venerdì, 19 aprile 2024

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L’antintrusione di oggi e domani: guerra dei componenti ...e dei gadget

10/11/2022

di Ilaria Garaffoni

Nuove sfide dell’antintrusione in un mondo sempre più fluido: produttori, distributori e integratori a confronto”. Questo il titolo del talk show di secsolutionforum2022 dedicato all’antintrusione al quale hanno partecipato due produttori storici, un distributore e un system integrator particolarmente significativi per il mercato e geograficamente rappresentativi del Belpaese: Michele Bernardi, Amministratore Unico Microlab It, Assistente Docente presso Università di Perugia (SY); Patrizio Bosello, Presidente e Amministratore Delegato di Axel; Giuseppe Perracchio, Ingegnere Informatico, Direttore tecnico-commerciale C.D.A. Srl (DISTR CATANIA) ed Enrico Porcellana, Responsabile Business Unit di Elkron.

Nel bilancio di fine 2021, la Direzione Generale della Polizia Criminale ha confermato che nel 2021 i reati sono calati 12,6% sul 2019 (ultimo termine di paragone significativo prima della pandemia); se invece si valuta la variazione sul 2020 i reati sono cresciuti del 5,4%. Lo stesso “II Rapporto Censis sulla filiera della sicurezza in Italia 2021” rileva che l’allarme sociale resta alto anche se la criminalità cala. Risultato: il 90,9% degli italiani adotta almeno un sistema di sicurezza a difesa della casa. Il 37% ha un sistema di allarme, il 30,3% ha una videocamera e il 13,2% è collegato alla vigilanza. Ma al 57,4% degli italiani una difesa non basta: adottano da due a quattro misure antintrusione, e 10 milioni di italiani hanno ben 5 sistemi tecnologici per difendersi. 

Dopo due anni di Covid, la guerra. In che modo questi due eventi – catastrofici e imprevedibili - hanno cambiato e cambieranno il settore dell’antintrusione, che dalla pandemia aveva già subito un forte contraccolpo, non disponendo di tecnologie rapidamente adattabili alle nuove logiche, rispetto ad esempio al TVCC? Come sta reagendo il mercato in un contesto caratterizzato da shortage dei componenti, crisi energetica e rincari di materie prime, trasporti, bollette? In che direzione dovrà orientarsi la tecnologia per l’antintrusione? 

Enrico Porcellana - Una premessa: pandemia e guerra hanno avuto e stanno avendo un impatto diverso tra utenza aziendale e utenza residenziale. Certamente il Covid ha cambiato il rapporto con la casa: sono emerse nuove richieste per proteggere la casa che hanno portato ad una crescita delle soluzioni per la smart home. L’industria dell’antintrusione ha risposto integrando i propri sistemi con i dispositivi mobili e con le soluzioni cloud per gestire i sistemi da remoto, accelerando un trend attivo ormai da tempo. Contestualmente la combinata Covid + guerra ha generato problemi che l’industria non era preparata ad affrontare: shortage dei componenti, crisi energetica e rincari di materie prime, trasporti, bollette. Credo che questo porterà però ad una maggiore attenzione verso le soluzioni offerte nei confini nazionali o europee, più che nel far east: se finora la regola era infatti cercare la tecnologia dove costava meno, in un mercato instabile si dovrebbe modificare anche la scala valoriale con la quale si operano le scelte.  

Giuseppe Perracchio - Concordo che questi eventi abbiano generato maggiore richiesta di protezione: tale opportunità è stata però colta in prevalenza da nuovi player che si sono rivolti direttamente all’utente finale con strategie commerciali molto aggressive e basandosi su una proposta imperniata sul servizio. Questo ha generato l’erronea percezione che l’impianto di sicurezza possa non costare nulla. Ma semplificazione non significa azzeramento del valore. Tra i trend che si profilano individuiamo proprio soluzioni basate sulla semplificazione dell’utilizzo e dell’installazione (il wireless spopola nel low end). Nel middle end si sta spingendo invece molto verso l’integrazione dei sistemi. E ancora: domotica, comfort e risparmio energetico. Il mondo cambia rapidamente e le tecnologie pure. Ma questo richiede formazione, anche perché l’utenza finale è molto più informata. Sta a noi distributori fare cultura della sicurezza con servizi di consulenza progettazione e integrazione. Purtroppo sul mercato imperversano ancora tanti passascatole. 

Patrizio Bosello - In premessa, un commento all’indagine Censis (vedi pag. 33): nel 2020 criminalità è calata perché il paese era chiuso; nel 2021 è cresciuta perché la gente è tornata fuori: le indagini di mercato raramente aderiscono alla realtà di mercato (mai visto un cliente residenziale con 5 sistemi di sicurezza definibili come tali). Quello che è certo è che il mercato è diventato maturo. Fino a tre anni fa era stabile, poi è iniziata la tempesta perfetta (Covid, shortage componenti, guerra) e oggi navighiamo in un mercato liquido caratterizzato da variabili per lo più imponderabili. Gestire produzioni e listini in questo scenario è un lavoro di esclusiva esperienza imprenditoriale. L’industria ha vissuto una dicotomia: chi ha scelto di deviare su entertainment, estetica e app e chi ha tenuto il focus sull’antifrode e sulla sicurezza concentrica. Vendere gadget chiamandoli sistemi di allarme si può anche fare, ma arrivare a definirli sistemi antintrusione è inaccettabile. Su questo equivoco spesso gioca, purtroppo, lo stesso installatore. Risultato: l’utente è confuso e fa acquisti di natura emozionale.

Michele Bernardi - Ormai tutti si definiscono system integrator, ma dalle parole alla messa a terra sul campo c’è una grande differenza. Ritengo che la nuova frontiera della sicurezza sia relativa ai software PSIM: lì si ravvisa una vera specializzazione (e marginalità). La differenza tra sicurezza reale e percepita, che si avverte nelle indagini di mercato e nelle scelte emotive dell’utente finale, si riscontra anche nell’integrazione dei sistemi. Come si risolve? Serve una corretta educazione al consumo, che è diverso dal fare terrorismo psicologico cavalcando la paura. Poi occorre educare alla normativa, perché se il produttore è giocoforza costretto ad adeguarsi perché deve certificare il prodotto, l’attenzione e la stessa conoscenza della norma si perdono man mano che ci si addentra nella filiera: dal distributore (che ormai distribuisce di tutto) all’integratore (che ormai installa di tutto). Se si vuole fare integrazione bisogna avere la coerenza di scegliere brand che guardino alla sicurezza per davvero. E occorre stare molto attenti a cloud e app, che già sono rischiose in un contesto non domestico di primo livello, ma che in strutture industriali fanno rabbrividire. 

Abbiamo accennato ad app, cloud e Iot. E se i grandi produttori di speaker, grazie alle loro capacità di penetrazione e marketing, potessero aiutare il nostro settore operando da volano e alimentando il mercato della sensoristica e quindi, in finale, spingendo l’integrazione dei sistemi?

Enrico Porcellana - Non ho nulla contro gli assistenti vocali purché si parli di dispositivi antintrusione che restino nel loro perimetro con interconnessioni nelle funzionalità ma su sistemi separati, altrimenti si rischia di annegare nella banalizzazione. Nell’Iot c’è una sovraofferta su vari canali e piattaforme online generaliste rivolte direttamente all’utente. Il messaggio che percepisce l’utente finale è di un game: oggetti divertenti, emozionanti, ma non definibili come smart home. La sfida è quindi invertire questo messaggio. Goal che vale anche per l’intrusione in generale: oggi piace ciò che è bello e plug&play, ma chi produce in modo professionale non può accettare che un prodotto sia troppo facile (al punto da non servire nemmeno più l’installatore). Sta alla filiera professionale valorizzare i vari step della catena con prodotti seri e certificati, distribuzione e installazione a valore. Per fare cultura della sicurezza dobbiamo parlare di analisi del rischio e prestazioni, non di plug e play. E nell’integrazione serve un approccio serio, o si rischia di somigliare troppo a chi monta i router: con tutto il rispetto per quel mestiere, per noi sarebbe un punto di arrivo estremamente pericoloso.

Alcuni fornitori stanno dichiarando il tempo di consegna solo dopo la firma dell’ordine: come si fa a lavorare così? Come si può fare forecasting del lungo periodo? Sarebbe utile accorciare un po’ la filiera in modo da favorire anche un approccio più green e la fornitura in ambito più locale?

Giuseppe Perracchio - Più che corta, la filiera deve essere più coesa, con una logica di partnership rafforzata da condivisione di strategie e programmi tali da garantire un forecast più a lungo temine e reperibilità dei prodotti anche in tempi complessi come quelli odierni. Il distributore deve aggiungere valore  e questo vale anche quando si parla degli speaker. Noi distributori dobbiamo formare in modo corretto gli installatori sui rischi legati agli altoparlanti e sulla distinzione tra gadget e antintrusione. 

Michele Bernardi - Il distributore è un menisco tra produttore e system integrator: il distributore serio deve fare da consulente rispetto al prodotto anche mettendo in guardia da certe tecnologie tanto semplici quanto pericolose. Purtroppo sul tema dei gadget stiamo assistendo ad una vera delega tecnica: la figura del tecnico specializzato talvolta sta venendo meno anche in contesti professionali. Speaker, app, cloud sono tecnologie a rischio: è essenziale proteggere i dati escludendo alcune funzioni da strutture terze sulle quali non abbiamo controllo. Serve un approccio interdisciplinare: collaborazione, contaminazione positiva. 

Patrizio Bosello - Il mercato della sicurezza non è solo residenziale: ci sono ampie praterie per fare sicurezza vera, con security manager altamente competenti che sanno bene quanto certi dispositivi espongano il sistema di sicurezza a grandi rischi. Certamente il cliente deve avere ciò che vuole: ma a chi vuole sicurezza vera, ricordo che esiste un impianto normativo e che chi installa un sistema d’allarme antintrusione deve rilasciare la dichiarazione di conformità, con tutto ciò che ne consegue sul piano delle responsabilità. 



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