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Videosorveglianza urbana: città sicure, intelligenti, vivibili

01/03/2019

della Redazione

Che si tratti di grandi metropoli o di centri di piccole dimensioni, le città chiedono oggi sempre più sicurezza. Per questo gli amministratori investono in tecnologie all’avanguardia per garantire un ambiente più vivibile e sereno ai propri cittadini - che sono poi, particolare non secondario, anche i loro elettori. E sono sempre più sensibili a queste tematiche. 

Se si parla di sicurezza, non si può prescindere dalla videosorveglianza urbana: già da tempo, le abbiamo sotto gli occhi, le telecamere fanno parte del nostro arredo urbano: agli incroci, nelle zone strategiche come gli stadi, ma anche i palazzi uffici più sensibili, così come le piazze più frequentate e, ovviamente, le strade principali. Oggi, però, una o tante telecamere stand alone non possono dire molto agli operatori della sicurezza urbana: vedono, è vero, ma le immagini, soprattutto se sono tante quante quelle di un sistema che deve coprire una città o parte di essa, si possono confondere e, quindi, diventano poco utilizzabili. 

Città smart

Ecco perché la videosorveglianza urbana non può più prescindere dalle piattaforme di analitica, che consentono a una città di diventare davvero “smart” e che supportano egregiamente le esigenze di prevenzione così come di indagine. Per limitarsi a un esempio, l’analitica più avanzata consente di discriminare i colori dei vestiti e, quindi, di cercare più facilmente un bambino smarrito che indossa un giaccone rosso o un rapinatore con una tuta grigia. Lo stesso sistema si può applicare al colore delle auto, semplificando di molto il lavoro delle forze dell’ordine. E non solo: la tecnologia consente il riconoscimento facciale, il che vuol dire inserire nel database una foto del soggetto da rintracciare e poter filtrare tutti i video in base a quella specifica immagine. La videoanalisi avanzata permette anche di ottimizzare le operazioni di gestione traffico o eventi speciali come partite di calcio o concerti, gestendo i volumi del traffico ed emettendo i permessi di parcheggio nelle zone interessate, indirizzando in tempo reale chi non è autorizzato o non trova posto in aree alternative. 

Analisi dei pixel per avere informazioni utili e precise

L’analisi video si  fa sempre più intelligente. Come? Tramite un’accurata indagine sui pixel che arrivano dalle telecamere, estraendo da essi le informazioni realmente utili. In pratica, quella che è definita come “classificazione video” determina con esattezza la tipologia di target: uomo, animale, macchina o camion, e le informazioni che provengono dai pixel vengono catalogate per capire se c’è una situazione di allarme o no.  In questo modo si eliminano i falsi allarmi, si filtrano gli eventi e, aspetto fondamentale, non c’è bisogno di un occhio umano, con tutti i suoi limiti, per esaminare qualsiasi tipo di evento: l’operatore interviene solo quando il sistema ha già selezionato e riconosciuto una potenziale situazione di allarme. Se l’intelligenza poi diventa anche geospaziale, cioè dotata di localizzazione, è possibile aggiungere target come la posizione, le dimensioni e la velocità, consentendo così di visualizzare gli eventi, tipo un’intrusione, su una mappa su cui si individuano i sensori della videocamera e la posizione degli oggetti o persone sospetti.

Telecamere contro i “furbetti dei rifiuti”

In genere si pensa alla videosorveglianza urbana come prevenzione o analisi dei reati e come gestione del traffico. Ma i dispositivi che servono a questi scopi possono essere utilizzati anche per risolvere un problema presente in quasi tutte le nostre città, che riguarda igiene e decoro - aspetti imprescindibili di una smart city - e, soprattutto, possibili infiltrazioni criminali. Parliamo dell’abbandono indiscriminato dei rifiuti. In questo caso occorrono dispositivi con ottima visione notturna, che consentano una regolazione flessibile dell’angolo di visione e che vengono di solito posizionate (o meglio nascoste) nelle zone che sono diventate delle discariche non autorizzate. Tramite i sensori incorporati, la telecamera è in grado di vedere la persona che entra in quell’area e di allertare l’operatore in tempo reale. Di solito queste telecamere sono dotate di robuste tecnologie antimanomissione, visto che i furbetti dei rifiuti sono spesso collegati a pericolose organizzazioni mafiose o criminali, che sanno perfettamente sabotare un sistema di sicurezza.

Le linee guida UNI per le buone pratiche operative

Tutti gli operatori destinati a confrontarsi con le tematiche emergenti della sicurezza urbana, tra telecamere e smart city, ora possono disporre di una prassi di riferimento certificata. Ma per la regolamentazione strategica della delicata materia è sempre più necessaria la presenza di una nuova figura professionale che dovrà agevolare la gestione dei progetti tra normativa, privacy, consulenti, ingegneri, progettisti e tutti gli organi deputati alla gestione della sicurezza pubblica e privata. Lo hanno evidenziato le linee guida dell’Ente Italiano di Normazione presentate al pubblico a Milano il 26 novembre 2018 presso la sede dell’Uni. L’interessante documento, elaborato con la collaborazione della Fondazione dell’ordine degli ingegneri di Milano, raccoglie prescrizioni e buone pratiche condivise per sostenere la progettazione di modelli applicativi in materia di sicurezza urbana. La progettazione strategica preliminare risulta però necessaria fin dalle prime fasi di qualsiasi valutazione tecnica in materia di sicurezza urbana, specificano innanzitutto le linee guida. Ma la complessità della materia è tale da rendere impalpabile un obiettivo strategico senza una ricognizione complessiva dei fattori che intervengono. Per questo motivo, sia che si voglia intraprendere un progetto di città sostenibile, di smart city, di arredo urbano o di implementazione tecnologica della città, risulterà utile effettuare una valutazione preliminare di concreto impatto sulla sicurezza urbana dei progetti tecnici in cantiere. Ma questa analisi comporta il possesso di specifiche competenze trasversali anche in materia sociologica, urbanistica e di polizia. Si potrebbe dunque prevedere, prosegue la nota, la nascita di una nuova figura professionale che potrà definirsi come il coordinatore della sicurezza urbana in fase di progettazione. In pratica un esperto multidisciplinare in grado di accompagnare tutti gli attori interessati alla gestione delle complesse fasi della progettazione tecnica tra i meandri della burocrazia e le legittime aspettative del territorio in termini di maggiore sicurezza dei centri abitati. 

Monitoraggio urbano e privacy

IIl parere n. 30246/2016 del Garante della privacy, edito da tempo ma reso noto solo di recente, risponde ai quesiti del Comune di Olgiate Olona sulla possibilità di visionare anche i filmati ripresi da privati cittadini. Il Garante è chiaro: la polizia locale (dello stato e carabinieri) può visionare in esclusiva ogni filmato ripreso dalle telecamere installate dal Comune per tutelare ordine e incolumità delle persone (leggi: sicurezza urbana) e lo stesso vale per le telecamere private, che possono essere indirizzate anche verso aree pubbliche, previo accordo con l’amministrazione comunale.  Si ricorda peraltro che, unendo i sistemi di videosorveglianza privata a quelli comunali, il privato ha diritto a sgravi fiscali.

Finalmente chiarezza

Prima di questo parere mancavano indicazioni aggiornate alla riforma europea della privacy, quindi il trattamento dei dati personali a mezzo monitoraggio urbano si riteneva sottoposto al GDPR per le attività di sicurezza cittadina, e sottoposto invece alla direttiva UE 2016/680 per le sole attività di ordine pubblico e sicurezza. Lato polizia locale, questo comportava evidenti complessità burocratiche, che oggi sono superate. Secondo il Garante, infatti, la sicurezza urbana va intesa, secondo la Consulta, “come tutela della sicurezza pubblica, intesa come attività di prevenzione e repressione dei reati, con esclusione delle funzioni di polizia amministrativa. Pertanto il trattamento potrà essere effettuato solo da agenti di polizia locale che abbiano la qualifica di agente di pubblica sicurezza”. Poiché il trattamento dei dati personali è destinato alla tutela della sicurezza e dell’ordine pubblico, i Comuni potranno avere un uso esclusivo alla polizia locale e allo stato dei propri sistemi di videosorveglianza.

Comuni assegnatari dei benefici: al Nord si delinque di più?

Analizzando la graduatoria delle richieste di finanziamento avanzate dai Comuni si osserva che:

• la media della richieste di finanziamento dei Comuni è di 128.108,06 € 

• 32,40% è la quota di finanziamento medio messo in campo dai Comuni

• 106 Comuni eseguiranno un affidamento diretto fino a 40.000 €

• 263 Comuni eseguiranno una procedura negoziata da 40.001 € fino a 221.000 €

• 60 Comuni metteranno in campo una procedura aperta oltre i 221.001,00 €

• 81 Comuni sono caratterizzati da un’incidenza di delittuosità “elevatissima”, 47 dei quali sono situati al Nord (12 Comuni in provincia di Asti e solo due in provincia di Napoli...sic!)

•  152 Comuni sono caratterizzati da un’incidenza di delittuosità “molto elevata”, 104 dei quali sono situati al Nord (21 in provincia di Asti e due in provincia di Avellino...sic!)

• 107 Comuni sono caratterizzati da un’incidenza di delittuosità “elevata”, 76 dei quali sono situati al Nord (16 in provincia di Asti e uno in provincia di Catania...sic!)

Dunque si delinque più al Nord? O forse l’algoritmo di valutazione dei finanziamenti privilegia i Comuni che mettono a disposizione una quota maggiore di co-finanziamento, ed in genere al Nord le Amministrazioni dispongono di maggiori risorse?

Sicurezza urbana: ruolo delle Associazioni di categoria

Viviamo in un momento storico in cui la percezione dell’essere sicuri trova grandi spazi mediatici e forte risonanza nel quotidiano. Citando l’introduzione della Prassi di Riferimento UNI sulla Sicurezza Urbana, “la sicurezza urbana contribuisce a creare un ambiente favorevole alla crescita economica nel quale possono essere assicurati servizi efficaci e nel quale si creano i presupposti per la riduzione della povertà e dell’esclusione sociale.” 

Il ruolo delle associazioni di categoria, che coincide con una delle nostre priorità, è quello di attestarsi come “facilitatore tecnologico” nei confronti di chi ha il dovere istituzionale di proteggere beni e persone, e la necessità di farlo con il supporto di uomini e tecnologie. Noi ci siamo, e ci crediamo.

Giulio Iucci, Presidente ANIE Sicurezza

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