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Vuoi che le cose cambino? Prima devi cambiare tu

23/11/2022

di Marco Biagi - Sales Manager e Trainer 4humans.it e autore del libro APPUNTI DI UN COMMESSO VIAGGIATORE 

La velocità con cui gli eventi mondiali si susseguono ci impone una riflessione sulle nuove tendenze nel mondo del lavoro. Il rapporto Gallup aveva segnalato il fenomeno  delle “Great Resignation”,  ovvero le dimissioni inaspettate da parte di manager e personale in genere, impegnate attivamente nella ricerca di un nuovo lavoro e opportunità. Le aziende si trovano dal post-pandemia ad affrontare un tasso di dimissioni incredibilmente alto.

Recentemente la stessa Gallup con un nuovo rapporto ha definito un altro fenomeno: il “Quiet Quitting”, ovvero un progressivo calo dell’impegno dei dipendenti, che degenera in vere dimissioni silenziose. Persone che fanno il minimo richiesto, sono psicologicamente distaccate e in molti casi, dopo aver reso al minimo sindacale, cercano un nuovo lavoro che preveda possibilità di crescita, formazione e prospettive concrete di carriera. Si aggrava quindi una situazione già paradossale che vedeva alti indici di disoccupazione, contrapposta alla difficoltà nel reperire personale. Anche i concorsi pubblici sembrano non attirare più come una volta. Il posto fisso non fa più gola e chi vince non di rado rinuncia al posto, spesso perché non accetta un’assunzione lontana da casaa. I costi di un trasferimento in molti casi risultano insostenibili, anche a causa dei rincari generalizzati. 

E’ cambiato tutto (?)

Questo è un cambiamento importante rispetto agli anni precedenti la pandemia. Se le agenzie hanno preso atto della nuova situazione solo a cose fatte, il percepito delle persone comuni rispetto agli stravolgimenti come Covid, il coinvolgimento in una guerra, l’inflazione galoppante ed i cambiamenti climatici è stato a dir poco simultaneo. La percezione dell’immaginario collettivo è stata che la vita vissuta fino ad allora era passata, con i modelli basati sul lavoro stile anni 90,  gerarchie, organigrammi, il bastone del comando e un’esistenza dedicata al lavoro trascurando beni preziosi come la famiglia. Quanto accade può essere attribuibile solo ai nuovi scenari mondiali? 

Giovani choosy (?)

Le spiegazioni a tali fenomeni portano ad altri interrogativi: molti si chiedono sinceramente perché oggi i giovani sembra non abbiano più voglia di lavorare. Dobbiamo focalizzare il problema andando a guardare quello che si cela dietro di loro: famiglie sfasciate senza una guida, mancanza di orientamento (evidente dagli orrori che si compiono all’interno della famiglia: la madre che ha lasciato morire la bambina perché voleva vivere una storia sentimentale ci fa capire che oggi tutti vogliono tutto e subito senza sacrifici). La situazione odierna ha quindi come matrice la mancanza di valori, unita ad una situazione mondiale a dir poco catastrofica. Quindi cosa possono fare gli imprenditori? 

Due obiettivi

Considerando questo panorama globale, suggerisco due obiettivi a breve termine. Il primo riguarda proprio loro. La loro mancanza di mete ha portato molti a cambiare indirizzo o settore. Quindi dovrebbero riconsiderare le loro priorità e stabilire che il vero valore della loro azienda è nel personale, non in quello che vendono o producono. Chi lavora per loro o lavorerà nel futuro vuole sapere che obiettivi hanno e come pensano di conseguirli in modo dichiarato e non vago. Dopo aver definito gli obiettivi, lo step successivo è la ricerca di un Brand che indichi chiaramente un messaggio orientativo. Qui non parlo del logo o del marchio, ma di una vera e propria nuova immagine che faccia provare emozioni e scaturire energia. Il secondo è la formazione etica e sostenibile promossa dall’imprenditore per se stesso e per il personale. Come ho detto in molti casi, la proprietà va a supplire mancanze come la famiglia o una vita in substrati sociali deprecabili. Questo non vuol dire fare da genitore al proprio dipendente, ma fargli capire che siamo disponibili ad aiutarlo nella sua crescita. Questo creerà senso di appartenenza ed identificazione. In molti casi persino la gratitudine. 

Creare innovazione

Bisogna creare vera innovazione rivedendo i turni di lavoro, come nella ristorazione, portando la settimana lavorativa a cinque giorni e non a sei come è adesso. Prevedere l’apprendimento di più ruoli per consentire l’interscambiabilità. Molti dopo diversi anni si annoiano nello svolgere sempre la stessa funzione: perché, invece di cambiare azienda, non si cambia ruolo? Spesso i manager sentono di aver chiuso un ciclo di lavoro nella propria azienda: lungimirante è l’imprenditore che propone al manager annoiato un nuovo percorso, sfruttando la sua conoscenza pregressa.  

Concludo dicendo agli imprenditori: “Se vuoi che le cose cambino, devi prima cambiare tu”.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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