venerdì, 19 aprile 2024

Articoli

Building Automation, lo stato dell'arte

10/01/2011

Di Elvy Pianca – Consulente esperto in Building Automation.

Building automation. Cosa si intende con questo termine che, da decenni, abbiamo tutti imparato a usare? La traduzione letterale non è adeguata, perché, con lo sviluppo delle tecnologie, non dobbiamo più considerare la semplice "automazione di edifici", quanto piuttosto una "gestione integrata" degli stessi. O, ancor meglio, una soluzione globale che "unisce" tutti i sistemi, i sottosistemi e gli impianti che vengono integrati in modo "intelligente", in maniera, cioè, che possano dialogare tra loro e dove ogni variazione dei parametri controllati da un singolo sottosistema determina un'azione di controllo, regolazione o comando dei dispositivi a esso correlati che possono appartenere, però, anche a un altro sistema. Il solito esempio banale, ma esplicativo. Il sensore di presenza del sistema di security accomuna l'illuminazione e il riscaldamento di una stanza, spegnendo o accendendo i dispositivi a seconda della presenza o meno di persone all'interno, ottenendo, fra l'altro, uno dei recenti "must" dei sistemi di automazione: il controllo dei consumi energetici.

Ormai una soluzione di building automation comprende veramente di tutto e di più: riscaldamento e condizionamento, sistemi di gestione dell'energia elettrica e illuminazione, videosorveglianza, sicurezza, antincendio, dispositivi multimediali sono solo alcune delle applicazioni che, ormai, vengono "integrate", quasi di routine, nel sistema più generale di supervisione dell'edificio. La "storia" della building automation intesa in questo senso parte dall'HVAC, acronimo inglese utilizzato per indicare il riscaldamento, la ventilazione e l'aria condizionata.

Un po' di storia

Proprio per progettare sistemi di HVAC sempre più perfezionati tecnologicamente e, oggi, regolati anche da ben precise normative, la building automation si è successivamente "allargata" a tutti gli altri settori, che, all'inizio, rappresentavano dei sistemi chiusi e a sé stanti, mentre, ormai, sono sempre più concepiti come "aperti" e standard, in modo da garantire l'interoperabilità tra i sistemi esistenti e tra quelli che si potranno installare in futuro e, quindi, una gestione e un controllo davvero completo. Le piattaforme di comunicazione, e i relativi protocolli, sono ormai consolidati (LONWORKS, BACnet, per citare solo i più noti…) e, oggi, possiamo dire che la building automation è più che riconosciuta, proprio perché fornisce una serie di servizi ormai imprescindibili in un edificio "moderno". L'ultima esigenza, in ordine di tempo, è quella della gestione dei consumi energetici e dell'auspicabile risparmio degli stessi ed è intuitivo che solo una "misura" e un controllo accurato permettano anche di "vedere" dove e come si impiegano le risorse, elettriche e idriche, e, di conseguenza, come sia possibile intervenire per "contenerle". Siamo così arrivati a sistemi dove si può portare all'utilizzatore/ manutentore la totale visibilità di tutti i dispositivi su un unico PC e, cosa ancora più fondamentale, su un unico ambiente di lavoro. Con sistemi sempre più sofisticati, perciò, è nata, nel mondo della building automation, anche una nuova figura professionale: il system integrator, che può essere un'azienda o uno specialista cui spetta, come dice il nome, il compito di "integrare" i diversi sistemi e farli lavorare insieme. Il termine nasce nel contesto dell'IT, e non è un caso, visto che i sistemi che compongono, oggi, il variegato mosaico dell'automazione di edificio vengono messi in una "rete", globale oppure aziendale, in modo da sfruttare le potenzialità delle moderne tecnologie. E questo è il momento che stiamo vivendo nella building automation: l'ingresso, fondamentale in questo come in tanti altri settori, dell'IT, l'information technology, il più noto "oIP". L'utilizzo della rete, di Internet o altre, e dei nuovi "media" tecnologici ha aperto delle prospettive epocali: basta pensare al famoso "controllo a distanza". Oggi, tutti gli allarmi, le anomalie, i malfunzionamenti vengono non solo registrati in tempo reale, ma anche inviati entro pochi secondi al PC, al palmare, al cellulare della persona interessata, il quale, quindi, anche da remoto, può intervenire sempre e comunque, spesso solo digitando qualche tasto.

Domotica

La building automation ha iniziato, negli ultimi anni, a "trascinarsi dietro" l'automazione delle case, più conosciuta – erroneamente - come "domotica", anche se i due settori non sono proprio la stessa cosa. E' opinione diffusa, infatti, che gli stessi prodotti applicati negli edifici possono essere impiegati anche nelle case private, magari un po' "ridotti", però non è proprio così. La building automation, infatti, viene giustamente considerata un "livello superiore" e, in alcuni casi, si pone proprio in netta contrapposizione con la "home automation", termine più adatto rispetto a quello di "domotica". Il punto di forza della building automation sta, nel fatto che, ideologicamente, è ritenuto ormai indispensabile fornire tutta una serie di servizi all'interno di un edificio adibito a palazzo uffici, centro commerciale e via dicendo. Tali servizi vanno dalla distribuzione dell'acqua a quella del gas e dell'energia elettrica, dal riscaldamento/aria condizionata al segnale televisivo/satellitare, dall'antintrusione alla videosorveglianza alla connessione a Internet e via dicendo. Tutto questo, ovviamente, su una "scala" molto più grande rispetto alla singola casa e, quindi, anche i costi vengono ripartiti su ogni utente, ma in maniera irrisoria rispetto al beneficio che deriva da una gestione "integrata". L'automazione delle case, invece, viene ancora considerata una "roba da ricchi", anche se il trend, negli ultimi tempi, sta cambiando.

Cosa vuole l'utenza?

Le richieste dell'utenza, oggi, sia per ciò che riguarda il privato sia il building, coinvolgono settori sempre più vasti: il già citato controllo dei consumi e, in particolare, tutti quei sistemi di automazione che sono conosciuti come "security" e che comprendono la gestione accessi, la protezione antifurto, antintrusione, antirapina, perimetrale, la protezione antincendio, antiallagamento, da fumo o fughe di gas e, funzioni particolarmente richieste in questi ultimi tempi, il videocontrollo ambientale locale e a distanza e il telesoccorso e teleassistenza di persone sole, anziane, disabili o ammalate. Certo, se la BA è riconosciuta, non si può dire che sia altrettanto diffusa, almeno in Italia: sono notevoli le resistenze degli operatori che spesso non si rassegnano a "integrare" le loro competenze e questo vale non solo per gli installatori, ma, purtroppo, anche per i progettisti… La tendenza, però, è ineluttabile: toccherà a queste figure adeguarsi o diventare obsoleti.

Scenari futuri

Come possiamo immaginarci il futuro dell'automazione? Di tecnologie, per fortuna, ne abbiamo tantissime e di tutti i tipi, che ci permettono di conoscere i dati e di interagire ovunque e in tempo reale. Questi dati, però, bisogna utilizzarli bene ed è per questo motivo che bisogna puntare non tanto su ulteriori "scoperte", quanto sui servizi. Il "gap" che rimane, in diversi settori, è quello della filiera che si deve prendere carico di informazioni e di azioni e che deve garantire l'intervento, da tutti i punti di vista: installazione, manutenzione, sorveglianza, controllo dei consumi... Certo, sarebbe bello arrivare, dappertutto, a un'"integrazione", oltre che di dati e sistemi, anche, ad esempio, di centri di gestione e società di security... insomma, stiamo ipotizzando, in concreto, che le società di vigilanza accettino di utilizzare le loro infrastrutture per gestire anche gli allarmi tecnologici cooperando con aziende multi servizi che siano in grado di intervenire fisicamente sugli allarmi con le giuste figure professionali (installatori, termotecnici ecc).



Tutti gli articoli