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Discoteche: serve una riforma

24/09/2019

di Giovanni Villarosa - Senior Security Manager, CSO e DPO, Vice Presidente di SECURTEC

La sicurezza nelle discoteche è un argomento ancora “caldo” dopo l’ultima tragedia (in ordine temporale) di Corinaldo, nell’Anconetano, consumatasi nel locale “Lanterna Azzurra”, dove hanno perso la vita 5 minorenni e una mamma di 39 anni durante l’esibizione di un concerto rap. Ancora una volta in tutta Italia ci si interroga sulla questione “Sicurezza discoteche”, e sempre dopo l’ennesima tragedia, che sembra ormai una costante! Perché? La risposta appare scontata: pochi controlli verso una normativa di per sé confusa, oltre che scarsamente applicata.

In Italia vige il T.U.L.P.S. dal 1931, che àncora la Pubblica Sicurezza in capo alle forze dell’ordine: Polizia di Stato, Carabinieri e Guardia di Finanza. E questo va bene per limitare eventuali abusi di potere di operatori privati, ma a patto di capire bene una volta per tutte cosa intendiamo per sicurezza all’interno dei locali da ballo: è la sola safety? In questo caso basterebbe applicare, in maniera netta e severa, le normative su capienza, impiantistica e certificazione antincendio. Se invece si intende operare una preventiva operazione di security per filtrare un certo tipo di clientela, allora agli addetti ai servizi di controllo (Legge 94/2009 e DM 06/10/2009) dovrebbe essere consentito di operare oltre certe anacronistiche limitazioni, tuttora imposte per evitare abusi di potere! 

Filtri “fisici”

Questi limiti creano un pericoloso svantaggio nell’intervenire in situazioni di emergenza proprio agli operatori (cd. buttafuori), perché consci del rischio giuridico personale a cui sono esposti. Eppure un preventivo filtro della clientela effettuato dal doorselector, professionalmente preparato,  generalmente evita i 2/3 dei rischi su possibili problemi all’interno della discoteca. Però per la legge non è possibile impedire l’ingresso di un cliente in un pubblico esercizio senza possedere le pubbliche funzioni, il cui esercizio illegale configura peraltro un reato penale (violenza privata, minacce, lesioni, etc).

Filtri “meccanici”

Paradossalmente, in Italia non esiste una pratica codificata nell’uso del metal detector all’ingresso delle discoteche, non avendo gli operatori della security privata alcun titolo di pubblica sicurezza, motivo per il quale non possono né perquisire né chiedere i documenti nemmeno ai clienti che mostrino comportamenti inopportuni, o che mettano potenzialmente a rischio la sicurezza dei locali. Si tratta di una falla di sistema che soltanto la politica può risolvere, prevedendo una normativa che consenta maggiori poteri di controllo agli operatori certificati posti alla sicurezza dei locali pubblici.

Accordi quadro

In verità è stato fatto un timido passo iniziale: parliamo dell’accordo quadro nazionale sottoscritto a giugno 2016 dal Ministro dell’interno e dalle associazioni di categoria, un documento a garanzia della sicurezza nelle discoteche e nei locali di pubblico intrattenimento sottoscritto a livello nazionale. A livello territoriale vengono elaborati/sottoscritti specifici protocolli d’intesa: documenti regolatori tra le Prefetture (con gli articolati uffici territoriali di polizia) ed i rappresentanti locali delle associazioni di categoria. Fermo restando in capo ai gestori l’obbligo di rispettare le norme su capienza, aerazione, vie di fuga e impianti tecnologici (antincendio ed evac, elettrico, antintrusione e TVCC), l’intesa identifica le buone prassi da adottare in caso di pericolo, emergenze e situazioni sospette.

Le buone prassi

L’accordo quadro ipotizza queste misure:
• telecamere di videosorveglianza in esterno ed interno con possibilità di monitoraggio costante delle immagini da una sala operativa;
• utilizzo di metal detector;
• impiego di un numero adeguato di operatori ai servizi di controllo;
• collaborazione con le forze dell’ordine con segnalazione tempestiva delle situazioni di illegalità o di pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico;
• accesso negato ai clienti potenzialmente pericolosi;
• impegno da parte di almeno un operatore ai servizi di vigilanza di frequentare un corso di primo intervento sanitario alla Croce Rossa o simili;
• corsi di formazione per la prevenzione dell’uso di droghe ed abuso di alcool da parte di minori;
• adozione di un codice di condotta per i frequentatori delle discoteche da affiggere all’ingresso dei locali. 

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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