Le imprese finanziariamente più solide e quelle che hanno completato il processo di ristrutturazione hanno infatti attutito l'onda d'urto della recessione, consolidando il loro primato o riposizionandosi più favorevolmente sul mercato. A livello aggregato, il trend risultava quindi stabile nel 2008 in termini di fatturato ed occupazione, a scapito però degli istituti più piccoli e di quelli che hanno risentito in maggior modo delle restrizioni di accesso al credito. Da qui una diminuzione netta degli istituti in perdita, dal 49% del 2007 al 36% del 2008, in favore delle fasce più ricche che sono state in grado di assorbire le fuoriuscite in termini di personale e servizi. In particolare, la percentuale degli istituti con utili superiori ai 500 mila euro è raddoppiata (dal 2 al 4%) e conferma le aspettative di riduzione dei costi per i grandi istituti che si avvalgono dell'efficientamento delle centrali operative. Come e più degli anni precedenti, si è assistito inoltre ad un aumento della quota di mercato posseduta delle prime 50 aziende di settore, che nel 2008 hanno concentrato il 50% del fatturato complessivo - oltre 2,5 miliardi di euro. Un quadro allarmante per il 36% di istituti in perdita, dove oltre il 70% ha registrato un risultato negativo e un bilancio ulteriormente aggravato dalla tassa canaglia per eccellenza: l'IRAP. Il trend di crescita del fatturato è però stato "positivo" per il 34% delle imprese e "molto positivo" per il 37%, a testimoniare una domanda di sicurezza che non accenna a diminuire ed è coerente con i precedenti indicatori la percentuale di istituti in difficoltà (trend negativo – 29%). La veridicità dei dati presi in rassegna è tuttavia fortemente condizionata dalle voci di bilancio riguardanti debito ed attivo circolante. L'indebitamento medio dei singoli istituti è infatti aumentato del 9.96%, con numerosi istituti costretti a ricorrere per la prima volta alle banche. Indebitamento compensato solo in parte dalle voci di attivo circolante, diminuito in media dell'1%, per un rapporto credito/debito più che dimezzato nel giro di un solo anno. Questo, sicuramente, è il dato più significativo della crisi che avanza.
Il settore della vigilanza privata registra comunque un primato in termini di tassi di sopravvivenza delle imprese, di ben 14 punti superiore (82.3%) alla media nazionale nei 5 anni.
Luci e ombre, quindi, per un settore che non smette di sorprendere. Talvolta anche nel bene.
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