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Near Field Communications: il nuovo driver per l’RFID?

22/02/2013

di Elvy Pianca

RFID e sicurezza: le premesse ci sono tutte. La radiofrequenza è infatti affidabile e standardizzata e i trend parlano di una crescita continua e costante nella diffusione, ad esempio, dei tag passivi. Ma non solo: con lo sviluppo dell’NFC, tecnologia che consente di trasmettere dei dati “protetti” a breve distanza, scelta ormai dai principali provider di telefonia mobile, i cellulari possono diventare davvero intelligenti e gestire tutto: dai pagamenti ai controlli. Per rispondere una volta per tutte all’esigenza di raggiungere efficienza operativa e integrazione tra i diversi sistemi…magari risparmiando in denaro e dispositivi.

Ilfuturo del mercato della security può passare anche dall’RFID? Senza avere la palla di cristallo, ci sentiamo di affermare di sì, e in maniera nemmeno troppo trasversale. Oggi, infatti, le smart card RFID sono già diffuse nel controllo degli accessi, nel monitoraggio, nella vendita cashless, nelle applicazioni di transito, per limitarsi solo ad alcuni esempi. E le prospettive sono più che rosee. Abbiamo esaminato i dati forniti dai principali analisti dedicati alla materia: il il più generalista Frost&Sullivan e lo specialista ID TechEx. Ebbene, secondo Frost&Sullivan, nel 2009 il mercato globale dell’RFID ha registrato un fatturato tra i 3 e i 4 miliardi di dollari e, fino al 2016, avrà un CAGR (tasso di crescita annuale) di oltre il 12 per cento, arrivando, quindi - se prendiamo come valore medio 3,5 miliardi di dollari – al valore di 3,92 miliardi di dollari nel 2016, con una previsione, per l’anno 2012, di 3,71 miliardi di dollari. Nel mercato dell’RFID, la parte del leone se la aggiudicano i tag passivi, che, sempre nel 2009, hanno raggiunto un fatturato di oltre 2 miliardi di dollari.

L’RFID secondo IDTechEx

I dati di IDTechEx sono ancora più ottimistici: il valore dell’intero mercato dell’RFID nel 2012 si aggirerebbe sui 7,67 miliardi di dollari, con un incremento di oltre 1,16 miliardi rispetto all’anno precedente. I dati comprendono, in questo caso, veramente tutto: i tag, i lettori, le etichette, ma anche i software e le varie attività di service. Anche IDTechEx nota che la crescita principale è legata ai sistemi passivi UHF che vengono utilizzati ormai dappertutto per l’abbigliamento, ma esistono anche dei casi – e degli Stati, come, ad esempio, la Nuova Zelanda – che da tempo obbligano gli allevatori a “tracciare” i loro animali tramite tecnologia RFID. Sulle stesse orme si sta muovendo l’Europa. Poi, l’incremento è legato ai passaporti, alle carte d’identità, ai pedaggi stradali che in molti Paesi (96, compresi gli Stati Uniti) sono ormai tutti elettronici e con tag RFID. Aldilà del valore del giro d’affari legato ai tag passivi, non c’è dubbio che anche le attività correlate (la rete, i software, i servizi) registrino un volume considerevole, così come si verifica per i dispositivi di comunicazione IC, compresi i cellulari. Ancora un altro trend: sempre secondo gli esperti, la crescita delle applicazioni RFID nei mercati verticali supererà, entro il 2014, tutte le altre tecnologie di identificazione automatica, compresi i codici a barre. I settori che verranno maggiormente coinvolti saranno i trasporti, la vendita al dettaglio, la sanità e l’automotive, ma non bisogna trascurare, suggeriscono gli analisti, anche tutte quelle applicazioni di controllo destinate alla sicurezza. Ultima considerazione in merito ai dati: il traino maggiore al mercato, al momento, viene dalla regione Asia- Pacifico, in particolare da Cina e Giappone, dove lo sviluppo dell’RFID è molto maggiore di quanto non sia in Europa e in America, Paesi in cui, però, il settore non ha conosciuto o, per lo meno, è stato toccato molto marginalmente, dalla crisi degli ultimi anni.

NFC, il driver

Ma perché il mercato dell’RFID rappresenta una prospettiva importante anche per gli operatori della sicurezza? Parlavamo prima di una crescita notevole dei dispositivi di comunicazione cellulari, anche se il termine giusto sarebbe “smartphone” e la parola magica un altro acronimo: NFC. Per chi non conoscesse questa sigla, sta per “Near Field Communications” e si tratta di una tecnologia, derivata proprio dall’RFID, che consente ai telefoni di trasmettere dei dati “protetti” a breve distanza, senza usare la tradizionale rete che collega i cellulari. Di NFC si parla già da qualche anno, ma, adesso, tale tecnologia sta veramente diffondendosi “nella pratica”, visto che è stata scelta, ad esempio, dai circuiti delle carte di credito e da numerosi provider di telecomunicazioni.

In Italia, Vodafone, Wind, 3 e Poste Mobile hanno firmato di recente un accordo per la diffusione della tecnologia NFC e si ritiene che, nel 2013, già l’80 per cento dei telefonini “intelligenti” saranno dotati di NFC. Il che, per ciò che riguarda la sicurezza, può consentire, ad esempio, il trasferimento di tutti i “controlli” degli accessi agli smartphone o ai tablet. Del resto, ormai l’esigenza di tutte le aziende è quella di raggiungere l’efficienza operativa in tutte le fasi dei processi, in particolare in quelle di controllo, ed è inevitabile che le applicazioni emergenti possano presentare nuove opportunità di crescita del mercato. Così come la convergenza tra le varie tecnologie, ad esempio, l’RFID e i sistemi di localizzazione in tempo reale o, ancora, la tecnologia attiva RFID e le reti di sensori wireless.

Integrazione RFID 

Di sicuro, un netto contributo alla crescita del mercato dell’RFID l’hanno dato, da un lato, la standardizzazione e, quindi, l’affidabilità dei protocolli, e, dall’altro, la riduzione dei prezzi. I mercati verticali che si basano sulle card, infatti, ormai sono tutti rivolti all’RFID: entertainment, sanità, istruzione e controllo, a tutti i livelli. Si pensi solo alle smart card integrate con dati biometrici, che cominciano a diffondersi in maniera rilevante. E, quindi, all’importanza di sapere con matematica certezza anche “proprio chi” compie determinate operazioni, oltre che “quando”, “come”, “dove”e, magari, anche “perché”: un valore aggiunto non da poco.Non è che ci sia da stravolgere tutto: le uniche differenze riguardano l’interfaccia software e l’aspetto esterno dei prodotti, ma la tecnologia, in fondo, resta quella, purché parliamo di soluzioni integrate alla rete wireless e non di protocolli proprietari.

Dal punto di vista tecnico, lo step da compiere, e la richiesta maggiore che arriva dagli addetti ai lavori, è l’integrazione tra l’RFID e i sistemi di accesso fisico. Infatti incominciano a nascere dei pacchetti che includono i tag, i lettori, ma anche tutte le operazioni di tracking back-end. Perché il futuro è nella gestione totale, sia di un piccolo appartamento come di un colossale palazzo uffici, aeroporto o centro commerciale. Una gestione che, ancora una volta, passa per l’IT. Al momento, non esistono linee guida e standard di prodotto sull’integrazione tra IP e RFID, ma già ci sono stati degli incontri tra le multinazionali di entrambi i settori per formare una piattaforma comune che possa essere propedeutica alla standardizzazione. Del resto, l’idea di un approccio “olistico” alla sicurezza non è nuovo. L’integrazione tra il controllo accessi e i sistemi di videosorveglianza, infatti, ormai è una realtà consolidata…o quasi. Ed è intuitivo che un telefono cellulare dotato di tecnologia NFC consente davvero di coprire anche il famoso “ultimo miglio”, perché può trasportare i dati e le credenziali ovunque e anche presentare il tutto davanti a un lettore in modalità wireless, diventando così una sorta di scheda per il controllo degli accessi, e, nello stesso tempo, rappresentando un “media” per leggere, dal tag, dei link Internet che riportano a un determinato sito. 

Fra l’altro, consentendo anche un risparmio in acquisto di altri dispositivi, visto che i telefonini intelligenti, ormai, sono dei best seller e anche i prezzi sono, sia pure gradatamente, in discesa. Secondo quanto riporta iSuppli, società di ricerche di mercato, i cellulari abilitati all’NFC nel 2012 saranno circa 550 milioni e riusciranno a comunicare con le piattaforme dei social network. Facebook, ad esempio, ha già implementato le soluzioni NFC, come, per fare solo un altro esempio, Google. Quindi siamo a posto: entreremo in una nuova era, fatta non più solo di “chiavi digitali” o di “identità digitali”, ma di smartphones che potranno contenere, e gestire, di tutto e di più, dall’entertainment ai pagamenti alle applicazioni di sicurezza. A questo punto, una domanda sorge spontanea: li useremo anche per telefonare?


Tag:   RFID dati NFC

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