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DDL concretezza vs. assenteismo: la biometria sbarca nella PA

07/10/2019

di Federico Leone - Owner BIOMETHICS™

“Il DDL concretezza, approvato a giugno 2019, introduce un’importante innovazione per contrastare l’assenteismo nella Pubblica Amministrazione: l’art. 2 stabilisce che ”ai fini della verifica dell’osservanza dell’orario di lavoro, è possibile fare uso di “sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi, in sostituzione dei diversi sistemi di rilevazione automatica attualmente in uso”, nel rispetto dei princìpi di proporzionalità, non eccedenza e gradualità sanciti dall’art. 5, par. 1, let. c) del regolamento UE 2016/679, e del principio di proporzionalità di cui all’art. 52 della Carta dei diritti fondamentali UE.

Ad ottobre 2018 il Garante per la Protezione dei Dati Personali aveva dato parere favorevole, ricordando però che tra le parole “videosorveglianza” e “biometria” avrebbe preferito l’uso della “o” e non della “e”, evidenziando il principio di proporzionalità in questo ambito della PA. In sostanza, il Garante avrebbe voluto un’introduzione più graduale e progressiva nell’uso di tecnologie per sostituire il c.d. “cartellino” personale e non cedibile nella PA (“ed è proprio sul “non cedibile” che purtroppo in passato si è posta la questione che con questa legge si intende risolvere). Ma analizziamo alcune parole chiave del nuovo testo di legge.

Verifica biometrica dell’identità

Il riconoscimento biometrico è un utilizzo dell’informatica e della tecnologia che consente di identificare una persona in base ad alcune sue caratteristiche principali, fisiologiche e/o di comportamento. Tale tecnologia è basata su un sistema hardware capace di acquisire dati, il quale viene integrato con un software che, per il tramite di algoritmi, analizza i dati e ricostruisce l’identità di una persona, consentendo dunque di riconoscerla o identificarla rispetto ad una massa indistinta di individui. È, quindi, una metodologia particolarmente “identificante”, molto più penetrante e inequivocabile rispetto ad una “strong autentication”. Appare chiara, pertanto, la differenza con i classici sistemi di riconoscimento basati su ID utente e password: con questi ultimi si sa solo che una persona possiede le informazioni per accedere ad un servizio o un’app, senza definire chi sia la persona che “sta usando” tali informazioni. La biometria consente invece di stabilire l’identità e l’unicità di una persona. 

Videosorveglianza

Una tecnologia ampiamente conosciuta, regolata da un provvedimento del Garante del 2010 (non molto recente), che regola l’utilizzo di telecamere che visualizzano e/o registrano immagini in movimento. All’interno della PA la categoria di lavoratori esclusi da questa riforma riguarda solo il personale docente nelle scuole di qualsiasi ordine e grado, eccezione fatta per i dirigenti scolastici.

Cosa prende in esame la biometria? 

Essa utilizza e riconosce le caratteristiche fisiologiche dell’essere umano: impronte digitali, altezza, peso, colore e dimensione dell’iride, retina, sagoma della mano e delle vene, forma dell’orecchio, fisionomia del volto. La biometria riconosce anche le caratteristiche comportamentali, quali l’impronta vocale, la scrittura, lo stile di battitura sulla tastiera, i movimenti del corpo, lo stile e la camminata. Questi dati sono “altamente identificanti” e per natura caratterizzati da relativa immutabilità. Poco dopo l’impronta digitale sono cresciuti notevolmente i sistemi di riconoscimento biometrico basati sulla scansione dell’iride. Attualmente sono probabilmente ritenuti i più affidabili sia per la verifica di una identità sia per l’identificazione di una persona, perché l’acquisizione della rappresentazione dettagliata della porzione colorata dell’occhio dà come esito un codice univoco per ogni singolo individuo e ne consente quindi il riconoscimento.

Calcolare l’invecchiamento

Esistono oggi telecamere capaci di riconoscere una persona anche se ha cambiato il proprio look o addirittura se è invecchiata/cresciuta/ingrassata/dimagrita: alcune telecamere con riconoscimento biometrico non solo riconoscono infatti un volto, ma ne calcolano l’invecchiamento e riconoscono un viso dopo svariati anni di distanza dal primo tracciamento, anche se con barba e/o pettinatura diversa, occhiali, make up, cappello, tatuaggi, etc.

In conclusione

Questa riforma proietta la PA in uno scenario di modernizzazione dei sistemi di identificazione delle persone, aprendo opportunità e sviluppi ulteriori che favoriscono una maggiore usabilità e vanno oltre il controllo delle presenze, permettendo ad esempio di integrarsi con soluzioni di sicurezza fisica più avanzate e poco invasive. Apre inoltre nuove opportunità per solution provider e aziende di tecnologia, consulenti e formatori, professionisti quali avvocati e consulenti del lavoro. Infine, la riforma si inserisce in un progetto più ampio di ricambio generazionale per la forza lavoro nella PA, creando migliaia di nuovi posti di lavoro per giovani per natura meno ostili alla tecnologia. Questa linea è quindi a mio avviso da plaudire, se gestita correttamente nei confronti dei lavoratori e di quelli che verranno assunti.


maggiori informazioni su:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01113453.pdf



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