sabato, 27 aprile 2024

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Casa sicura secondo la norma

18/09/2018

di Pierdavide Scambi - Studio Scambi Vicenza www.studioscambi.com

Fin dagli anni ‘60 un’antropologa americana, Jane Jacobs, concepì la teoria della “community policing”, considerato il primo studio sull’influenza della progettazione urbana sulla sicurezza delle città. La studiosa asseriva che la difesa dal disordine sociale viene attuata, anche inconsapevolmente, dalla rete dei controlli spontanei e naturali, dalle norme tacite di comportamento condivise e garantite con l’esempio virtuoso, dalla segnalazione effettuata dai cittadini stessi di un determinato territorio, dalla cura e mantenimento, dal potenziamento o il ripristino del senso di appartenenza alla comunità e di identificazione con il proprio quartiere/città che fa sì che gli abitanti condividano un costante controllo informale sul territorio. L’approccio estetico e funzionale del quartiere determinano la vivibilità dello stesso e il punto di arrivo di una serie di programmi e azioni volti a ricreare il senso di coesione sociale, di appartenenza alla comunità e di identificazione con il territorio nel quale non solo si risiede, ma si vive. Lo studio della Jacobs, rielaborato da altri progettisti quali Oscar Newman, ha costituito la base di un programma di Prevenzione del Crimine attraverso il Design Urbano.

Per meglio dire: non esiste una casa insicura se come primo elemento il mio vicino, percependo qualche anomalia dall’esterno attraverso segnali acustici o visivi, può dare l’allarme in caso di necessità. Questa modalità si oppone nettamente al concetto abituale residenziale italiano, che vede la delimitazione dello spazio fisico eseguito con alte siepi, recinzioni e blindature, rispetto alla sorveglianza naturale determinata nel tipico quartiere americano, dove dal vialetto di casa scorgo senza barriera l’immobile adiacente. Ma vediamo le procedure per un’esperta progettazione che esula dalle componenti tecniche, come nel caso dei criteri per un’illuminazione efficace a instaurare il senso di sicurezza.

ILLUMINAZIONE

E’ noto come zone buie costituiscono delle ottime occasioni per le aggressioni. E’ necessario evitare tali situazioni dotando le aree perimetrali degli ingressi e gli accessi abitativi di un grado di illuminazione il più possibile diffusa, eventualmente anche molto bassa, ma con la possibilità di essere implementata al passaggio di persone tramite accensioni regolate da rilevatori di presenze. Importantissima è anche l’illuminazione dei vialetti pedonali che, nelle zone poco frequentate, potrebbero anch’essi essere illuminati con pulsante a richiesta o da fotocellule per evitare lo spreco energetico. Facciamo un esempio: il rientro a casa in ore serali e notturne è spesso un momento pericoloso; la ricerca delle chiavi e il gesto fisico di aprire il portone di ingresso rendono le persone più vulnerabili in quanto riducono la capacità di percezione del rischio. Una buona illuminazione dei portoni di ingresso può costituire sia un aiuto per chi deve entrare, sia un buon deterrente per i malviventi - che con la luce si esporrebbero alla vista dei passanti.

VEDERE BENE

Creare una buona visuale permette poi di avere il controllo sull’ambiente circostante e di identificare possibili pericoli. Si possono suggerire alcuni accorgimenti di buon senso: elevare barriere protettive e ringhiere che non impediscano la visione, evitare angoli pronunciati o, se ciò non è possibile, provvedere ad installare specchi convessi che favoriscano la visualizzazione dello scenario, evitare di porre accessi rientranti tra due muri, eliminare le barriere visuali (muretti, staccionate ecc.). I luoghi a maggior rischio sono sicuramente gli androni, le scale, i parcheggi, gli atri di ingresso, passaggi e corridoi troppo lunghi, luoghi nascosti da siepi e cespugli, interrati.

ANALISI DEL RISCHIO

Inoltre per la valutazione dell’Analisi del Rischio sulla sicurezza architettonica dell’ambiente residenziale si dovrà sicuramente valutare l’area da proteggere, e in particolare: • se l’immobile è isolato o vicino ad altri • se l’immobile è posizionato in una via privata distante da strade ad alto scorrimento • se l’area è soggetta a lunghi periodi di nebbia • quale tipo di porte di accesso e serrature sono state installate • che numero e tipologia di finestre, balconi, terrazzi e tipo di tapparelle o gelosie sono state utilizzate • in quale piano è ubicato il sito da proteggere.

SISTEMI DI SICUREZZA

Dal punto di vista funzionale, gli elementi per una progettazione residenziale sicura non prescindono dall’interazione uomo/macchina, intesa come integrazione di sistemi quali antintrusione, videosorveglianza, dissuasori ecc. Nella sicurezza “elettronica”, per la valutazione di apparecchiature di allarme (antintrusione), si deve fare riferimento alla Norma CEI EN 50131 “Sistemi di allarme – Sistemi di allarme intrusione e rapina”, che descrive i quattro gradi di sicurezza da considerare nella scelta delle apparecchiature, e la Norma CEI 79-03 “Impianti antieffrazione, antintrusione, antifurto e antiaggressione. Norme particolari per gli impianti antieffrazione e antintrusione”, che descrive i quattro livelli di prestazione dell’impianto di allarme intrusione e rapina.

GRADI DI SICUREZZA

- Grado 1 rischio basso - Si prevede che gli intrusi o i rapinatori abbiano una scarsa conoscenza degli impianti di sicurezza e dispongano di una limitata gamma di attrezzi facilmente reperibili.

- Grado 2 rischio medio-basso - Si prevede che gli intrusi abbiano una scarsa conoscenza degli impianti di sicurezza ma utilizzino una gamma generica di utensili e strumenti portatili (es. tester, grimaldelli)

- Grado 3 rischio medio-alto - Si prevede che gli intrusi o i rapinatori abbiano una discreta conoscenza degli impianti di sicurezza e dispongano di una gamma completa di strumenti e di- apparecchi elettronici portatili.

- Grado 4 rischio alto - Viene attribuito quando la sicurezza ha la precedenza su tutti gli altri fattori. Si prevede che gli intrusi o i rapinatori abbiano le capacità e le risorse per pianificare in dettaglio un’intrusione o una rapina e che dispongano di una gamma completa di attrezzature, compresi i mezzi di sostituzione dei componenti di un impianto antintrusione.

LIVELLI DI PRESTAZIONE

Il livello di prestazione dell’impianto può essere determinato utilizzando il metodo tabellare oppure con il metodo matematico. I metodi sono considerati equivalenti ma presentano caratteristiche diverse: a) il metodo tabellare è concettualmente più semplice da comprendere, ma può risultare eccessivamente rigido in impianti complessi o di grandi dimensioni; b) il metodo matematico permette, grazie all’applicazione di formule matematiche che tengono in considerazione il grado di sicurezza dei componenti e il fattore di merito e coefficiente d’impenetrabilità, di compensare eventuali lacune di una protezione con l’efficienza di un’altra. Il livello di prestazione minimo affinché l’impianto realizzato possa essere dichiarato conforme alla Norma CEI 79-3 è il primo. Qualora il calcolo del sottoinsieme (ai fini della determinazione del livello di prestazione, gli impianti di allarme intrusione e rapina si considerano composti dai tre sottoinsiemi) dia come risultato un valore inferiore al primo, il sottoinsieme - e quindi l’intero impianto - sono considerati non classificabili e conseguentemente non conformi ai requisiti normativi.    



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