Top Italia è un’azienda storica che negli anni Settanta ha mosso i primi passi nel settore della sicurezza, iniziando nell’ambito dell’antifurto, per poi ampliare gli orizzonti ad altri segmenti. Oggi, la videosorveglianza rappresenta una porzione molto ampia dell’attività del gruppo, specializzato nell'importazione, da tutto il mondo, e nella distribuzione di prodotti e soluzioni security tra le più avanzate. Tra i suoi brand, ricordiamo il noto marchio Videostar, che Top Italia ha introdotto sul mercato italiano quattordici anni fa.
Abbiamo raccolto le riflessioni di Ivano Russo, direttore logistica di Top Italia, sull’evoluzione dell’azienda e sulle dinamiche che attraversano il comparto della sicurezza.
In principio, l’antintrusione, poi per Top Italia è arrivata la videosorveglianza e infine l’antincendio: a partire dagli anni ’70, una continua evoluzione ed espansione nel settore della sicurezza. Quali progetti per il futuro?
Il mondo della sicurezza sta evolvendo verso la convergenza, per quanto questi comparti fino a qualche anno fa sembrassero separati. In questa dimensione multimediale, dove praticamente tutto è a portata di click, anche noi cerchiamo di lavorare per l’integrazione di questi settori, quindi il progetto per l’immediato futuro è proprio questo, la convergenza tra i vari comparti.
Con quali nuovi progetti, prodotti e iniziative vi siete presentati alle ultime fiere del settore, e in particolare a Sicurezza?
Le novità che abbiamo presentato a portato in fiera, nel segmento della videosorveglianza, quello più spumeggiante del comparto, sono legate all’evoluzione delle telecamere nel settore analogico, dove fino ad oggi si registravano performance ridotte rispetto al mondo IP; pian piano questa differenza tra le due tecnologie si sta però assottigliando, al punto che abbiamo presentato un’evoluzione a 5 Megapixel nel mondo analogico, che fino a qualche anno fa sarebbe stata impensabile.
Cresciamo anche nel campo dell’IP, dove abbiamo presentato soluzioni con telecamere fisheye, ad ampio spettro e con una risoluzione molto alta, ed evoluzioni a 12 Megapixel; anche nell’IP la tendenza del resto è aumentare la definizione.
La domanda di analogico è ancora presente, ma in che misura?
Sulla base della nostra esperienza, questa richiesta è ancora pressante nel mercato; ogni anno, conduciamo indagini statistiche pensando che dovrebbe diminuire... e invece continua a mantenersi su livelli alti, addirittura quasi un buon 60% contro il 40% dell’IP. È strano a dirsi, ma siamo ancora a queste proporzioni.
Siete soddisfatti dei risultati ottenuti nell’anno che si è appena concluso?
Fondamentalmente sì, anche se un’azienda come la nostra aspira sempre a crescere. Abbiamo partecipato a Sicurezza proprio con la convinzione che questo evento ci avrebbe permesso di imprimere una spinta maggiore alla crescita. Nel primo semestre dell’anno scorso abbiamo registrato una contrazione, ma successivamente abbiamo rilevato un cambiamento di tendenza, che ci induce a ritenere che il 2018 sarà un anno sostanzialmente diverso.
Tra i vari segmenti in cui operate, quali sono, in Italia, quelli più dinamici, a suo avviso, e come cambieranno, nei prossimi anni? Quali le tecnologie che avranno un effetto dirompente nel settore security?
Fra i segmenti, il più dinamico è sicuramente quello della videosorveglianza, mentre l’antintrusione, pur consolidando la propria posizione, non registra la stessa crescita a doppia cifra. Per quello che riguarda le tecnologie, mi aspetto un effetto dirompente nel settore IP, tecnologico per suo DNA, perché sta diventando sempre più a portata dell’uomo comune, mentre prima era forse patrimonio degli informatici o di chi avesse competenze specifiche. Invece, per ciò che riguarda l’analogico, che qualcuno dava per spacciato, come ho già sottolineato, non si rileva soltanto la tendenza alla maggiore definizione (fino ai 5 megapixel e, per il 2018, si parla di 4K anche per l’analogico); sono evidenti anche altri cambiamenti a livello tecnologico, come per esempio l’introduzione dell’analisi video in contesti analogici, quando invece l’analisi video, per sua natura, appartiene al mondo IP.
Avete in cantiere qualche iniziativa, di taglio formativo o commerciale, per gli installatori?
Iniziative di natura marketing, ma soprattutto formativo perché il vero business dipende dalle training session che svolgiamo con gli installatori: se non li formiamo e non li aggiorniamo, chi può portare in campo le tecnologie? Abbiamo dedicato tante energie ad organizzare road show in tutto il territorio italiano, sessioni formative volte ad informare e a formare gli installatori, per aiutarli a entrare nel mondo della sicurezza.
Tra gli installatori, qual è l’atteggiamento nei confronti delle nuove tecnologie come realtà virtuale, intelligenza artificiale, cloud?
Noto una reazione duplice: da un lato tanto interesse, anche tra coloro che fino a ieri non si confrontavano con queste tecnologie; dall’altro, una forma di diffidenza (tale per cui l’analogico è preferito talvolta all’IP) nell’abbracciare il nuovo, nell’entrare in un mondo che non fa parte del loro DNA. È vero che sono richieste delle spiccate competenze informatiche, ma se non si sana questo gap si rischia, nel medio e nel lungo periodo, di rimanere tagliati fuori da un contesto di business importantissimo.
Il consiglio per colmare questo gap?
Quello di studiare, informarsi, formarsi, perché solo così si può rimanere al passo con i tempi e mantenersi sul mercato. Ormai è l’utente finale, diventato spigliato con le tecnologie, a richiedere espressamente all’installatore questa o quella tecnologia, così come l’analisi video, le telecamere fish eye e via di seguito, e se non sei preparato, sei tagliato fuori
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