusure forzate”. 

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