martedì, 23 aprile 2024

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Lavorare sul percepito per cogliere nuove opportunità

24/07/2020

Intervista a Giulio Iucci Presidente di ANIE Sicurezza - Intervista a cura di Ilaria Garaffoni

Come si presenta, per il mercato italiano della sicurezza, la fase che stiamo vivendo oggi (che denomineremo “fase 3” per convenzione, ma che invero assume i contorni di più fasi insieme)? Come si profila il futuro? Quali lezioni ci ha insegnato il Covid-19? Quali opportunità può offrire? L’abbiamo chiesto a Giulio Iucci, Presidente di ANIE Sicurezza, Associazione che sotto l’egida di Federazione ANIE - Confindustria, raggruppa i principali operatori del settore della sicurezza antincendio, antintrusione, TVCC, controllo accessi e building automation in Italia.

Ci siamo sentiti in piena fase 1 e ci risentiamo all’avvio della fase 3: cosa è cambiato nel settore? Come procede la tanto attesa ripartenza?

Una premessa. Ritengo che il percepito di questa crisi abbia portato con sé – e tuttora mostri – risvolti forse ancora più forti dell’emergenza stessa. La narrazione del virus, al netto di ogni considerazione sulla gestione mediatica della stessa, ha generato nella fase 1 l’immediata paralisi di molti progetti e lo slittamento di diversi budget direttamente al 2021. L’istinto di protezione, rispetto ad un futuro dai contorni più che mai incerti, ha fatto sì che molte aziende del nostro comparto fossero costrette per mesi a svolgere le sole manutenzioni urgenti. Stop ai progetti, stop agli investimenti. Oggi, al risveglio collettivo della ripartenza, la politica è chiamata ad agire in maniera più incisiva sul percepito. Bene le proposte di liquidità messe in campo, ma alle imprese serve procurare reddito e fatturato. Ciò accadrà solo se il cliente finale percepirà che ci si sta avviando verso una risoluzione della crisi; diversamente misure come il Decreto Liquidità porteranno solo nuovo indebitamento. 

Cosa ha insegnato il Covid19 al comparto sicurezza?

Il Covid ha mostrato il potenziale e abilitato molte tecnologie che sulla carta erano già abilitate (termoscanner, sistemi di comunicazione, app, sistemi di prossimità), ma che non decollavano per varie ragioni: dal timore dell’ostacolo privacy, ad una certa resistenza dello stesso canale. Inoltre il Covid ha fatto sì che concetti del nostro quotidiano lavorativo – come rischio, crisi, emergenza, procedure, prevenzione, processi – appartengano oggi ad un lessico collettivo e di massa. Il che significa che in questo contesto noi siamo gli interlocutori di riferimento. E se sino ad oggi la sicurezza poteva essere vissuta come un costo di difficile rappresentazione e giustificazione, oggi si ha ben chiaro il costo della non sicurezza: è un prezzo salatissimo e l’hanno pagato 60 milioni di Italiani. Il momento per argomentare il senso di un investimento in prevenzione e sicurezza è quindi oggi. La domanda però è: quanto durerà? Riusciremo a farlo diventare un sentiment strutturato e non una reazione all’evento? La sensibilità verso temi quali professionalità, certificazioni, qualità, oggi vissute come garanzie di sicurezza, potrà diventare un new normal? Io credo di sì, se sapremo qualificare adeguatamente le nostre figure professionali.

Che ruolo possono svolgere in questo senso le Associazioni?

Promuovere sempre di più la managerialità (che si è mostrata decisiva nell’emergenza), sostenere le “contaminazioni” già in atto con settori diversi (IT, Building, IoT, progettazione) e dimostrare che il nemico è comune e va combattuto dal comparto sicurezza in una logica di filiera. Un’altra lezione che ci ha insegnato questa crisi è infatti che possiamo fare squadra e che dobbiamo farlo se vogliamo uscirne. Con soddisfazione, posso dire che la filiera si è compattata con il comune obiettivo di difendere il settore e il fatturato. Stiamo mettendo a fattor comune domande e risposte, stiamo disegnando prassi virtuose, stiamo comunicando – grazie al digitale – con più snellezza e velocità: il dialogo tra e con i soci non è mai stato così attivo. ANIE Sicurezza intensificherà sempre più le relazioni con i decisori e con l’utenza finale: le interlocuzioni con Confindustria, il Governo e con le principali Associazioni di Mercato lo testimoniano. 

In Cinese la parola crisi è composta da due caratteri: uno significa pericolo e l’altro opportunità. La bilancia del Covid-19 pende a favore del pericolo o dell’opportunità?

Credo siamo tutti ancora troppo emotivamente coinvolti per valutarne cinicamente la sola opportunità. La domanda vera però è: perché dovremmo trarre opportunità dalla crisi e non da un nuovo modello di pensiero che ci è stato agevolato dalla crisi? Perché non strutturare questo modello di pensiero per uscire dall’emergenza e costruire una cultura della sicurezza del lungo periodo? Non dimentichiamo la lezione dell’evoluzionismo: “non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento” (Charles Darwin).



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