domenica, 28 aprile 2024

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I mille e uno volti della Smart City

14/11/2023

Smart City tra progettazione, trasformazione digitale, privacy e codice appalti: casi pratici e metodologia”: fin dal titolo è chiara la complessità degli argomenti messi in campo nel corso del convegno che si è tenuto a secsolutionforum2023. Dedicato alla smart city e al ruolo della videosorveglianza nelle città intelligenti, il convegno ha scandagliato l’ampio scenario di opportunità che si apre ad amministratori, operatori economici e cittadini, mettendo però in rilievo le criticità tuttora presenti nell’attuare progetti innovativi di smart city che vadano incontro alle esigenze di sicurezza, maggiore vivibilità e sostenibilità delle enclave urbane. Criticità di ogni tipo. Dalle difficoltà organizzative alle lentezze nel condurre attività prodromiche a progetti di città intelligenti e sicure, alla conoscenza talvolta sommaria delle norme privacy e degli strumenti messi a disposizione dai Garanti europei e italiano. Ma dal convegno sono emerse anche le possibili soluzioni, comprese quelle tecnologiche già sperimentate, dati utili alla valutazione e alla scelta dei progetti di sorveglianza urbana e smart city, prassi e concreti vademecum per avvicinarsi all’obiettivo: città dove un cittadino sempre più consapevole è al centro di una fitta rete di servizi friendly e di una politica che guarda alla sua sicurezza, rispetto a minacce di diversa natura,  contemperando questo aspetto con la tutela della sua privacy e dell’ambiente in cui vive.

di Lucia Dalla Valle

Costruire la Smart City: rischi ed opportunità

Alessandro Bove, Ingegnere, ricercatore di tecnica e pianificazione urbanistica, Università di Padova

Nella costruzione della smart city il concetto chiave è quello di resilienza urbana: la capacità di sviluppare strategie di adattamento, a breve e a lungo termine, per mitigare i rischi, resistere e assorbire gli shock, tornando rapidamente al funzionamento di base. La smart city è lo “strumento” a supporto della resilienza. Per costruirla occorre fare leva su tutti gli aspetti che compongono la città. Fondamentale è l’engagement della popolazione, perché questa è portatrice di interessi e necessità ed è essa stessa la città. Smart City significa nuove modalità di fornire servizi e di gestire le infrastrutture, significa prodotti, processi, strategia, tutto quello che serve per ottenere una migliore governance urbana.  Due sono i fattori da considerare per l’efficienza della smart city: da un lato la componente tecnologica, dall’altro gli aspetti organizzativi. Se, all’interno di un sistema complesso come quello urbano, riusciamo a diffondere le informazioni raccolte dai sensori sul campo, metterli in comune e a utilizzarle in maniera trasversale alle aree di provenienza dei dati (mobilità, ambiente, sicurezza ecc.), otteniamo un enorme valore aggiunto. Le chiavi del successo di una smart city, dal punto di vista tecnologico, sono dunque interoperabilità e integrazione di sistemi e infrastrutture. Dal punto di vista organizzativo il tema è più complesso: conflitti organizzativi, resistenza al cambiamento, disallineamento tra obiettivi e progetti, scarsa preparazione delle stesse figure chiamate a lavorare con queste tecnologie sono rischi molto forti. Come farvi fronte? In termini di interoperabilità, cambiando i modelli organizzativi e le modalità di gestione, ma soprattutto serve una leadership - non solo politica ma anche tecnica – in grado di trainare la trasformazione.  

Urban Intelligence: la nuova frontiera della Città Smart, Safe & Secure?

Giulio Iucci, Presidente ANIE Sicurezza

Servizi, Sicurezza, Salute e Sostenibilità a tutto tondo (ambientale, economico-finanziaria e gestionale): sono le “quattro S” che sintetizzano i vantaggi della smart city. L’Urban Intelligence nasce dall’esigenza di garantire economie urbane sostenibili e inclusive. Attraverso questi nuovi paradigmi vengono sviluppati sistemi integrati ed intelligenti che, utilizzando dati raccolti e informazioni ottenute da differenti fonti, elaborano dati in tempo reale in linea con il concetto di “Smart,” consentendo agli amministratori di apportare modifiche a breve e a lungo termine ai diversi sistemi e sottosistemi della città, in base alle esigenze di sicurezza e qualità della vita dei cittadini. Il modello del Digital Twin è fondamentale per lo sviluppo della smart city: mappare il fenomeno reale, farne una copia virtuale, e fare in modo che il fenomeno reale comunichi con la sua copia virtuale. Il gemello digitale consente di prevedere scenari ed eventi futuri, analizzarli e quindi orientare le azioni a un processo di prevenzione e difesa, predizione, quando possibile, e intervento. Aree a rischio di sovraffollamento, attacchi informatici, calamità naturali, qualunque scenario può essere affrontato con una logica che permette di conoscere le vulnerabilità del territorio, prevenire i danni emergenti, e stabilire le migliori modalità di risposta e gestione.  Dietro a tutto questo c’è la tecnologia, che permette di creare valore aggiunto e limitare i rischi, legati soprattutto alla cybersecurity, ma l’uomo rimane al centro, perché ne progetta architettura, software e apparati, perché gestisce la manutenzione e perché, sulla base dei dati interpretati, avvia azioni per mitigare il danno e riportare la situazione alla fase precedente il danno o il rischio. 

Uso ed efficacia della videosorveglianza da parte degli Enti Locali

Gian Guido Nobili, Responsabile dell’Area Sicurezza urbana e Legalità della Regione Emilia-Romagna e Coordinatore tecnico nazionale del Forum Italiano per la Sicurezza Urbana.

Maggiore prevenzione della criminalità (deterrence) e aiuto nelle attività investigative (detection): sono due dimensioni di cui le amministrazioni devono tenere conto sia in termini di contesto sia di finalità nell’utilizzo delle telecamere. Nella “deterrence” questi dispositivi funzionano come un “guardiano efficace”; nella sua dimensione di detection, la videosorveglianza gioca invece un ruolo di “testimone affidabile” ed è una funzione più prossima alle competenze delle politiche nazionali e a quelle, esclusivamente statali, di ordine pubblico e sicurezza. Lo strumento deve essere quindi pensato in funzione delle specifiche competenze istituzionali di chi vi fa ricorso, senza però dimenticare che questi sistemi tecnologici puntano sempre più – in un’ottica di sicurezza integrata, cosi come proposto dalla legge 48/2017 – a far dialogare istituzioni diverse. In riferimento alla dimensione locale, se guardiamo all’efficacia della videosorveglianza, la ricerca di Welsh e Farrington (2018) mostra una leggera prevalenza di casi in cui l’installazione delle telecamere non ha avuto effetti significativi sulla prevenzione della criminalità. Nei casi dove invece le telecamere producono effetti positivi notiamo contesti ambientali molto simili: parcheggi, ospedali, centri commerciali, stadi, spazi urbani chiusi dove i punti di accesso sono limitati e più agevolmente sorvegliabili. Negli spazi ampi tende invece a sfumare la capacità preventiva dello strumento. I dati sono molto più incoraggianti per la funzione della videosorveglianza in chiave di supporto all’attività investigativa e giudiziaria. I fattori di successo della videosorveglianza  tendenzialmente sono legati ad alcuni elementi che possono sembrare ovvi come densità delle telecamere, prevenzione più efficace nei reati che richiedono tempi più lunghi di esecuzione e senza interazione con la vittima, condizioni di visibilità, utilizzo per azioni mirate da parte delle forze di polizia e accompagnato da azioni di sensibilizzazione della popolazione; integrazione con altre misure di prevenzione e altre tecnologie, in particolare con sistemi di intelligence vision. Le criticità progettuali che le amministrazioni devono considerare sono spesso legate ai vincoli economici (budget, costi da ammortizzare, costi di esercizio e di manutenzione). 

Gli appalti di tecnologia alla luce del Nuovo Codice Appalti 2023

Luca Leccisotti, Formatore manageriale della PA, esperto in appalti e procedure di gara telematiche

Tra le novità di maggiore interesse per il settore, si evidenzia quella dei contenuti della progettazione, che si articola in due livelli successivi: progetto di fattibilità tecnico-economica (PFTE) e progetto esecutivo. Dobbiamo però chiederci se il contratto di videosorveglianza sia da intendersi come appalto di fornitura, di servizi o di lavori. Oppure, come credo, un appalto misto.  La tipologia è molto importante perché, mentre la progettazione di lavori è scissa in due livelli, la progettazione di servizi e forniture è articolata in un unico livello ed è predisposta dalle stazioni appaltanti o enti concedenti mediante propri dipendenti in servizio. Evidentemente è mancata la consapevolezza che in alcuni casi, come in un progetto di videosorveglianza, sono richieste competenze che il 90% degli enti non ha in organico. Tuttavia, viene lanciata un’ancora di salvataggio quando il Codice precisa che si può istituire una struttura di supporto al RUP e destinare risorse finanziarie, benché esigue, per l’affidamento diretto di incarichi di assistenza al medesimo. Credo che vedremo diverse modifiche sugli aspetti che riguardano la progettazione. Sono stati reinseriti gli incentivi tecnici ai progettisti interni dell’ente, e questo a discapito della bontà della progettazione esterna.  Altro sdoganamento è l’appalto integrato. E si è reso possibile l’affidamento diretto fino a 140.000 euro di importo. 

Privacy: progettare sistemi di videosorveglianza intelligenti tra rispetto delle norme ed etica

Marco Soffientini, Avvocato, esperto di Privacy e Diritto delle nuove Tecnologie, docente Ethos Academy

Con il GDPR si è fatto strada il principio dell’accountability che ha  responsabilizzato maggiormente i titolari del trattamento dei dati. Questi devono dimostrare di avere tenuto conto dei diritti, delle libertà fondamentali e della dignità delle persone e che il sistema implementato è costruito by design e by default e con un livello di cybersicurezza adeguato al contesto. Tutto questo è affidato alla Valutazione di impatto privacy o Data Protection Impact Assessment, richiesta anche alle forze di polizia, qualora intendano dotarsi di sistemi intelligenti. È possibile fare correttamente questa Valutazione seguendo le indicazioni che ci sono state fornite dai Garanti europei con le linee guida n. 3/ 2019 sul trattamento di dati personali attraverso strumenti video, da quelli per così dire basici, ad altri come dash cam, body cam o droni. I Garanti europei si sono resi conto che il GDPR non contempla una definizione di sistema di videosorveglianza. Quindi nelle Linee guida prendono come riferimento la norma CEI EN 62676-1-1 che suddivide il sistema di videosorveglianza in tre ambienti (video, gestione del sistema, sicurezza del sistema), ognuno con finalità specifiche. Quando si parla di security by design e default si fa riferimento all’ambiente “sicurezza” e al fatto di garantire integrità, riservatezza e disponibilità dei dati. I Garanti europei affermano che i titolari devono implementare adeguate misure di sicurezza e organizzative al momento della progettazione del sistema di videosorveglianza, prima quindi di iniziare la raccolta e il trattamento delle immagini. Il titolare poi dovrà dotarsi di un adeguato framework, quindi policy e procedure per proteggere tutte le parti del sistema e i dati, in tutte le fasi in cui il dato viene trattato.  Le Linee guida orientano anche l’approccio che si deve avere  nella scelta  di soluzioni tecnologiche: il titolare dovrà considerare quelle privacy friendly e prediligere i sistemi che aiutano ad eliminare eventuali soggetti terzi presenti nelle immagini.  

Case History - Sorveglianza cittadina o smart city? AI, innovazione e integrazione per public safety, urban mobility, environmental monitoring

Alessandro Leo, Account Manager di Axis Communications

I progetti di Smart City condividono tre capisaldi tecnologici: sensori IoT, connettività e dati. Collegando questi capisaldi le città si dotano di una potente piattaforma che garantisce una migliore livability. Axis si occupa di sicurezza pubblica, mobilità urbana e monitoraggio ambientale. Obiettivi di sicurezza pubblica: elevare la sicurezza reale e percepita, fornire informazioni rapide e informate per potenziali emergenze, contribuire alle indagini di polizia e all’ordine pubblico con controllo della folla negli spazi pubblici o nei grandi eventi. Obiettivi di mobilità: gestire il traffico, ridurre la congestione, aumentarne la sicurezza, monitorare i parcheggi disponibili, rilevare le violazioni, gestire gli accessi. Obiettivi di sostenibilità: monitoraggio meteo, della qualità dell’aria, dell’inquinamento, del rumore, rilevamento tempestivo di incendi, gestione dei rifiuti con identificazione degli scaricatori illegali, controllo dell’intensità dell’illuminazione per ridurre i consumi. 

Andrea Sorri, Segment Development Manager EMEA Smart Cities, Axis

Il Progetto di sicurezza Milano metropolitana vede le telecamere come sensore principale in abbinamento ad altri sensori con finalità di videosorveglianza, controllo del traffico e dell’ambiente. Tutti i dispositivi convogliano dati e interagiscono tra di loro tramite una piattaforma. Applicazioni: monitoraggio delle aree di sosta (per prevenire o punire l’abbandono di rifiuti; verrà implementato anche il riconoscimento fumi tramite IA); monitoraggio degli attraversamenti pedonali (interagendo con il sistema di illuminazione per allertare le auto in prossimità di attraversamenti pedonali che necessitano di più attenzione); controllo del traffico veicolare con telecamere e radar; controllo velocità di transito (per verificare la velocità media e rilevare le violazioni); interazione con l’impianto semaforico per ottimizzare l’esperienza di guida e di attesa e catturare immagini di violazioni. 



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