di Ruth Schonfeld
E' ancora tutt'altro che definita, almeno nella valutazione di moltissime persone, la questione dell'obbligo del pagamento del canone Rai per le aziende e per chi fosse in possesso di un computer, uno smartphone, un tablet o un sistema di videosorveglianza. Lo scorso anno la Rai lo aveva smentito, in seguito a un confronto con il Dipartimento delle comunicazioni, precisando che il semplice possesso di computer e di altre apparecchiature non comportava il pagamento della tassa. La norma doveva cioè essere ritenuta valida per gli apparecchi collegati in rete, ma solo per quelli adattati alla ricezione effettiva dei canali televisivi, ovvero abilitati al “digital signage”. Dopo questa premessa, si è però passati ai fatti. Giunge da Vittorio Veneto (TV) la notizia che gli apparecchi di videosorveglianza siano attualmente nel mirino degli ispettori di Viale Mazzini.
Un balzello e molti dubbi
Il canone RAI è tra le tasse più contestate nel nostro paese. Oltre alla proverbiale insistenza con cui la RAI richiede il suo pagamento, è anche il numero dei dispositivi per cui tale pagamento sarebbe obbligatorio a destare qualche perplessità. Le disposizioni di legge in merito risalgono a un Regio Decreto del 1938 e stabiliscono che deve sottostare a questo obbligo chi è proprietario di “uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radio televisive”. Una definizione al passo con la tecnologia di 75 anni fa, quando non era ipotizzabile l'avvento dei computer.
Ma a creare incertezza è soprattutto il riferimento ai dispositivi che sono considerati “adattabili”. Un PC è considerato un “apparecchio adattabile alla ricezione delle trasmissioni” perché può essere dotato di una scheda TV e, di conseguenza, funzionare come un televisore.
Anche se è vero che la presenza di un monitor con sintonizzatore non comporta nessuna nuova spesa se già si paga il canone RAI, ad esempio in casa, è anche vero che se invece si possiede uno o più monitor in un ufficio separato, le cose si complicano. In base alle disposizioni di legge, infatti, il canone è dovuto per ogni “luogo” in cui si è in possesso di un apparecchio televisivo. Il canone da sottoscrivere da chi possiede un dispositivo in grado di ricevere trasmissioni TV in ufficio è peraltro più elevato: trattandosi di luoghi aperti al pubblico (alla stregua di circoli, associazioni, negozi), gli studi professionali, per fare un esempio, devono pagare un canone speciale che costa quasi il doppio.
TVCC: occhio alle contravvenzioni
Concentriamoci ora su chi possiede impianti di videosorveglianza, sistema di cui uno o più monitor sono parte integrante. Oggi ovunque vengono installati televisori in luogo dei monitor.
É bene però sottolineare che si rischia una contravvenzione per evasione del canone Rai se si fa uso di apparecchi abilitati al digital signage. Nel caso in cui ci si serva di veri monitor, è necessario ottenere una dichiarazione dell'installatore: ci si mette così al riparo da sorprese spiacevoli.
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