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Rapine in banca: evoluzione degli attacchi e delle strategie di risposta

31/12/2012

di Gianfranco Bonfante, Gianfranco Bonfante, Direttore Generale Centro Studi per la Sicurezza ItaSForum, www.itasforum.it 

La security bancaria, nello scorcio temporale degli ultimi trent’anni, ha registrato una significativa evoluzione che parte dalle tecnologie di attacco della criminalità comune, caratterizzata da pesanti incursioni ai caveaux ed alla varia tipologia di mezzi forti, con l’impiego di attrezzature termiche e meccaniche (lance termiche, cannelli ossiacetilenici, perforatori a percussione, carotatori, mole a disco e, in certi casi, utilizzando anche l’esplosivo con tecniche militari). I furti avevano alta probabilità di riuscita perché sussistevano vistose carenze dei mezzi di chiusura con serrature dotate di chiavi a doppia mappa meccanica, riproducibili con le dovute competenze. Non prendiamo in considerazione le numerose infedeltà interne, tutelate dal riserbo, peculiare delle banche, che hanno sempre nutrito il coacervo degli eventi predatori sopportati dagli Istituti di Credito. A quei tempi non era ancora intervenuta un’ efficace integrazione meccanica – elettronica, che avrebbe invece portato un upgrade determinante alla security e i cui effetti sono, oggi, sensibilmente avvertiti.

La TVCC era agli albori del sistema di trasmissione delle immagini televisive, impiegando una tecnica di trasmissione unidirezionale di immagini da remoto attraverso la comune linea telefonica RTG (rete telefonica generale commutata). Si trattava di un sistema televisivo a circuito chiuso, in cui la trasmissione delle immagini provenienti da varie telecamere avveniva tramite la successiva digitalizzazione e codifica di singoli fotogrammi, che permetteva poi la riproduzione delle stesse su di un monitor. Le prestazioni molto ridotte (pochi fotogrammi per ogni minuto di trasmissione) non erano assolutamente sfruttabili ai fini della security.

Dalla banca blindata alla banca aperta

La struttura fisica aveva assunto le connotazioni di un fortino. Enormi lastre di vetro blindato sovrastavano i banconi divisori impiegati-pubblico e la voce metallica di un interfono consentiva il dialogo impiegato-cliente. Le banche hanno ritenuto che questa impostazione, appariscente e psicologicamente oppressiva, nuocesse ai rapporti Istituto -Fruitori di servizi ed hanno quindi deciso di cambiare radicalmente impostazione, orientandosi al modello di “banca aperta”, ovvero a modelli similari che, sempre nel rispetto degli adempimenti dei Protocolli Anticrimine sottoscritti con le Prefetture, tendono ad incrementare le misure di sicurezza preventive interne alla filiale, adottando rigorose metodologie di gestione dei valori, anziché insistendo a “blindare” l’intero sito.

Di conseguenza, emerge in posizione privilegiata l’orientamento ad incoraggiare e favorire l’accesso della clientela alle filiali, riducendone le barriere all’ingresso. A compensazione, la politica della sicurezza viene rafforzata sotto l’aspetto formativo, procedurale e fisico, modificando il layout degli interni, sostituendo le lastre di vetro blindato con le porte magnetiche all’ingresso, implementando le risorse cash in/out o roller cash (casseforti automatizzate ad erogazione controllata e ritardata del denaro) e predisponendo locali protetti nei quali effettuare in sicurezza le operazioni a maggior rischio (contazione valori delle casse continue, caricamenti ATM, ecc.).

La lotta al circolante

Inoltre, le Banche pongono attenzione sempre più intensa alla riduzione del circolante negli sportelli bancari delle filiali, in linea con le disposizioni impartite dalla Banca d’Italia, in quanto causa primaria d’incremento del livello del rischio rapina. Una recente ricerca effettuata da MasterCard ha evidenziato le differenti attitudini nell’utilizzo degli strumenti di pagamento tra le popolazioni degli stati europei. Lo studio rileva che in media, in Europa, il 60% dei pagamenti avviene tramite contanti oppure assegno, con queste differenze tra i vari stati. Per alcuni stati - come Francia ed Inghilterra, Germania, Svezia e Finlandia - la percentuale è inferiore alla media.

Secondo il Chronicle Herald, in Svezia, i trasporti pubblici funzionano solo con carta di credito, mentre un gruppo di uffici bancari ha smesso contemporaneamente di usare denaro e un piccolo, ma crescente, numero di negozianti non accetta più contante; per Belgio, Olanda e Norvegia la percentuale scende ulteriormente fino al 40%. Per l’Italia (agli ultimi posti della classifica) vale l’opposto: la percentuale sale ad un valore dell’80%, che emerge addirittura da un trend di contrazione nell’utilizzo di assegni e contanti del 15% avvenuto negli ultimi 6/7 anni. Il prof. Francesco Lippi, economista dell’Università di Sassari, osserva che in Italia esiste una platea vasta di persone anziane o scarsamente alfabetizzate che non sarebbe in grado di utilizzare una carta di credito.

Senza contare che la maggior parte di esse non possiede nemmeno un conto corrente. Proprio negli Stati Uniti, il Paese in cui si utilizzano carte di credito con maggiore intensità, ben il 12% della popolazione non ha contatti di nessun genere con una banca. In ogni caso il problema va risolto, soprattutto in Italia, per eminenti e strategici motivi. Ma non è solo l’elevata circolazione del contante che favorisce la rapina. I travestimenti in agenti delle Forze dell’Ordine, l’uso di pistole giocattolo, di taglierini, siringhe etc hanno fatto decollare le rapine “soft”, perché il tempo dell’evento criminoso deve concludersi entro i sette minuti canonici antecedenti l’intervento repressivo. Tali minuti devono quindi essere aumentati.

Tecnica del ritardo

Unica soluzione: adozione della “tecnica del ritardo”, ossia: diminuire il lasso di tempo di possibilità di uso degli erogatori di denaro, prima meccanici ed ora elettronici, ed aumentare la velocità d’introduzione del denaro riscosso nella cassa continua contro il naturale ritardo della sua disponibilità (uso di time delay), ulteriormente rafforzato con l’introduzione della casse multiuso, con scomparti diversamente temporizzati e casse passavalori per consentire la traslazione di valori tra interno ed esterno. Tale tecnica è estesa, naturalmente, a tutti i mezzi forti della banca. Il concetto del “ritardo” ha trovato perfezionamento con i moderni sistemi del “Cash in - cash out” che rapporta, secondo parametri, i tempi di erogazione e la quantità di denaro. L’efficacia di tutte le misure adottate all’interno della Banca ha, quindi, indirizzato l’interesse della criminalità sui mezzi forti ubicati lungo il perimetro esterno (casse continue e bancomat). Soprattutto su questi ultimi si sono moltiplicati i tentativi di attacchi con l’impiego di gas di vario tipo e di esplosivi allo stato solido con fenomenologie distruttive imponenti che, con il tempo, si stanno però ridimensionando significativamente, grazie: 

  • all’utilizzo di dispositivi di rivelazione di gas, inibizione/riduzione dell’esplosione tramite immediato sprigionamento di gas estinguenti, soprattutto CO2 che agisce per soffocamento (in quanto sottrae ossigeno alla combustione e in parte minore per raffreddamento);
  • macchiatura indelebile delle banconote;
  • rivelatori antiasportazione dell’intero bancomat mediante ruspe e movimento terra;
  • rivelatori antieffrazione, temperatura, apertura, forte vibrazione, shock.

La battaglia tra il bazooka e la corazza continua, segnando, per ora, indiscutibile vantaggio della seconda sul primo. Ma la vera guerra è ormai il Cybercrime in tutte le sue numerose sfaccettature, ben più difficile da combattere e con enormi ricadute non equiparabili ai casi, sia pur numerosi, di furti e rapine bancarie.

 


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