giovedì, 25 aprile 2024

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Per fare una smart city ci vuole una smart home

30/06/2021

di Giovanni Villarosa - Esperto di Sicurezza Fisica per Infrastrutture, CSO e DPO, Vice Presidente di SECURTEC

L’argomento Smart City riflette la crescita demografica dei centri urbani: una rilevazione statistica delle Nazioni Unite datata 1950 ci ricorda che solo il 30% della popolazione mondiale viveva nelle città, mentre nuove proiezioni ci dicono che entro il 2050 si arriverà al 70%. Altro dato interessante: si passerà dalle attuali 31 megalopoli del pianeta, alle 43 del prossimo 2030. Un quadro che mette in risalto quanto la trasformazione digitale delle città sia una tematica importante e non più rinviabile, considerazione che occupa un ruolo predominante nella società, tanto nell’opinione pubblica quanto nel dibattito politico. Basti pensare alla politica degli stanziamenti sul tema che Unione europea ha messo in atto, stanziando oltre 450 miliardi di euro per finanziare progetti legati allo sviluppo delle smart cities. Ora spetterà dunque ai singoli Enti locali individuare programmi di sviluppo e strategie di business che possano stimolare l’accesso a tali fondi di investimento. Ma cos’è realmente una smart city? 

Possiamo definirla fondamentalmente come una infrastruttura composta da più sistemi, più o meno complessi, dove i processi nevralgici e vitali vengono rivisti, ridefiniti, con lo scopo primario di migliorare la vivibilità degli spazi da parte dei cittadini, secondo presupposti di benessere e di ottimizzazione dei servizi pubblici, producendo quella innovazione digitale che avrà concrete ricadute sul territorio, ma soprattutto, ne sarà il reale volàno dello sviluppo sociale ed economico. Una città può essere infatti intelligente solo quando determinati assi primari della sua governance, come la sua amministrazione, l’economia, i trasporti, la mobilità, l’energia, l’ambiente, la cittadinanza, risultino un insieme di elementi integralmente smart. 

Smart e critica

Su questo punto, ricordo ancora le parole del Dr Joseph Bruno, Commissioner Office of Emergency Management di New York city, ascoltate durante un convegno sul tema presso la camera dei deputati nel marzo 2014: illustrando il suo progetto di NY smart city, Bruno poneva la “Grande Mela” come city a livello di un’infrastruttura critica (IC), per via della sua complessità sistemica e fortemente smart. Commentando il suo progetto, applicato peraltro in uno scenario urbano articolato e dal contesto multiforme come NY, sottolineava più volte come il giusto approccio da seguire fosse proprio quello di considerare un city system come quel complesso infrastrutturale fortemente eterogeneo, per l’appunto critico, evidenziando tra le altre cose, un altro particolare aspetto: la necessità di mettere in campo una partnership tra pubblico e privato, tramite una sostanziale azione sinergica vantaggiosa al raggiungimento delle finalità progettuali.

Cambiamenti radicali

Dunque, parlando di Città Intelligenti, parliamo di cambiamenti radicali che le città dovranno fronteggiare per trasformare il loro “stato dell’arte” nello “state of the art” che contraddistingue le compiute smart city, ovvero: il più alto livello di sviluppo tecnologico con la massima integrazione sistemica possibile, ed energeticamente autosufficiente. Smart grid, smart homes, smart buildings, smart mobility, smart security, industrial automation, tutto dovrà essere più efficiente e confortevole, user friendly, accessibile a tutti: una società digitale, oltre a migliorare la vita quotidiana con una serie di utili automazioni, deve ridurre i consumi energetici e l’impatto ambientale. Ma non si realizzerà mai una funzionale smart city senza una concreta smart home...

Si parte dalla smart home

Ed è proprio iniziando dalle abitazioni private che si realizzerà un vero ecosistema digitale urbano, grazie alle tecnologie dell’Internet of Things (IoT) e dell’Artificial Intelligence (AI); dunque, solo con la concreta interconnessione degli edifici si potranno realizzare quei progetti di trasformazione dei nostri spazi urbanizzati in veri ambienti intelligenti, perché solo a queste condizioni tutti i dati raccolti nelle singole abitazioni, interagenti tra loro grazie alle tecnologie IoT, porteranno i benefici attesi su larga scala, con l’obiettivo successivo di ottimizzare una singola smart home in una funzionale smart community

1,3 mld di dispositivi connessi

Studi di settore ci raccontano come nel medio termine avremo circa 1,3 miliardi di dispositivi connessi all’interno delle aree urbanizzate: TVCC, sensori di misura dell’inquinamento, IoT indossabili, illuminazione smart ecosostenibile, sistemi di gestione del traffico e per l’automazione dei parcheggi, trasporti e mobilità intelligente. Tutto ciò farà si che gli spazi urbani diventeranno ambienti sempre più integrati dalla digitalizzazione, altamente fruibili, con risvolti positivi sulla qualità della vita. Ebbene, tutte queste complesse interazioni intelligenti significano, fondamentalmente, la creazione di infrastrutture digitali, come le reti wireless, connessioni ultra veloci 5G, lo sviluppo di complesse strutture pubbliche interagenti, dove tutti i devices connessi si scambieranno on time le informazioni, generando una considerevole quantità di Big Data che supporteranno, in tempo reale, servizi pubblici (mobilità, scuola, sanità, turismo, servizi pubblici, fiscalità, etc) più evoluti, permettendo agli enti locali una gestione sempre più efficace e funzionale, a tutto vantaggio della crescita del cittadino smart, il cardine centrale della digital society.

Security (e safety) first

Ma nessuna comunità può essere intelligente, se non garantisce ai suoi abitanti il diritto alla sicurezza; ecco perché una città attenta ai bisogni e alla tranquillità dei suoi cittadini deve essere protetta da un efficace sistema di sicurezza integrata, inserito però in una strategica pianificazione urbanistica. Ma c’è un’altra peculiarità da tenere nella giusta considerazione, quella giocata dal ruolo della sicurezza safety-emergency, argomento che assume una funzione di assoluta importanza nel predisporre efficaci piani di emergenza comunali, resi operativi da una efficiente organizzazione di protezione civile. Insomma, una metropoli intelligente è certamente più sicura, con un tasso minore di criminalità, perché più partecipata e inclusiva: questo grazie alla tecnologia, capace di abbattere le distanze che fino ad oggi dividevano la pubblica amministrazione dalla cittadinanza. 



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