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IP e Building Automation: così vicini, così lontani…

25/05/2011

di Elvy Pianca

Ovunque nel mondo, il protocollo Internet è diventato un elemento costitutivo dei sistemi di automazione per edificio. In Italia, invece, si continua a ancora a discutere addirittura del BMS (Building Management System) e ad usarlo con colpevole parsimonia. Così, mentre i produttori lanciano ormai non solo dispositivi ma interi "pacchetti" che girano sul web, gli addetti ai lavori dell'integrazione di sistemi non riescono ancora a capire le reali potenzialità degli strumenti che hanno sotto mano. Eppure, per garantire quell'affidabilità e quella sicurezza ormai indispensabili nella supervisione dei sistemi di un edificio, è ormai inevitabile (ed estremamente funzionale) sfruttare al meglio proprio la rete.

IP. Due letterine magiche che ormai conoscono anche i bambini e che sembrano aver risolto tutti i nostri problemi. Per chi ancora non lo sapesse, o più probabilmente l'avesse dato per scontato, IP è il protocollo Internet, la dorsale su cui gira l'universo della comunicazione su rete. In pratica di tutto e di più, quindi anche il mondo dell'automazione e dell'integrazione dei sistemi di automazione (BMS), che per sua natura ha bisogno di una "rete" universale e standard per far parlare tra loro i diversi dispositivi dei sistemi e sottosistemi di automazione e portarli a un unico punto di supervisione e di controllo che sia accessibile da remoto. Ma come è entrato l'IP nell'automazione degli edifici?

Ciliegina sulla torta

Nel nostro paese anche su questo siamo drammaticamente indietro. Mentre in tutto il mondo si dà per scontata la dorsale IP e, tanto per fare un esempio, l'elevato incremento in Europa dei sistemi di home automation negli ultimi anni è strettamente legato alla diffusione sempre più capillare di Internet, in Italia siamo ancora dibattendo sul ruolo e sulla reale collocazione dell'IP, anzi: sulle potenzialità e gli utilizzi del BMS. E pensare che, per quanto riguarda l'integrazione di sistemi, c'è anche chi, come BACNet, arriva a portare anche il controllo di campo su IP. Invece niente da fare: per la maggior parte dei nostri addetti ai lavori, l'effettiva implementazione dei sistemi di BMS è ancora vista solo come la proverbiale ciliegina sulla torta dell'automazione. Per fortuna, questa "ciliegina", nelle gare di assegnazione, è ormai riconosciuta come proposta realmente migliorativa e, quindi, porta quei punti che fanno la differenza nell'assegnazione del lavoro, motivo per cui la "ciliegina" ha assunto una sua dignità, al pari della torta stessa.

Poco ma tanto

Eppure continuiamo a parlare di IP, come se in Italia volessimo fermare un fiume in piena: il corso della tecnologia che ci porta, inevitabilmente, in quella direzione. Che ci piaccia o no, infatti, i prodotti delle principali case che forniscono i sottosistemi per il BMS hanno definitivamente scelto e i loro software di integrazione portano su IP. Anzi, in molti casi, vengono proposti, insieme ai prodotti, dei "pacchetti" che prevedono già i servizi base su portali web predisposti. Vogliamo fare un esempio intuitivo che proviene da uno dei pochi mercati che, prima che la politica ci mettesse mano, era in continua crescita: il fotovoltaico. Qui la supervisione è evoluta, nel giro di pochissimo tempo, da "sceneggiata" di facciata sulle meraviglie del risparmio economico ed ecologico, la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, e quindi da meravigliosi display che indicavano solo dei gran numeri, al problema - ben più reale e importante, dal punto di vista economico – della sicurezza contro i furti dei pannelli stessi, per giungere, finalmente, alla supervisione da remoto dei dati di efficienza, sicurezza ed efficacia dell'impianto. Una soluzione completa e facilitata proprio dall'IP. E, se si va bene a vedere, le principali case produttrici di inverter magari continuano a proporre bus proprietari di campo, ma, a fianco, ci sono sempre dei gateway su IP con il portale web correlato di assistenza al servizio della costante manutenzione. Possiamo quindi dire che, nel poco BMS che, purtroppo, si continua a fare in Italia, il livello di implementazione su IP, a dispetto delle "renitenze" e delle "resistenze", è tanto.

IP come affidabilità e manutenzione

Dobbiamo, a questo punto, fare un passo indietro e cercare di capire le ragioni non dei fornitori, che devono offrire sempre qualcosa di nuovo a prescindere, per aprire segmenti di mercato e rinnovare quelli esistenti, ma quelle dei committenti e degli utilizzatori. Per loro, infatti, il problema non è che il sistema giri su IP o su qualsiasi altra cosa, ma l'affidabilità e la conseguente realistica manutenibilità in tempi brevi (vogliamo evitare l'usato e abusato "in tempo reale", che esiste solo per chi ama gli inglesismi) e, soprattutto, a costi bassi. Non c'è dubbio che un sistema di BMS (che integra il controllo e la supervisione di tutti i sottosistemi implementati) serve proprio perché fornisce quelle funzionalità di affidabilità e manutenibilità. Insomma, il cliente finale non si aspetta che tutto funzioni sempre e comunque (per i miracoli, servono altri "professionisti"), ma si accontenta di avere una rapida soluzione dei problemi, magari prevenendo delle situazioni di "rottura" di sistemi e dispositivi che provocano costi diretti e indiretti. Basta pensare a uffici, esercizi pubblici, centri commerciali, supermercati dove un fermo di attività o un disagio di qualsiasi tipo (il più banale, troppo caldo o troppo freddo…) possono far perdere i clienti. Quindi, il tema non è quanto IP ci sia nel BMS, ma quanti hanno veramente deciso di puntare sulla manutenibilità dei sistemi. Perché, a questo punto, la risposta sarebbe conseguente: chi ha veramente a cuore questo aspetto non può non puntare sul BMS e quindi sui servizi su IP. Questa, ovviamente, è la teoria, ma poi, come già dicevamo, di IP in Italia se ne parla tanto e sempre di più, ma in pratica perfino i committenti frenano…per un risparmio presunto. Dopo pagheranno ben di più, ma così va il nostro Paese, e chissà domani dove saranno i responsabili di quelle scelte improvvise… magari addirittura premiati perché hanno risparmiato sul budget

momentaneo. Pensare che anche il legislatore, ormai, è entrato nel campo della manutenzione e della supervisione, prevedendo delle regole ben precise e anche delle, sia pur minime, agevolazioni economiche. A noi, però, piacerebbe che i professionisti del settore, e i clienti, sentissero l'esigenza della supervisione su IP non perché imposta da una qualche norma e nemmeno come "mezzo" per usufruire di "sconti", ma in quanto necessaria, per non dire inevitabile, per un "vero" obiettivo dei sistemi di BMS.

Quanto IP nel BMS?

Ritorniamo, per chiudere, al quesito iniziale: il grado di penetrazione dell'IP nel mercato della building automation. Sarebbe alto, ma le difficoltà restano enormi, perché il risparmio che l'automazione (su IP) di edifici porta, ricade principalmente su servizi post vendita, che oggi - dobbiamo aggiungere purtroppo - sembrano veramente stare a cuore di pochi. Quindi discutiamo e discutiamo, si sollevano i soliti dubbi ipocriti sull'affidabilità e sulle difficoltà di gestire i rapporti con i responsabili dei settori informativi…ma sono tutte storie. Magari con un fondo di verità, ma facilmente risolvibili se solo ci fosse la volontà di arrivare all'obiettivo finale per il quale il resto del mondo è arrivato al BMS su IP. E, soprattutto, se la si smettesse di considerare l'implementazione dei sistemi di BMS come la ciliegina su quella torta che tutti vogliono divorare senza curarsi di renderla, almeno, appetibile.



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