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Problemi di alimentazione o connessione dati? Pof e PoE per la videosorveglianza

19/06/2013

La Redazione

Un cavo per l’alimentazione e uno per i dati. Installare una telecamere significa, in primo luogo, arrivare all’apparecchio con i necessari cablaggi. Non sempre, e per le ragioni più svariate, ciò è però possibile in maniera agevole. Per questa ragione i produttori hanno risposto alle esigenze del mercato proponendo sistemi radio, ma anche collegamenti in fibra ottica.

Proprio la fibra ottica rappresenta, tipicamente, l'alternativa al cavo in rame, quando lo spazio disponibile è ridotto o la presenza di campi elettromagnetici disturba la trasmissione del segnale stesso. Malgrado i vantaggi e la progressiva facilità di installazione, la fibra ottica comporta costi maggiori rispetto al rame, anche per la necessità di adeguate apparecchiature di trasmissione e ricezione. Il tutto senza dimenticare che la fibra ottica, soprattutto se installata in zone caratterizzate da elevate sollecitazioni, può risultare estremamente fragile. A questo si aggiunge la necessità di strumentazione adeguata, non sempre a disposizione di un installatore.

Un'alternativa interessante, a questi problemi, è offerta dalla fibra ottica plastica - Pof, che possiede i vantaggi dei sistemi in silicio, ma senza subirne i limiti di fragilità e complessità, in quanto può essere lavorata con le comuni forbici “da elettricista”. Oltre alla praticità e alla facilità di installazione, le Pof godono il vantaggio di richiedere una minor precisione rispetto alla fibra ottica classica. Quest'ultima, infatti, trasmette i raggi infrarossi e i sistemi di “illuminazione” devono essere perfettamente allineati con il nucleo della fibra, altrimenti non funzionano. La fibra plastica, invece, trasmette la luce visibile e, grazie alle maggiori dimensioni del nucleo, funziona con Led a luce rossa o verde. Una caratteristica che consente la comunicazione anche a fronte di un allineamento imperfetto o di forti vibrazioni. Allo stesso modo un installatore può verificare immediatamente la correttezza del proprio lavoro, in quanto è sufficiente controllare se "esce" la luce.

Nessun pericolo

Analogamente alle soluzioni in fibra classiche, i sistemi Pof non trasportano cariche elettriche - peculiarità che ne permette l'impiego anche in ambienti caratterizzati da materiale esplosivo o sostanze infiammabili. Inoltre la luce non viene disturbata dalla presenza di campi elettromagnetici. Per tale ragione, sfruttando anche le ridotte dimensioni dei sistemi a fibra ottica plastica, i cavi possono essere inseriti all'interno della canaline destinate a trasportare l'energia elettrica, senza nessun disturbo per le comunicazioni e senza pericoli per le persone.
Un ultimo vantaggio di queste soluzioni, che le rende particolarmente adatte a trasportare le immagini riprese dai sistemi di videosorveglianza in ambienti ostili, è dato dalla robustezza. Il cavo in plastica, infatti, tollera raggi di curvatura inferiori a 20 mm e migliaia di cicli di piegatura, così come è in grado di funzionare a temperature estreme. Infine non si ossida e non si rovina con l'esposizione alla pioggia e alla salsedine. L'unico limite, da non sottovalutare rispetto ai sistemi in fibra ottica, è legato alla sua capacità di funzionare solo su distanze brevi o medie. Una caratteristica che, in alcune applicazioni, ne impedisce l'impiego sul campo.

Senza cavi elettrici

In alcune installazioni per la videosorveglianza, però, il vero problema è rappresentato dalla possibilità di alimentare la videocamera. Un limite che, in alcuni casi, impone di scegliere la posizione proprio in funzione della disponibilità di energia elettrica. Il problema, nelle postazioni all'aperto, è stato superando utilizzando pannelli fotovoltaici e batterie di alimentazione. Anche se una simile scelta ha tipicamente un notevole impatto visivo.Al contrario, quando l'installazione avviene in ambienti chiusi e lo spazio per far transitare i cavi è limitato, può essere complesso raggiungere una telecamera con i due cavi tipicamente previsti.

Una soluzioni particolarmente utile a questo problema è fornita dalla tecnologia Power over Ethernet – PoE che, per molti versi, sfrutta concetti ormai noti da decenni: l’alimentazione attraverso la presa dati. A ben pensarci, infatti, per anni i nostri telefoni sono stati alimentati proprio dal comune doppino telefonico, che forniva l’energia sufficiente per far funzionare persino il display.Oggi i doppini in rame dei sistemi di telecomunicazione possono essere utilizzati per fornire energia agli apparati collegati alla rete Lan Ethernet. Per ottenere questo risultato è sufficiente alimentare un cavo Lan standard con dell'energia elettrica a 48 Vdc, sfruttando le coppie libere o quelle per i dati.

Allo stato attuale ogni singolo power Hub, da cui viene erogata l’energia elettrica, può alimentare sino a un massimo di 24 terminali: i patch panel ordinari (identificati con il termine di Midspan) o gli switch (noti come Endspan). Proprio la differenza tra Midspan ed Endspan è fondamentale per comprendere come implementare tali soluzioni. Nel primo caso, infatti, il dispositivo di alimentazione PoE si trova tra lo switch e le telecamere. Di contro, nel caso di soluzioni Endspan, lo switch è già abilitato per supportare il PoE e l’energia viene erogata direttamente attraverso le sue porte dati. Sulla scorta di queste differenze si comprende come un apparecchio Midspan, essendo aggiunto a un sistema di comunicazione esistente, garantisca una soluzioni immediata, che permette all’utente di effettuare l’acquisto solo in caso di effettiva necessità. Incorporare il PoE all’interno di un’infrastruttura esistente risulta quindi semplice e immediato a qualunque livello. Anche se, soprattutto in architetture molto complesse e caratterizzate da problemi di raffreddamento e distribuzione dell’energia in modo ridondante, è consigliabile adottare soluzioni Endspan.

Nelle situazioni più comuni, di contro, la tecnologia Midspan offre il vantaggio di una maggiore flessibilità, anche alla luce del fatto che, in genere, le porte da alimentare sono un numero limitato rispetto al totale delle prese esistenti e le esigenze possono cambiare nel corso degli anni. Non possiamo infine dimenticare che, in genere, gli switch vengono sostituiti ogni 3-5 anni, mentre la vita media di un’infrastruttura è comunemente di una decina d’anni. Quindi, con una soluzione Endspan, sarebbe necessario affrontare ogni volta un maggiore investimento, mentre con una Midspan questo problema non si presenta, in quanto l’alimentazione è già integrata nell’infrastruttura fisica.

 

 

 



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