della Redazione
La sicurezza è donna? Decisamente no. Secondo un’indagine AIPSA sui security manager delle grandi imprese italiane, negli ultimi dieci anni il comparto non è più appannaggio di soli uomini, ma le professioniste sono ancora una minoranza e le donne con ruoli decisionali o di responsabilità si contano sulle dita di una mano. Questi i dati.
Dalla moda, all’alimentare. Dalle telecomunicazioni, alle infrastrutture industriali. Dall’energia al mondo assicurativo. In Italia la sicurezza è donna, ma solo sul dizionario. A fotografare questo scenario è AIPSA, l’Associazione dei Professionisti della Security delle principali aziende pubbliche e private del Paese, che ha effettuato una survey, interrogando i security manager delle grandi imprese italiane. Risultato: negli ultimi dieci anni il comparto della security ha cessato di essere prerogativa di soli uomini, ma le professioniste che oggi operano in questo settore sono ancora una minoranza risibile. Ciò che più preoccupa, inoltre, è che le donne con ruoli decisionali o di responsabilità, all’interno delle principali aziende del Paese, si contano sulle dita di una mano.
La cosa non sorprende
La maggior parte dei professionisti della security oggi in forza alle aziende pubbliche, e private, proviene da percorsi formativi interni alle Forze dell’Ordine, dove la presenza femminile è stata a lungo non registrata. Oggi però occorre un cambio di passo perché le aree di intervento si sono ampliate a dismisura e questo ha moltiplicato la domanda di professionisti del nostro campo. Li richiedono le aziende private, le aziende sanitarie, le PA, le reti di impresa. Occorre quindi lavorare sulla formazione sia di uomini che di donne, sia sulla loro valorizzazione professionale.
Un tema culturale e formativo
Se esiste, infatti, un macro tema di disequilibrio di genere in questa professione, ciò che più preoccupa è il ridotto numero di donne nei ruoli apicali. Il 65% delle donne presenti oggi nei security team delle grandi aziende sono under 40 e questo fa sperare che in un futuro molto prossimo riusciremo a invertire questa tendenza. Ma serve un intervento a livello formativo e culturale. Esistono, infatti, settori nei quali il numero di professioniste donne è positivamente, e contro intuitivamente, maggiore rispetto ad altri: dalla cyber, alla compliance, all’anticontraffazione. È auspicabile che nei percorsi delle lauree STEM vi siano indirizzi di security che tengano conto di questa tendenza, contribuendo a incrementare in maniera attiva la partecipazione della componente femminile.
AIPSA in controtendenza
“Fa piacere vedere che come AIPSA ci siamo mossi in controtendenza. È donna la vicepresidente, Angelica Cestari, è femminile il 30,7% del nostro Consiglio Direttivo e, in generale, il numero di professioniste che si sono associate a noi nel corso dell’ultimo anno è cresciuto del 15% rispetto a quanto fatto dalla nascita di AIPSA. Piccoli segnali che fanno però sperare in un cambio culturale complessivo” - dichiara il Presidente Alessandro Manfredini.
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