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ONVIF: 10 anni di interoperabilità e già si guarda al futuro

13/09/2018

dela Redazione

Dieci anni di attività: tempo di bilanci per ONVIF, che ha rapidamente vinto la battaglia della standardizzazione contro PSIA per diventare in pochissimi anni protagonista indiscusso dello sviluppo dell’industria della sicurezza IP. Un compleanno che ha meritato una round table di confronto tra alcuni boss del comparto di area produzione e integrazione: Dahua, Costain, Johnson Controls, Anixter e IndigoVision.

Qual è stato l’impatto maggiore di ONVIF negli ultimi 10 anni? Aver eliminato il caos nel delicato passaggio dall’analogico al digitale, risponde Tim Shen (Dahua) senza indugi: se oggi il mercato della videosorveglianza parla un linguaggio comune, che consente agli integratori di sistemi e agli utenti finali di sfruttare i veri benefici portati dalla tecnologia IP, si deve moltissimo ad ONVIF.

E poi la libertà di scegliere il dispositivo più adatto alle necessità del momento: un vantaggio non da poco, che aggiunge vero valore all’investimento dell’utente finale, aggiunge Geoff Hoyle (Costain). Tecnicamente, questo si chiama interoperabilità. Un punto di partenza che la logica dei Profili ONVIF ha raccolto per dare nuovo impulso allo sviluppo industriale dei prodotti di sicurezza. Il risultato è un diverso approccio nelle stesse aspettative dei clienti, che oggi si attendono – o meglio pretendono - che le telecamere di un fornitore siano in grado di lavorare con il software di qualsiasi altro fornitore.

DIECI ANNI DI BENEFICI

Lato produzione, il vantaggio è evidente: i prodotti diventano “plug and play”. In questo modo chi produce anche solo un certo dispositivo può comunque lavorare con diversi partner VMS attraverso i Profili ONVIF ed ampliare quindi il proprio bacino di utenza senza poderosi investimenti in ricerca e sviluppo. Per chi già vende VMS, con ONVIF è peraltro molto più semplice ed economico aggiungere dispositivi ai sistemi. E in generale la standardizzazione permette di innovare in modo da differenziare la proposta, consentendo ai produttori di concentrare i propri sforzi progettuali sull’aggiunta di reale valore per l’utilizzatore finale.

NELLA SFERA DI CRISTALLO

In dieci anni ONVIF si è sviluppata in maniera impressionante, trainando con sé un mercato spesso riluttante alle innovazioni disruptive come l’avvento dell’IP in un comparto tradizionalista come al sicurezza. E tra altri 10 anni, cosa diventerà ONVIF? Per alcuni guiderà gli standard sull’IoT rivolgendosi anche ad un mercato consumer, per altri intreccerà sinergie e legami con altre industrie (quindi con altri mercati), entrando a far parte di un gruppo di standardizzazione di ben più vasto potenziale. Chi guarda più vicino, ritiene che ONVIF conquisterà una crescente influenza sulle specifiche in tema di sicurezza e privacy, aggiungendo nuovi strumenti per garantire la riservatezza dei dati nelle proprie specifiche. Comunque sia, tra dieci anni ONVIF sarà completamente diversa da come la conosciamo oggi: la velocità dell’innovazione è talmente elevata che non possiamo nemmeno immaginare i prodotti di sicurezza che ci saranno tra 10 anni. Ma una cosa è certa: per il successo di qualunque prodotto e servizio del futuro, un’interoperabilità sicura resta fondamentale. E quindi, da dove occorre partire?

SERVE STANDARDIZZAZIONE?

In alcune aree c’è molto bisogno di standard e lì dovrebbe guardare l’ONVIF del presente e del futuro. Nelle connessioni tra diversi segmenti dello stesso comparto, Secondo Peter Ainsworth (Johnsons Control), ossia tra i sensori di video, controlli accessi e intrusione e i rispettivi controllori: se questi aspetti venissero standardizzati rapidamente, si ridurrebbero i prezzi delle soluzioni, si contrarrebbe il tempo di installazione e ci si guadagnerebbe parecchio in interoperabilità. Per un integratore come Costain, sarebbe invece interessante riunire i dispositivi gestiti dal profilo A, così come i dispositivi coperti nei profili S e T, nella specifica VSS. Bob Dolan (Anixter) guarda invece all’immediato: occorre insistere sul mercato del controllo degli accessi, che è ancora piuttosto refrattario al cambiamento. Chi guarda invece oltre è Alex Swanson (IndigoVision): ONVIF dovrà presto occuparsi dell’interoperabilità di funzioni analitiche avanzate come il deep learning, l’analisi comportamentale, il riconoscimento facciale e il riconoscimento targhe. Insomma, saranno dieci anni di intenso lavoro per chi si occupa di standardizzazione.



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