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Alfabetizzazione digitale: la strada dello sviluppo

02/11/2022

di Alessandro Bove - Ricercatore di tecnica e pianificazione urbanistica, Università di Padova 

Pensiamo a un innovatore come Leonardo da Vinci: non si è mai fermato davanti ai problemi e non ha mai smesso di imparare. Anche noi non dobbiamo aver paura di imparare, soprattutto in considerazione dei cambiamenti che le dinamiche odierne stanno imponendo, in scala macro e micro, con riferimento sia alla società che alla vita quotidiana. Partendo da questa riflessione è possibile inserire l’alfabetizzazione digitale come un momento di sviluppo e crescita necessario per rispondere ai cambiamenti che stiamo vivendo in termini di disponibilità di nuove tecnologie e loro utilizzazione. 

Le città e le amministrazioni sono chiamate ad offrire sempre più servizi, accessibili facilmente, in maniera dematerializzata. Per far ciò hanno bisogno di adeguate infrastrutture tecnologiche e soprattutto di intercettare bisogni e desideri. Ma per far sì che domanda e offerta di servizi si incontrino anche attraverso le nuove tecnologie, è necessario che entrambe parlino uno stesso linguaggio. La sfida che oggi si pone è biunivoca: si rivolge sia a chi gestisce la città, sia a chi la vive ed è quella dell’alfabetizzazione digitale, chiave per formare la cd. società della conoscenza. 

Conoscere le tecnologie

E se il concetto di alfabetizzazione ci è comunemente noto, forse non lo è altrettanto quello di digitale. Infatti, se per un tecnico il concetto di digitale richiama la codifica dei dati e la loro espressione in sequenze di 0 ed 1, in realtà il riferimento è alla conoscenza in particolare dei nuovi media e di conseguenza la capacità di partecipare in modo attivo ad una società sempre più digitalizzata. Saper utilizzare i nuovi strumenti informatici e di telecomunicazione per accedere alle informazioni tramite i numerosi canali oggi disponibili è una delle sfide più importanti. Allo stesso tempo, rendere i fornitori di servizi capaci di confrontarsi con la cittadinanza attraverso questi canali, ma anche, semplicemente, consentire loro di essere produttivi anche a distanza, non è più un’opzione differibile.

Italia fanalino di coda

Purtroppo, stando ai dati forniti dall’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2022) della Commissione europea, l’Italia si colloca al 18º posto fra i 27 Stati membri dell’UE. Poiché l’Italia è la terza economia dell’UE per dimensioni, i progressi che il nostro Paese compirà nei prossimi anni nella trasformazione digitale saranno cruciali, nella visione della Commissione europea, per consentire all’intera UE di conseguire gli obiettivi del decennio digitale per il 2030. È per questo motivo che è stato messo a punto un vero e proprio Piano Operativo della Strategia Nazionale per le competenze digitali che, pubblicato nel dicembre 2020, punta a rafforzare le nostre debolezze relative proprio alle conoscenze digitali. 

Digital divide a 360°

Però, nonostante un importante lavoro volto a colmare il divario con la media europea, ancora oggi più della metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. A questo si sommino la permanenza di un importante gap da superare in termini di diffusione dei servizi a banda larga, tanto che siamo ancora sotto la media europea di utenti che utilizzano servizi pubblici digitali (40% degli utenti contro il 65% della media UE), ed il fatto che una buona parte delle PMI italiane (il 40 %) non ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale e nell’utilizzo di servizi cloud, è chiaro che solo attraverso un intenso sforzo di alfabetizzazione digitale è possibile continuare con i passi avanti compiuti negli ultimi anni. In particolare, il piano nazionale intende agire con forza per lo sviluppo delle competenze digitali all’interno dei cicli d’istruzione, così da garantire competenze digitali adeguate sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l’e-leadership, da potenziare la capacità del Paese di sviluppare competenze per mercati emergenti e nuove possibilità di occupazione, in gran parte legate alle tecnologie innovative e al possesso delle competenze indispensabili per i lavori del futuro, e da sviluppare le competenze digitali necessarie a esercitare i diritti di cittadinanza e la partecipazione consapevole alla vita democratica.

Fare rete per crescere

Per velocizzare questo processo è però necessario fare rete tra aziende, associazioni ed enti pubblici e privati per promuovere l’alfabetizzazione digitale e, di conseguenza, sostenere la crescita del Paese. Una priorità di impegno che soprattutto per le professioni tecniche e le aziende può trasformarsi in un business. Infatti, grazie alla crescente diffusione della fornitura di soluzioni integrate prodotto-servizio, al fine di rispondere in modo completo alle nuove esigenze del mercato, al posto della sola vendita prodotto, è possibile innovare il proprio modo di fare business offrendo quindi un’offerta integrata di prodotti e servizi legata, da un lato, a quanto il mercato di riferimento valuterebbe e quindi idealmente pagherebbe il servizio implicito nell’offerta e, dall’altro, alla capacità finanziaria e gestionale dell’azienda per gestire, in tutto o in parte, un processo produttivo di servizio.

La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato. 

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