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Interviste

Fare associazione ai tempi del default - Prima risolviamo i problemi elementari

La parola a Franco Dischi, Presidente di Assosicurezza - Associazione Nazionale Costruttori e Distributori di Sistemi di Sicurezza

15/03/2012

Default, spread, rating, uscita dall'eurozona, delegittimazione, de-europeizzazione, depauperamento. Parole che fanno ormai parte del lessico comune, assieme al leit motiv "finiremo come la Grecia". In uno scenario di grande incertezza, che ruolo deve assumere l'associazionismo di categoria? E soprattutto: in un clima di generale disgregamento, le associazioni riusciranno a rafforzare la propria capacità di tutela del comparto sicurezza? Riusciranno ad irrobustire la propria forza e rappresentanza e a fare lobbying sul decisore politico? Riusciranno a guidare le imprese nel difficile percorso richiesto dalle trasformazioni e dalle oscillazioni che il mercato sta subendo?

Cosa vuole dire fare associazionismo nel comparto sicurezza in una congiuntura così complessa?

Al di là del comparto sicurezza, fare associazionismo oggi non è facile. Anche le associazioni che operano nei settori adiacenti a quelli della sicurezza, come il BMS, soffrono i nostri stessi mali. Quando si vive un'economia più bloccata che stagnante, dove le imprese non riescono a fare impresa perché sono continuamente ostacolate e i ventilati aiuti sono promesse non mantenute, anche le associazioni del comparto sicurezza - che è trasversale a tutte le attività - non riescono a dare soluzioni o linee guida. Questo perché tutti i soci soffrono nello stesso modo e degli stessi mali. Per far sì che l'associazionismo possa riprendere vigore, bisogna primariamente risolvere i problemi elementari per le aziende, che sono quelli di farsi corrispondere il dovuto dalla pubblica amministrazione e dai clienti privati. Una volta scongiurato il rischio sopravvivenza, si potranno pensare delle strategie di crescita e di aumento qualitativo dei servizi di sicurezza. La necessità di aggregarsi per fare meglio e di più è particolarmente sentita nei periodi di congiuntura sfavorevole, però manca il tempo e mancano le risorse – ancorché minime - da impiegare in qualche iniziativa comune.

Quali sono gli obiettivi di Assosicurezza a sostegno del comparto per il 2012?

Non essendoci grande visibilità sul mercato domestico, ed essendo Assosicurezza condotta con spirito imprenditoriale, abbiamo già messo in atto tutta una serie di iniziative in collaborazione con la Compagnia delle Opere (C.O. Export). Molte aziende italiane, piccole e medie, si sono attivate, sotto la regia dell'associazione, per definire i mercati di interesse e valutare quali azioni condurre in modo prioritario per penetrare tali mercati. Il supporto di C.O. Export è stato fondamentale per redigere un progetto che avrà un importante finanziamento dalla Regione Lombardia, poiché la ricaduta dell'iniziativa va oltre gli associati Assosicurezza. Nei paesi individuati si partirà con l'organizzazione di una fiera di settore e poi, a seguire, con una serie di attività che accompagneranno le aziende nella presa di contatto con le realtà locali. Tutto il processo sarà gestito utilizzando la struttura di C.O. Export presente in loco. Una simile iniziativa ha al momento (e certamente per qualche anno ancora, visti i tempi) carattere di unicità per la percentuale altissima di contributo da parte della Regione. I soci interessati si sono subito mossi facendo fronte unico per portare avanti il progetto con la massima tempestività, segno che le aziende – benché piccole – quando hanno le idee chiare, sono capaci di grandi progetti.

Ad IP Security Forum (Bari 27/10/2011) si è tenuto un "tavolo interassociativo di comparto" dal quale è scaturito un piano programmatico: costituire tavoli di larghe intese su temi di interesse generale. Qual è la posizione di Assosicurezza?

In merito al tavolo associativo di comparto non possiamo che essere più che favorevoli. Apprezziamo anche l'idea di trovarci solo quando c'è qualcosa da discutere, in modo che alla fine degli incontri si torni a casa con in mano qualcosa di concreto, evitando di ripetere gli errori del passato, dove si chiacchierava di principi senza partorire qualcosa di tangibile.

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