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"Case green", approvata la direttiva europea

15/03/2024

Con 370 voti favorevoli, contro 199 e 46 astenuti, l'Assemblea plenaria del Parlamento europeo ha dato il via libera alla direttiva Ue sulle case green, che stabilisce nuove regole per le prestazioni energetiche nell'edilizia, con l'obiettivo di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore entro il 2030, raggiungendo quindi la neutralità climatica entro il 2050. Per la sua adozione definitiva, la direttiva dovrà essere approvata formalmente anche dal Consiglio Ue.

Il provvedimento è di grande importanza, in considerazione del fatto che gli edifici sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra nell'Ue, in base a una valutazione della Commissione europea. Nel dicembre del 2021, la Commissione stessa aveva presentato la sua proposta di revisione della direttiva sulle prestazioni energetiche nell'edilizia, come parte del pacchetto "Pronti per il 55%", dove la percentuale indicata si riferisce all'obiettivo vincolante di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2030, come tappa intermedia nella direzione della già citata neutralità climatica.

Energia solare in primo piano 

La direttiva prevede innanzitutto che gli edifici privati di nuova costruzione siano a emissioni zero, a partire dall'anno 2030. I nuovi edifici occupati dalle autorità pubbliche o di loro proprietà dovranno conseguire con due anni di anticipo questo obiettivo.

Per quanto riguarda gli edifici residenziali non di nuova costruzione, i Paesi membri dovranno adottare misure per garantire una riduzione dell'energia primaria media utilizzata (rispetto al 2020) di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035. Gli Stati membri saranno inoltre tenuti a ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali che hanno le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi nazionali di prestazione energetica da rispettare per tutto il settore dell'edilizia.

I Paesi membri dovranno assicurare, se fattibile sotto il profilo tecnico ed economico, che siano installati progressivamente impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in base alle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.

L'eliminazione dei combustibili fossili

Sarà inoltre responsabilità degli Stati membri spiegare come intendono predisporre misure vincolanti per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffreddamento, eliminando gradualmente entro il 2040 i combustibili fossili usati in questi sistemi. A partire dal 2025, non sarà consentita la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. Saranno ancora possibili, invece, gli incentivi finanziari per i sistemi di riscaldamento che usano una quantità significativa di energia rinnovabile, come quelli che combinano una caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

La nuova normativa non interesserà gli edifici agricoli e quelli storici. Gli Stati membri, inoltre, potranno decidere di escludere anche altri edifici protetti per il loro particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, le chiese e i luoghi di culto.

La situazione degli edifici in Italia

Stando alle stime dell’Associazione italiana dei costruttori edili (Ance), su 12 milioni di edifici residenziali oltre 9 milioni non risulterebbero idonei a rispettare le performance energetiche richieste. 

L'ultimo rapporto dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), evidenzia come circa il 75% degli immobili presenti nei comuni italiani sarebbe stato realizzato prima della Legge 10/1991, la norma che regola i consumi dell’energia negli edifici pubblici e privati. Sempre in base alle stime Enea, il 74% delle abitazioni italiane, pari a 11 milioni, apparterrebbero a classi energetiche inferiori alla D, nello specifico il 34% in G, 23,8% in F e 15,9% E.

(Fonte immagine: Adnkronos)

 



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