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Un registro per chi installa, tra nuove opportunità e qualche interrogativo

01/06/2011

di Ilaria Garaffoni

Il tema della regolamentazione della figura professionale dell'installatore di sicurezza è stato periodicamente riproposto - con alterne fortune - nella storia associazionistica del settore, ma trova oggi un terreno operativo particolarmente fertile. Ai concorrenti tradizionali del versante elettrico si è infatti aggiunta una pletora di nuovi operatori provenienti dai settori più disparati, non sempre in grado di fornire servizi che diano realmente "sicurezza" all'utente finale. Già dallo scorso luglio l'AIPS, Associazione Installatori Professionali Sicurezza, ha vagliato varie ipotesi operative (dall'articolazione di una proposta di legge, all'individuazione di best practise), per alfine orientarsi verso l'istituzione di un registro delle aziende di installazione di sistemi di sicurezza liberamente consultabile sul web, sulla scorta del modello inglese sperimentato nel settore gas. L'iniziativa è stata presentata all'ultima fiera Sicurezza, dove è stata fatta circolare una petizione, finalizzata alla richiesta di un registro, destinata al Ministero delle Attività Produttive ed al Ministero dell'Interno. L'omonimo convegno, promosso sempre in fiera da AIPS, in collaborazione con Assistal e Assosicurezza, ha consacrato un consenso già riscontrato nello spoglio delle firme. In quella sede congressuale, pur consci che la tendenza dell'Unione Europea è diretta verso una liberalizzazione dell'accesso alle professioni, piuttosto che verso politiche che potrebbero essere intese come protezionistiche, si è quindi definito di dar vita ad un registro pubblico delle imprese che installano e manutengono tecnologie di sicurezza.

Un nome è già pronto: Reg.I.S.S., Registro delle aziende Installatrici di Sistemi di Sicurezza. Una prima bandierina sulla strada della qualificazione, intesa come opportunità non solo per gli installatori che già operano nel settore, ma anche per quelli che intendono approcciarlo con etica e serietà. Qualificazione che significherebbe maggiore credibilità per il settore e quindi nuovi sbocchi professionali per i giovani, risorse più qualificate per le aziende, chiare linee d'indirizzo per chi acquista la tecnologia e un supporto più qualificato all'attività di sicurezza primaria. Ma c'è ancora tanto lavoro da fare e tanti interrogativi da sciogliere. Ad esempio: su che basi verrà garantita la professionalità degli operatori? Quale ente si farà carico di certificare la qualità? Il registro non diventerà l'ennesima autocertificazione destinata all'insuccesso, come l'IMQ? E siamo sicuri che l'installatore abbia davvero voglia di essere valutato, giudicato e soppesato da terzi? A queste domande non può rispondere A&S Italy, ma soltanto voi installatori, soci o non soci AIPS. Se volete avere voce in capitolo, questa è l'occasione per farvi sentire: scaricate la primissima ipotesi di lavoro, del tutto aperta ad integrazioni e modifiche, su www.secsolution.com. Questa prima imbastitura, che individua i requisiti per accedere e permanere sul Reg.I.S.S., è stata oggetto di un primo incontro presso il Politecnico di Milano con i rappresentanti delle varie associazioni del comparto e verrà discussa in maniera approfondita in sede di tavolo tecnico. Noi ci aspettiamo che diciate la vostra. E nel frattempo vi riportiamo il pensiero di Aldo Coronati, Presidente di AIPS.

Presidente Coronati, l'iscrizione al registro rappresenterebbe una forma di autocertificazione o una forma di "lasciapassare a farsi controllare da enti riconosciuti"?

In questa fase preparatoria abbiamo invitato tutte le associazioni (Aipros, Aipsi, Aipsa, Anciss, Ania, Assistal, Assosicurezza, Assotel, Fondazione Hruby, Isvap, Itasforum, Politecnico di Milano) che a vario titolo risultano coinvolte nel settore della sicurezza ad individuare i parametri di qualificazione. Sarà quindi valutata la possibilità di autocertificazione, prevedendo ovviamente che quanto dichiarato possa essere verificato da enti riconosciuti.

Quali enti si intendono coinvolgere per realizzare i possibili controlli e su che base (random, a campione, a richiesta, altro)?

Sarà oggetto di una specifica ricerca, per individuare quegli enti che per indirizzo professionale dimostrino attinenza verso la specificità del nostro lavoro. Anche per quanto riguarda le modalità e periodicità, i possibili controlli potranno essere previsti a campione, ma certamente in tutti i casi in cui verranno richiesti.

La certificazione volontaria dell'installazione di sicurezza non ha attecchito essenzialmente a causa dei costi, ritenuti eccessivi rispetto al beneficio. Ritenete che l'ostacolo costo possa essere superato con questo nuovo meccanismo, vista la mole di operatori che potrebbe coinvolgere?

Noi siamo convinti che "il gioco valga la candela", pertanto il costo che ciascuno di noi dovrà sopportare per accedere al RegISS verrà certamente ripagato dai risultati derivanti da una più seria valutazione da parte dei committenti e della diversa considerazione che le compagnie di assicurazione riserveranno a chi si affiderà alle aziende registrate. E poiché riteniamo che il grande numero degli installatori seri vedrà con interesse l'istituzione del Registro, anche l'onere potrà essere molto accessibile.

Come si daranno garanzie ai clienti sull'applicazione di determinate normative da parte dell'installatore, laddove le stesse non impongano il rilascio di documenti, come invece capita ad esempio con la dichiarazione di conformità?

Uno dei primi impegni dell'AIPS è stato proprio il prevedere che gli Associati fossero dotati di tutte quelle norme, CEI ed UNI, che regolano specificatamente le attività svolte dalle nostre aziende. Infatti AIPS è socia UNI e CEI anche per veicolare le norme ai Soci ad un prezzo agevolato. Naturalmente anche il DM 37/08 ci ha impegnato molto a fare continui aggiornamenti per la corretta applicazione di quanto previsto. Pensando quindi alla creazione del Reg.I.S.S. (Registro delle aziende Installatrici di Sistemi di Sicurezza), abbiamo previsto che le aziende aderenti dovranno anche dimostrare il continuo aggiornamento mediante la partecipazione obbligatoria ai corsi di formazione.

Come valutano questa iniziativa le altre associazioni di categoria?

Partendo dall'interesse già dimostrato e condiviso da Assistal ed Assosicurezza, abbiamo provveduto ad invitare al "tavolo tecnico" tutte le altre associazioni interessate all'iniziativa. Dalle prime consultazioni con i rappresentanti delle varie associazioni del comparto è emersa la necessità di rendere misurabili e valutabili i requisiti.

Per risolvere proprio le problematiche legate a diciture generiche, che si prestano a facili equivoci, state pensando di articolare il registro sulla base di scaglioni progressivi di corredo tecnologico, formativo e di personale, sulla falsariga di quanto è stato fatto con la riforma del TULPS?

L'impostazione di base che abbiamo dato al RegISS ha già individuato le caratteristiche che ogni azienda dovrà dimostrare di possedere, partendo da requisiti minimi per poi passare a livelli superiori: questo è uno dei temi più importanti che affronteremo a breve con il "tavolo tecnico" partecipato dai vari rappresentanti delle categorie interessate, non ultimo ma più importante alla fine sarà l'apporto delle organizzazioni dei consumatori.

Ritenete che la base (non solo quella targata AIPS, ma i tanti operatori svincolati da logiche associative) apprezzerà questo meccanismo di autoselezione o lo vivrà come l'ennesimo balzello?

Come abbiamo già accennato, e sottolineando che l'adesione al Registro sarà possibile per tutte le aziende che saranno in possesso dei requisiti previsti, indipendentemente dal fatto che siano o meno aderenti a qualche associazione di categoria, siamo convinti che questo potrà esser il primo passo concreto per combattere tante realtà purtroppo esistenti nel mercato (improvvisatori, dopolavoristi, fai-da-te ecc.) e che quindi il ritorno che ciascuno otterrà compenserà anche il costo dell'iniziativa.

Nel nostro paese purtroppo hanno valore solo le normative cogenti (e spesso si fatica a far rispettare anche quelle): la creazione di un registro pubblico di matrice volontaristica rappresenta quindi più che altro una forma di orientamento della domanda, piuttosto che un vero "sbarramento all'ingresso" di operatori abusivi o di dubbia capacità..

Il registro avrà proprio questo scopo: indirizzare la domanda verso operatori qualificati e di conseguenza tutelare la committenza da avventurieri senza arte né parte.

Una volta definiti l'architettura e l'impianto certificatorio per far funzionare il registro, intendete sottoporlo all'autorità centrale per ottenere un avallo istituzionale e quindi una forma di cogenza?

L'auspicio è che l'iniziativa venga capita per l'importanza che una regolamentazione in questo campo così grave e delicato può avere come servizio alla sicurezza del cittadino.

Tutto chiaro, gente? Attendiamo i vostri commenti.


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