“Se vogliamo rendere i nostri ospedali più sicuri, senza per questo lasciare scoperte altre aree delle nostre città, abbiamo bisogno di ripensare i nostri servizi di vigilanza. Perché una cosa è certa: la coperta è corta, il personale delle Forze di Polizia è largamente insufficiente e togliere un agente dalla strada per trasferirlo in corsia o in pronto soccorso, rischia di spostare il problema e non di risolverlo. In quest’ottica una mano importante può arrivare dagli Istituti di Vigilanza privata dove operano professionisti già formati, le cui competenze possono essere ulteriormente consolidate e il loro raggio d’azione ampliato. Si tratterebbe di una cooperazione reale e concreta tra pubblico e privato per implementare la sicurezza di tutti”.
E' con queste parole che Alessandro Manfredini, presidente di Aipsa, l’Associazione nazionale dei Security manager, commenta le recenti aggressioni subite dal personale medico e infermieristico in molti ospedali italiani.
“Il caso degli ospedali insicuri è però solo la punta di un iceberg – aggiunge Manfredini -. Ciò che serve è un riordino complessivo delle forze di sicurezza sul territorio, con l’obiettivo ultimo di restituire ciascun reparto alle proprie competenze e responsabilità. Penso ad esempio all’Esercito, che qualcuno vorrebbe coinvolgere nella difesa di medici e infermieri. Si tratterebbe di un errore: i militari hanno il compito di proteggere lo Stato e i suoi confini da una minaccia esterna, da un nemico, non garantire l’ordine e la sicurezza pubblica. Ecco perché dovrebbero essere sollevati anche dal progetto Strade Sicure, anche in questo caso a beneficio della vigilanza privata”.
“Rafforzare la cooperazione pubblico privata sulla sicurezza – conclude il presidente - ci consentirà di liberare energie e risorse, migliorare i servizi e avviare un processo di formazione di un crescente numero di persone, attraverso un percorso virtuoso che dovrà tendere a raggiungere una effettiva sicurezza partecipata”.
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www.aipsa.it
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