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Smart Home: il Covid traina l’intelligenza domestica

17/03/2021

di Annalisa Coviello

Sono diventate - e purtroppo continuano per molti a essere - scuole, uffici, cinema, ristoranti, bar, palestre. Le nostre case, durante la pandemia da Covid-19, sono state al centro della nostra vita come non era mai successo prima, forse nemmeno in tempo di guerra.  Rappresentano gli unici posti “sicuri” e, proprio per garantire questa sicurezza, oltre ovviamente al comfort (perché, visto che già stiamo male per tutto quello che c’è fuori, non occorre certo aggiungere quello che è dentro), il mercato della Smart Home ha registrato delle oscillazioni (in generale positive) legate al coronavirus. 

Partiamo dai “conti della serva”: dato che i consumatori non spendono più, o spendono meno soldi, per viaggiare, mangiare nei ristoranti o tutte le altre forme di intrattenimento, è intuitivo che il “surplus”, poco o tanto che sia, può essere speso per i progetti “domestici”. Questo discorso vale in particolare per tutti quei sistemi interattivi che possono fornire il valore aggiunto della sicurezza, della comodità e del comfort di una casa. 

Per gli anziani

Pensiamo, per esempio, agli anziani, la categoria più colpita dal virus, sia dal punto di vista fisico sia psicologico. Finora, la famosa “teleassistenza” si è basata solo sulle risposte alle situazioni di emergenza. Ma i sistemi di smart home davvero connessi possono monitorare e fornire assistenza a distanza, senza necessità di essere in loco, sempre e dovunque. Il che vuol dire non solo intervenire per dare aiuto, ma gestire, ad esempio, delle facili soluzioni di videochiamata, controllare gli accessi alla casa dell’anziano dal proprio dispositivo mobile, organizzare la spesa o il rifornimento di medicinali in sicurezza e da remoto. Certo, il virtuale, soprattutto per i nostri anziani, non potrà mai equivalere al reale, ma sicuramente meglio di niente e di certo è peggio essere esposti al rischio di contagio. 

Qualità e risparmio 

In ogni modo, visto che restare a casa è diventata la nuova normalità, e che le esigenze sono comunque mutate, le aziende della smart home si stanno orientando a espandere il loro portfolio prodotti, anche oltre le soluzioni più tradizionali. Ad esempio, dei veri “must” sono diventate la necessità della gestione energetica, l’illuminazione che segue i ritmi circadiani, per un maggiore benessere, e la ricerca della qualità dell’aria. Meglio se insieme e integrate e integrabili con altri sistemi, ovviamente…

Effetto Covid

Una recente ricerca di Parks Associates (https://www.parksassociates.com/events/connections-summit/media/cs-2021-pr2) ha notato che un terzo (il 33%) dei proprietari di dispositivi intelligenti di smart home ha incrementato l’utilizzo degli stessi durante la pandemia. 

Lo studio si riferisce nello specifico alla realtà americana, ma mai come in questo caso ogni lockdown è simile così come il comportamento delle persone che si trovano bloccate in casa. In testa alla classifica, ovviamente, le serrature intelligenti, perché bisogna essere al sicuro non solo dal contagio. Seguono, come si vede nel grafico, le videocamere all-in-one, i rilevatori di fumo e/o anidride carbonica, i videocitofoni smart e via dicendo. Sebbene il coronavirus non possa essere filtrato da un sistema HVAC, per quanto esso sia intelligente, non c’è dubbio che con la pandemia le persone si siano sempre più concentrando sulla qualità dell’aria interna (IAQ) e su come creare e mantenere un ambiente sano per i propri cari.

Interfacce di controllo

Il problema maggiore, forse, potrebbe essere quello delle interfacce di controllo. Ma in questo mercato i grandi colossi (Amazon e Google, per fare un solo esempio…) la fanno da padroni con i loro dispositivi che, in fondo, sono una specie di altoparlante interattivo di sicuro molto “smart”. Anche perché una delle principali esigenze è quella di avere dispositivi che, se non proprio “DIY” (do it yourself – fai da te), siamo comunque molto agevoli da installare e da mantenere, visto che, con tutte le cautele che si mettono in campo per evitare il contagio, di certo non si vuole far venire in casa un estraneo, ad esempio, per aggiungere il controllo delle luci o del clima.

Videocitofonia smart

Certo, molti dispositivi del cosiddetto “fai da te” non arrivano a garantire gli elevati livelli di sicurezza che sono loro necessari per essere veramente “smart”. E questo si verifica anche in certi mercati verticali della home automation che sembrerebbero più “assestati”. Ad esempio, fra i dispositivi più diffusi, in quest’epoca di acquisti on line e di asporto, sono sicuramente i videocitofoni intelligenti. 

Ne abbiamo già parlato in merito all’assistenza agli anziani: ormai, questi sistemi sono diventati un vero e proprio “must”, perché si possono facilmente integrare con il controllo accessi e, ancora, con l’illuminazione e quant’altro. 

Occhio alla cyber

Peccato che, proprio di recente, sono stati scoperti degli hacker che riescono ad accedere a password e reti wi-fi “private” per usi fraudolenti e che, per questo motivo, i produttori di soluzioni di videocitofonia siano dovuti correre subito ai ripari, con algoritmi di crittografia sempre più perfezionati per proteggere dalle intrusioni non solo fisiche, ma anche virtuali, le case dei loro clienti. 

A me le mani

E, già che stiamo parlando di accessi indesiderati, abbiamo visto che al top dei dispositivi per la smart home si trovano le serrature intelligenti.  Di solito, ci si riferisce con questo termine a sistemi di apertura e chiusura che non necessitano di chiavi tradizionali. Ma saranno ancora più intelligenti se, grazie all’IoT, il “cervello”, cioè, all’interno dello stesso oggetto fisico, potranno essere comandate dalla voce (tramite le stazioni audio più diffuse sul mercato) o dallo smartphone. Veramente, in questo modo, non c’è nemmeno bisogno di usare le mani….

Giù gli allarmi

Un settore che, invece, ha risentito in maniera negativa delle conseguenze della pandemia è quello del monitoraggio degli allarmi residenziali. Peraltro, era comprensibile: stando tutti più tempo a casa, era logico che venisse meno l’esigenza di controllare cosa succede nella propria abitazione quando una persona è via, vuoi per svago vuoi per lavoro. In ogni modo, gli esperti ritengono che questo trend negativo sia di breve durata…anche perché, ormai, il monitoraggio viene presentato nelle soluzioni più “olistiche” di smart home insieme con altri sistemi che possono essere più appetibili, almeno per il momento attuale. 

E se le spedizioni di dispositivi per la casa intelligente nel secondo trimestre del 2020 hanno subito un calo del 7,2% rispetto allo scorso anno, secondo i dati di IDC per il mercato EMEA, la battuta d’arresto si annuncia però temporanea. 

Futuro più roseo

I numeri, secondo gli analisti, sono infatti destinati a crescere e le cosiddette “killer application” si annunciano essere la smart tv, che comprende display, ma anche i nuovi contenuti per la Hybrid Broadcast Broadband TV, che integra il digitale terrestre, il satellitare, il via cavo, l’IPTV  e, ovviamente, la rete, i più volte citati smart speakers e i sistemi di illuminazione di nuova generazione. 

Si ipotizza che, nel 2024, il mercato della smart home supererà Ie 200 milioni di unità, con una crescita (CAGR) del 16.19% per il quadriennio 2020–2024. Non resta, quindi, che aspettare, per avere le nostre case non solo più sicure, ma, veramente, più intelligenti.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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