venerdì, 29 marzo 2024

Articoli

Grande fratello, NOI ti stiamo guardando!

15/05/2010

di Valentina Frediani, avvocato esperto in diritto informatico e privacy

L'uso di sistemi ed impianti per la videosorveglianza è in costante aumento. Date le dimensioni assunte dal fenomeno, specie negli ultimi anni, e viste le problematiche inerenti l'utilizzo di nuove tecnologie, il Garante è intervenuto per individuare un punto di equilibrio tra esigenze di sicurezza da una parte, e tutela della Privacy dall'altra. Negli anni, l'Autorità Garante ha ricevuto numerosissimi reclami aventi ad oggetto un utilizzo indiscriminato - e soprattutto non conforme alla legge - di questi sistemi. Con il provvedimento del 29 novembre 2000 (c.d. "decalogo" pubblicato sul Bollettino del Garante n. 14/15, p. 28) sono state stabilite delle regole relative a tutti i sistemi di videosorveglianza ed in particolare al trattamento dei dati.

Il decalogo della privacy è stato successivamente aggiornato e integrato con il provvedimento del 29 aprile 2004. Secondo quanto previsto dal legislatore, prima di installare un impianto di videosorveglianza bisogna stabilire se il suo utilizzo è proporzionato agli scopi perseguiti. Gli impianti devono cioè essere attivati solo quando altre misure di protezione e/o segnalazione (sistemi d'allarme, altri controlli fisici o logistici, misure di protezione agli ingressi, ecc.) sono realmente insufficienti per le circostanze di fatto riscontrate. Le persone che transitano nelle aree sorvegliate devono poi essere informate della rilevazione dei dati con un cartello chiaramente visibile, ove si indica chi effettua la rilevazione e perché. Il periodo di conservazione delle immagini eventualmente registrate deve essere limitato a poche ore o al massimo 24 ore. Per attività limitato a poche ore o al massimo 24 ore. Per attività particolarmente rischiose (es. banche), è ammesso un tempo più ampio che non può superare comunque la settimana; inoltre chi intende installare sistemi di videosorveglianza che prevedono un intreccio delle immagini con altri particolari (es. dati biometrici, voce) o in caso di digitalizzazione delle immagini o di sorveglianza che valuti percorsi e lineamenti, dovrà obbligatoriamente sottoporre tali sistemi alla verifica preliminare del Garante.

E' da valutare attentamente, inoltre, se sia poi realmente necessario raccogliere immagini dettagliate, ed è da verificare l'esatta dislocazione e la tipologia delle apparecchiature (fisse o mobili). Infine, va limitata rigorosamente la creazione di banche dati quando è sufficiente installare un sistema a circuito chiuso di sola visione delle immagini, ossia senza necessità di registrazione.
Recentemente, poi, è intervenuto in materia di enti locali e videosorveglianza il decreto Maroni, che ha apportato, con l'introduzione dell'art.40, una dilazione sui tempi di conservazione consentiti agli enti locali in talune ipotesi. Dispone ora il legislatore: "Agli enti locali sarà consentito inoltre l'utilizzo di sistemi di videosorveglianza 'in luoghi pubblici o aperti al pubblico'per la tutela della sicurezza urbana: la conservazione dei dati, oggi consentita per 24 ore, si estende fino ai 14 giorni successivi". In sostanza il Decreto Maroni ha consentito alla Polizia Municipale di assumere maggiori poteri e libertà nell'utilizzo dei sistemi di videosorveglianza, tenuto conto delle deroghe che il decreto stesso ha concesso rispetto alle prescrizioni dell'Autorità Garante. E' ora quindi più semplice per la Polizia Municipale collocare una telecamera in prossimità di varchi elettronici o ai fini del monitoraggio della sicurezza della città.

Ma assieme al decreto sono arrivati anche i dubbi sul rispetto della privacy. Il nuovo Decreto Maroni è uno strumento di sicurezza o di controllo del cittadino? Si tutelano le città o si viola la privacy dei singoli individui? Va subito ricordato che anche dopo il Decreto Maroni restano in vigore una serie di garanzie che la Polizia Municipale deve porre in essere a favore della cittadinanza: dalla cartellonistica redatta a norma di legge, alla redazione di un apposito regolamento, fino alla condotta cui debbono attenersi gli operatori che sovrintendono alla gestione dei sistemi. La sicurezza che ci danno le videocamere è importante e la riduzione della privacy può essere un giusto costo da pagare, è necessario però evitare gli abusi e vigilare sul rispetto delle norme. Da questo punto sembra essere nato il progetto Anopticon che consiste nella creazione di una mappa dove sono riportate le posizioni delle videocamere di sicurezza installate nei luoghi pubblici delle città (le telecamere individuate fino ad oggi sono 500). Tutti possono parteciparvi con estrema facilità: basta un clic per segnalare nuove telecamere "scoperte" per le vie, allo scopo di creare una vera e propria mappa. Dal 2008 le telecamere installate in Italia hanno superato il milione e mezzo.

A Roma sono duemila ma anche a Milano, Napoli o Bologna, per citare alcuni esempi, gli apparecchi sono molti. Ideatore del progetto, un 31enne veneziano (che si autodefinisce un hacker preferendo restare nell'anonimato), che ha lo scopo finale di portare all'attenzione del Garante della Privacy le posizioni di tutte le videocamere che sembrano, in molti casi, non rispettare le attuali leggi sulla privacy. Nei video di denuncia presenti sul sito, infatti, molte videocamere non sono segnalate da cartelli, che dovrebbero essere affissi previa redazione del modello a norma di legge ai sensi dell'art.13 del D. Lgs. 196/2003 per avvisare i passanti di essere ripresi. Il progetto, del tutto legale, sembra nato dalle frange irrequiete del web italiano ma il Garante si è già espresso favorevolmente sul sito e sulla sua finalità, dichiarando: "Ci interessa ricevere queste segnalazioni, prestiamo massima attenzione al moltiplicarsi delle videocamere di sorveglianza.

In particolare, proliferano quelle dei Comuni e dei privati collegate a strutture di sicurezza". "Abbiamo appena ultimato" - ha aggiunto Francesco Pizzetti, presidente dell'Autorità - "nuove linee guida per regolamentarne l'uso e approveremo un provvedimento che porrà alcuni limiti, laddove finora c'è stato il Far West o quasi. Per esempio, vieterà di tracciare gli spostamenti dei cittadini da una parte all'altra della città. In certi casi, obbligherà a sottoporre la videocamera a un controllo preventivo da parte del Garante". Ancora una volta viene confermato quello che ormai da tempo sottolineiamo: la cittadinanza è sempre più vigile rispetto all'allocazione delle telecamere e nemmeno gli enti pubblici possono più prescindere da un'adozione che sia fatta in trasparenza e nel rispetto della normativa. Il problema rimane ancora uno: spesso gli enti non sono assolutamente a conoscenza degli aspetti normativi, ed altrettanto spesso non lo è nemmeno chi colloca le telecamere, ritrovandosi sovente coinvolto in responsabilità su progettazioni non a norma. Probabilmente l'Anopticon riuscirà anche nell'intento di sensibilizzare chi posiziona le telecamere, oltre all'Autorità Garante.



Tutti gli articoli