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Cloud storage: vantaggi, limiti e opportunità

02/10/2020

di Annalisa Coviello

Mettere i dati sul cloud? L’idea ad alcuni fa ancora un po’ paura, perché nulla, nell’immaginario comune, è effimero e passeggero come una nuvola. Per fortuna nella pratica il “cloud storage”, come si definisce tecnicamente, è sicuro, vantaggioso e in continua espansione. 

Vediamo in primo luogo che cosa si intende con questo termine: un “pacchetto completo” che, di solito, include i software e tutti gli annessi e connessi per gestire e conservare i dati in un ambiente virtuale. Ormai la necessità di archiviazione di dati spesso di grandi dimensioni (i cosiddetti “big data”: si pensi, per fare un solo esempio, ai video HD, ma anche ai dati, di sicuro più piccoli ma sempre “tanti”, dei log delle temperature per i sistemi di energy management) si registra in tutti i mercati verticali: banche, amministrazione pubblica, industria, telecomunicazione, retail e via dicendo, e così sono nati diversi ambienti cloud, che possono essere privati, pubblici o ibridi. Tutte le aziende della telecomunicazione forniscono ormai servizi di cloud storage, così come i grandi marchi dell’IT e anche i colossi della grande distribuzione.

Un po’ di numeri

Secondo un’analisi di Research and Markets le dimensioni del mercato del cloud storage sono state valutate in 46,12 miliardi di dollari nel 2019 e si prevede che raggiungeranno i 222,25 miliardi di dollari entro il 2027, crescendo con un CAGR del 21,9% fino al 2027.

Ancora più positivi i dati di Synergy Research Group, che si occupa nello specifico di IT e cloud: la stima di questo analista (vedi grafici nel documento pdf), che comprende anche i data center, riporta un CAGR del 29% già nel 2021.

Più e meno

Secondo gli analisti, il mercato del cloud storage subisce due spinte contrapposte. 

Dal lato “meno” si annovera la mancanza di infrastrutture IT in grado di supportare l’archiviazione dei dati in molti Paesi del mondo e, nello stesso tempo, il problema della sicurezza legato al fatto che, comunque, dati anche molto “sensibili” vengono collocati in un “altrove” difficilmente tangibile. Dal lato “più” c’è però l’aumento continuo della domanda di storage a basso costo. Si stima così che, complice anche l’evoluzione tecnologica e l’adozione di questo strumento di archiviazione non solo da parte dai “grandi”, ma anche delle PMI di tutto il mondo, la bilancia virerà decisamente verso numeri più che positivi. 

Vantaggi

I vantaggi di questa tecnologia sono noti: il cloud storage migliora e semplifica le operazioni in azienda e consente la scalabilità dell’archiviazione, con costi minimi. Per scendere nel particolare delle singole soluzioni che possono trarre vantaggio dal cloud storage, di sicuro c’è il controllo accessi. Tempi di installazione più rapidi, aggiornamenti automatici del software, flessibilità, mobilità e, anche se sembra bizzarro, maggiore sicurezza informatica grazie a tecnologie di protezione sempre più sofisticate, sono solo alcune delle ragioni che possono spingere “sulle nuvole”. 

Sicurezza Cyber 

Abbiamo accennato alla cybersecurity, che poteva essere una delle principali remore per l’adozione del cloud storage. E’ intuitivo che i dati, sensibili o meno, devono essere sempre protetti e non possono cadere nelle mani di hacker. Nell’IoT, si parla da tempo di “cyber resilience”, la resilienza informatica. Abbiamo, nostro malgrado, imparato questo termine durante la pandemia di coronavirus: in psicologia, la resilienza è la capacità di resistere di fronte agli eventi negativi. Lo stesso concetto si applica al settore della sicurezza informatica: il sistema deve essere messo in grado di reagire, tramite opportuni accorgimenti tecnologici che, in determinati Paesi, stanno diventando dei veri e propri standard, di fronte a eventuali attacchi di hacker, cercando, nello stesso tempo, di assicurarsi che non ci siano, per così dire, “falle” da cui sia possibile penetrare nei dati aziendali. 

Videosorveglianza

Ma la cosiddetta “killer application” per il cloud storage resta, senza alcun dubbio, la videosorveglianza. Perché la tecnologia che fornisce maggiore larghezza di banda e, nel contempo, le telecamere che registrano video di altissima qualità e raccolgono, quindi, una massa incredibile di dati, hanno senz’altro bisogno di un posto dove conservarli. Inoltre, negli ultimi anni, si è diffuso il cosiddetto VAaaS, acronimo che identifica proprio l’analisi dei dati basata sul cloud come servizio, che consente di utilizzare i video archiviati non solo per ragioni di sicurezza e legali, ma anche per analisi “intelligenti” su misura che esaminano, ad esempio, il conteggio delle persone, la gestione dei flussi, l’indicizzazione degli oggetti, il rilevamento delle intrusioni e il riconoscimento della targhe. 

Tanti skill

Fra l’altro, oggi gli integratori possono servirsi di soluzioni sempre più scalabili, che possono essere tarate per dieci telecamere così come per migliaia di dispositivi. Inoltre, l’utilizzo dell’hardware è ridotto al minimo, consentendo di ottenere un sistema a basso costo e con ottime performance. Anche la manutenzione e gli aggiornamenti software, di solito, vengono svolti direttamente dal provider del servizio di cloud storage.

Soluzioni ibride

La vera novità consiste nelle cosiddette “soluzioni ibride”, che utilizzano ad esempio l’hardware locale per la gestione e la registrazione a breve termine, mentre quella a lungo termine viene archiviata in remoto. Fra l’altro, in questa architettura, anche i NVR on site sono memorizzati sul cloud, a garanzia che nulla vada perso. Insomma: i nostri dati, ormai, sulle nuvole possono starci in tutta sicurezza.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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