mercoledì, 24 aprile 2024

Articoli

Gioiellerie: dove il professionista può fare la differenza

23/09/2021

di Giovanni Villarosa - Laureato in Scienze dell’Intelligence e della Sicurezza, esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, CSO e DPO,Vice Presidente di SECURTEC

Per tutti i professionisti della security le attività di vendita di preziosi rappresentano una categoria commerciale, per tipologia e valore della merce esposta, che evidenzia uno dei rischi tra i più alti in assoluto. Il progettato di un sistema di sicurezza all’interno di una gioielleria deve essere sempre certificato e conforme al massimo livello e grado di rischio 4, livello previsto dalle attuali normative. Ogni professionista, consultando la norma CEI 79-3:2012 sugli impianti di allarme intrusione e rapina (I&HAS), troverà, al suo interno, tutte le classificazioni di tali sistemi definiti già nelle normative CEI EN 50131-1 e dalla 50131-7. 

La progettazione di un impianto di sicurezza conforme alla norma partirà dunque dalla definizione delle aree critiche da proteggere, dal livello di prestazione che dovrà essere garantito già in fase di progetto, per concludersi con la scelta della componentistica che costituirà l’intero sistema, valutazione che andrà operata secondo quei criteri di funzionalità e prestazioni coerenti all’analisi del rischio, o corrispondente alla classe ambientale caratterizzante il luogo dell’installazione.

Architettura funzionale 

Tuttavia il professionista dovrà concentrarsi anche sulla corretta architettura funzionale dei locali, separando elettronicamente le aree da tutelare, dividendo quelle aperte al pubblico da quelle riservate e strettamente legate all’attività; più in generale, si devono compartimentare i locali in zone ben definite, in funzione della loro esposizione e vulnerabilità al rischio (furto, rapina, taccheggio, etc), con lo scopo di avere aree sempre protette dai sensori, e zone neutre (attivabili solo nei periodi di chiusura) per il normale svolgimento delle operazioni commerciali.

Occhio alla vetrina

Sappiamo bene come uno dei punti perimetrali più critici di queste attività è certamente quello rappresentato dalle vetrine espositive, superfici esposte direttamente al pubblico, che vanno protette da sistemi sempre attivi (sensori piezo, sismici, etc), ben dimensionati e correttamente installati sulle protezioni passive esistenti (vetri blindati, serramenti di sicurezza, etc), in modo da evitare inutili falsi allarmi, che degraderebbero la credibilità del sistema stesso. Nella fattispecie, vanno considerati anche altri elementi da proteggere (serrande, porte corazzate, bussole di sicurezza, pavimenti, etc), che rappresentano un secondo anello di protezione sempre di tipo attivo, ma in questo caso appartenente ad una partizione operativa solo ad attività commerciale chiusa al pubblico. 

Pulsanti e sensori

Resta sempre una best practice intramontabile l’installazione di una serie di pulsanti antirapina e antipanico, che permettano l’invio di un allarme silenzioso presso le sale operative delle forze dell’ordine o della vigilanza privata. Inoltre un professionista deve sempre suggerire alla committenza la sostituzione delle serrature meccaniche che proteggono l’apertura delle vetrine espositive con chiavi digitali a codice numerico, in modo da scongiurare ogni tentativo di apertura con destrezza. 

Anelli concentrici

Altra considerazione importante: la sensoristica di protezione installata sui mezzi forti (casseforti, armadi blindati, etc) deve essere funzionalmente separata dal sistema di allarme principale e associata ad una partizione esclusiva, essendo segnali da gestire separatamente e con un differente livello di security. Una misurata protezione volumetrica interna unisce poi tutti gli anelli concentrici fin qui descritti, come un efficace quanto efficiente sistema di videosorveglianza (per un’ampia descrizione rimandiamo a secsolution magazine 13/2021, ndR).

Nebbiogeni

In ultimo parliamo della protezione mediante l’uso dei dispositivi nebbiogeni, perché la sicurezza offerta da questo innovativo sistema è davvero imparagonabile, se rapportata ad un semplice sistema con allarme acustico; tuttavia, per garantire tale efficacia il nebbiogeno andrà utilizzato in conformità alle istruzioni del produttore, e alle prescrizioni normative contenute nella  CEI EN 50131-8 (dispositivi nebbiogeni per la sicurezza).

Fare la differenza

Ricapitolando: grado 4 di sicurezza per un impianto antintrusione e rapina, attenta analisi dei rischi e del contesto ambientale, corretta progettazione, impeccabile installazione riscontrata da verbale di collaudo finale, piano periodico di verifica e manutenzione, il tutto seguendo l’obbligatorietà della certificazione finale degli impianti al DM 37/08, come pure il codice civile, il codice penale e il codice del consumo (molto netti sulle responsabilità del professionista inadempiente alla regola dell’arte che realizzi impianti con incompetenza o superficialità).



Tutti gli articoli