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Tra conferme e new entry, la fotografia di un comparto in crescita

30/01/2017

La Redazione - PRIMA PARTE

Siamo ormai al quinto appuntamento con Italian Security Leaders, TOP 25, l’attesa indagine finanziaria sviluppata annualmente dalla rivista a&s Italy assieme all’analista KF Economics (Gruppo K Finance). E’ quindi tempo di fare bilanci anche sul piano quinquennale, confrontando l’andamento del comparto sicurezza nell’intero lasso di tempo compreso tra il 2011 e il 2015, con uno sguardo già proiettato però su questo 2016 in chiusura. Ebbene, pur analizzando un quinquennio non certo brillante per l’economia italiana nel suo complesso, dall’indagine emerge la fotografia di un comparto ormai maturo, che cresce continuativamente senza compromettere la propria redditività.

PREMESSA METODOLOGICA

In qualsiasi lavoro d’indagine è necessario darsi un metodo, anche assumendo posizioni scomode. In primo luogo, per ragioni di reperibilità e confrontabilità, abbiamo analizzato esclusivamente i bilanci depositati in Italia da aziende, anche estere, ma dotate di partita IVA italiana. È da rilevare che, alla data del 20 novembre 2016, di alcune aziende non risultava ancora reperibile il bilancio presso le banche dati, pertanto i relativi dati non sono potuti rientrare nell’analisi.

CATEGORIE OPERATIVE

Un problema comune a tutte le indagini di mercato è la scelta dei criteri di determinazione del volume di fatturato complessivo di un comparto. Nelle filiere professionali a duplice (o triplice, come nel nostro caso) anello distributivo, il rischio è di raddoppiare o addirittura di triplicare il valore spalmandolo dalla produzione alla distribuzione, e infine all’installazione/integrazione – con rispettivi margini e ricarichi. Abbiamo quindi deciso di suddividere le nostre “TOP 25” nelle tre principali categorie operative: produzione, distribuzione, integrazione. Questa scelta di campo ha generato un ulteriore e delicato problema di valutazione: come classificare le realtà che producono, ma al contempo integrano o distribuiscono? Considerata la frequente commistione tra produzione, integrazione e distribuzione di prodotti, il problema non era secondario. Incrociando le valutazioni di maggior volume con quelle di maggiore ricorrenza della commistione produzione/distribuzione rispetto all’altra tipologia “mista” (che sarebbe stata la categoria produzione/system integration), abbiamo scelto di aggiungere una quarta categoria alle tre originariamente individuate: quella delle aziende che fanno produzione e distribuzione. Le categorie sulle quali sono state stilate le TOP 25 sono quindi: produzione, distribuzione, integrazione, produzione/distribuzione. Questa classifi- cazione è ormai stabile da alcune edizioni del rapporto: crediamo infatti che ancora oggi sia la migliore scelta per fotografare il mercato, poiché bilancia la necessità di rappresentare diverse tipologie di attori senza tuttavia eccedere in frammentazione.

ATTIVITÀ PREVALENTE

Le aziende del comparto sicurezza sono state classificate nella rispettiva categoria sulla base del criterio dell’attività prevalente - o core business - dalle stesse indicato, ad esempio: sicurezza fisica, antintrusione, antincendio, TVCC. Il criterio è principalmente indicato per i produttori, mentre per distributori e system integrator è ovviamente meno significativo. Sulla base di questa logica, finalizzata a rappresentare un campione di soggetti focalizzati sul comparto sicurezza, sono state escluse le realtà – pur in costante crescita - che offrono sia tecnologie, sia servizi per la sicurezza (es. vigilanza privata), oppure che offrono sicurezza solo all’interno di un contesto merceologico molto ampio (in prevalenza elettrico, edile, informatico, di automazioni, di serramenti, di componentistica, di telefonia, di networking, di time & attendance). Una scelta analoga è stata intrapresa per le realtà dove la security rappresenta un valore marginale o comunque minoritario rispetto al fatturato aziendale complessivo. Seguendo questa linea, abbiamo sempre tenuto separato dalla generica categoria dei produttori le aziende che producono cavi atti a servire diversi comparti, oltre alla sicurezza (telefonia, broadcasting, settore elettrico, etc): a queste realtà abbiamo però dedicato una classifica a parte per il loro intrinseco valore nella filiera della sicurezza.

MULTINAZIONALI

Un’altra difficile scelta relativa al perimetro del campione riguarda la presenza o meno delle multinazionali, per le quali la security spesso non rappresenta che una business unit dal valore marginale rispetto ai volumi prodotti dai dipartimenti consumer. Posto che indubbiamente il mercato italiano della security, in particolare sul segmento della videosorveglianza, è dominato dalle multinazionali, la difficoltà è però scorporare il dato prodotto dalla “sicurezza” rispetto ai volumi di altre business unit, e disaggregare il dato italiano rispetto a dati di matrice europea o addirittura globale. Questo scorporo per segmento di mercato e geografia si è rivelato in molti casi non praticabile, talvolta per stessa ammissione delle multinazionali interpellate. Per evitare quindi di falsare il dato della TOP 25 paragonando dati ufficiali con stime di ripartizione di ricavi e costi, a&s Italy e KF Economics hanno scelto fin dalla prima edizione datata 2012 di escludere dall’indagine le multinazionali che non hanno una società in Italia dedicata alla sicurezza, oltre a quelle che considerano la sicurezza come una business unit marginale.

IL CAMPIONE

Di conseguenza per individuare il campione sono state primariamente selezionate le società di capitale rubricate con codici ATECO compatibili con il settore sicurezza. Da quel primo campione, le aziende sono state ulteriormente scremate sulla base dei criteri di: insistenza sul territorio italiano (partita IVA italiana); reperibilità del bilancio nelle banche dati al 20 novembre 2016; focus sul mercato italiano della sicurezza; core business nel settore sicurezza; attività prevalente (categoria operativa all’interno della filiera). A questo primo campione sono stati aggiunti soggetti noti al mercato per essere focalizzati sul settore sicurezza ma che, per motivi generalmente storici, non sono iscritti in Camera di Commercio con un ATECO “corretto”. Fanno parte di questo gruppo società che, nate per operare su settori diversi, si sono progressivamente focalizzate sulla sicurezza.

CONCLUSIONE

Questa analisi presenta una matrice giornalistica: affonda le radici in una conoscenza profonda e continuativa del mercato, dai suoi esordi negli anni 70 alle evoluzioni più recenti. Più che un dato “di valore”, intende fornire un dato “di settore”, ossia una classificazione di un’industria che si fa sempre più dinamica e integrata. Valutazione ancor più interessante in un momento di transizione tecnologica, che vede la security fisica convergere verso la sicurezza logica, il networking, la telefonia, il broadcast, l’edilizia, e quindi competere con nuovi e robusti concorrenti, abituati a climi ad altissima competitività, investimenti giganteschi e marginalità assai più ridotte delle nostre. Ecco perché è importante individuare, classificare ed indicizzare i player della security ed analizzare le loro risposte alle nuove e pressanti sfide del mercato. Ed ecco perché è fondamentale fornire degli strumenti di analisi aziendale, quindi – crediamo – di crescita. Siamo naturalmente consapevoli di aver operato delle scelte al limite del radicale e che questa indagine sia ampiamente perfettibile. Contiamo sui commenti e le opinioni degli operatori del settore, che già nel passato ci hanno aiutato a focalizzare meglio il campione e che sono la chiave di lettura più preziosa per interpretare correttamente un mercato.

AD UN PRIMO SGUARDO

Complessivamente il campione delle industrie italiane operanti nel comparto sicurezza non ha subito significative modifiche rispetto alla precedente analisi e mostra una crescita di fatturato da 1.42Be a 1.52Be, mantenendo sostanzialmente la stessa ripartizione di ricavi della scorsa edizione, con i produttori che producono il 50%. Riteniamo opportuno ricordare che questo valore non rappresenta l’intero settore sicurezza in Italia, la cui dimensione è comunemente stimata in 2 miliardi di Euro installato compreso (Fonte Anie Sicurezza). Nella nostra indagine mancano infatti alcune importanti multinazionali che non hanno costituito una società dedicata al mercato italiano e che quindi sono escluse dal campione. In particolare è poco rappresentato il comparto dei produttori di tecnologie di videosorveglianza, segmento che da sempre gioca la parte del leone nella crescita del comparto. Un elemento significativo di questa indagine, rispetto agli anni scorsi, è che il divario tra i “TOP 25” e il resto del campione si è ulteriormente allargato: la media dei ricavi delle 25 Top supera infatti di cinque volte la media dei ricavi dei soggetti dell’intero campione. Anche restringendo l’analisi alle società più strutturate del campione (PMI e Corporate, ovvero con fatturato superiore a 5Meuro), il fatturato medio dei soggetti presenti nella TOP 25 è circa doppio della media (24Meuro vs 13Meuro). Questo fenomeno si coglie osservando anche la media della crescita dei ricavi delle prime 25 aziende, pari al +15% rispetto al 2014, rispetto alla crescita media delle aziende del campione paria all’8%. Le prime 7 posizioni della classifica rimangono invariate rispetto alla classifica 2015, con al vertice le tre aziende lombarde Notifier Italia SRL (in crescita del 7% con un fatturato di 46Meuro), Project Automation SPA (in crescita dell’11% con 43Meuro) ed Hesa SPA (in crescita del 12% con un fatturato di 40Meuro). Nelle prime 25 aziende per fatturato vi sono solo tre new entry: al 22° posto SICE Telecomunicazioni (in crescita del 42% con un fatturato di 15Meuro), al 23° posto Videotrend SRL (in crescita del 29% con 14Meuro di fatturato) e al 24° posto Bosch Security Systems SPA (in crescita del 13% con un fatturato di 14Meuro).

CLASSIFICA PER CRESCITA

La classifica per crescita (come anche quella per redditività) comprende esclusivamente aziende con un fatturato 2015 superiore ai 5Meuro, ovvero le PMI e le Corporate. Questo perché, valutando la crescita in percentuale, una piccola crescita in valore assoluto riportata su un’azienda di fatturato limitato presenta un significato ben diverso da quello di una pari crescita percentuale riportata da aziende di fascia PMI e Corporate: per un’azienda di limitate dimensioni, infatti, basta una nuova commessa per fare variare notevolmente il fatturato. Tanto premesso, le aziende PMI e Corporate del campione crescono mediamente del 9% rispetto ai fatturati 2014; tra queste le 25 aziende per maggiore crescita crescono in media del 31%. Come atteso, tali aziende pagano mediamente sul fronte redditività (8% di EBITDA/ V), che si posiziona leggermente sotto la media delle aziende PMI e Corporate del campione (8,5%) ma che risulta comunque superiore a quello complessivo delle aziende del campione (6,5%). Per sua natura, la classifica per crescita ci ha abituato a vedere una forte rotazione. In realtà osservando i dati dei bilanci 2015 vediamo come ci siano parecchie aziende che hanno confermato la forte crescita del 2014 sul 2013. Guida la classifica Hikvision SRL (in crescita di ricavi del 90% rispetto al bilancio 2014), che nella classifica 2015 si trovava al quarto posto con una crescita dei ricavi 2014 su 2013 addirittura del 98%. Anche la seconda classificata, AikomTechnology SRL, che presenta una crescita del 64%, era già presente all’11° posto nella precedente TOP 25 per crescita dei ricavi. È invece una new entry di questa classifica Microcontrol Electronic SRL (che nel 2014 non raggiungeva la soglia di fatturato di 5Meuro e quindi non era presente nella classifica), che si posiziona quest’anno al terzo posto con una crescita del 61%.

CLASSIFICA PER REDDITIVITÀ ESPRESSA DAL MARGINE EBITDA

Un terzo ed ultimo criterio di classificazione usato (sempre per le PMI e le Corporate) è quello dell’EBITDA espresso in percentuale sulle vendite (il cosiddetto margine EBITDA: EBITDA/V o EBITDA%). Ricordiamo che l’EBITDA – che rappresenta l’utile al lordo di interessi passivi, imposte e ammortamenti su beni materiali e immateriali – è un fondamentale indicatore di redditività. La rilevanza di questo indicatore risiede nel fatto che esso indica la capacità di un’impresa di produrre valore per la proprietà a partire dal suo core business. Infatti, a differenza di altri indicatori quali l’utile netto sulle vendite, l’EBITDA non risente degli aspetti legati alla gestione finanziaria e straordinaria dell’impresa. Anche per tale motivo, l’EBITDA moltiplicato per un multiplo (che dipende principalmente dal settore merceologico e dall’attività svolta) e al netto del debito finanziario rappresenta il punto di partenza per stimare il valore economico di un’azienda. Anche questo insieme risulta essere sostanzialmente “stabile” nel tempo: molti dei leader si collocavano infatti già ai vertici anche nelle scorse edizioni della ricerca. Ciò dimostra che la creazione di un’elevata marginalità rappresenta un processo lento, che passa da una costante attenzione alla riduzione dei costi alla focalizzazione su prodotti e servizi a maggior valore, fino alla creazione di un marchio che permetta di strappare alte marginalità ad un mercato fortemente competitivo (vedi Tabella 3). Va comunque sottolineato come l’EBITDA/V “a parità di prestazioni” debba essere, per sua natura, più elevato per le società produttrici (caratterizzate da elevati ammortamenti da ripagare tramite parte dell’EBITDA prima di ottenere gli utili prima di tasse e interessi) rispetto alle società attive nella distribuzione (per le quali gli ammortamenti sono meno rilevanti e quindi l’EBITDA risulta molto prossimo agli utili prima delle imposte e degli interessi). Entrando nel vivo della classifica, ai primi sei posti si collocano gli stessi soggetti della precedente edizione. Al primo posto si conferma il system integrator CONSIAG SPA (6Meuro con il 64% di EBITDA/V), al secondo si conferma INIM Electronics SRL (23Meuro, 36% di EBITDA/V), mentre al terzo posto sale Combivox SRL (9Meuro con il 31% di EBITDA), che si trovava al quinto posto nella scorsa edizione. Nell’osservare la classifica va considerato che, strutturalmente e come era lecito aspettarsi, i produttori presentano un EBITDA/V superiore ai distributori. Un’impresa manifatturiera dotata di un vantaggio competitivo unico e sostenibile può infatti superare anche del 25% il proprio valore, mentre un distributore altrettanto eccellente difficilmente raggiungerà il 10%. Questa osservazione conferma che i valori di redditività che troviamo in questa classifica sono di assoluta eccellenza e testimoniano che il comparto sicurezza si identifica come un settore ad elevata redditività. 

Segue sul prossimo numero

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