di Amedeo Basile - Business Development Manager Thermal Outdoor | Thermography | Security presso Hikmicro Italy
L’emergenza Covid ha portato le telecamere termografiche al centro del dibattito: si sono viste in tutti gli ambienti ad alta densità o dove si potevano presentare assembramenti o flussi di persone per eseguire un rapido ed affidabile screening della temperatura della superficie cutanea, senza necessità di contatto. Ma l’uso di queste tecnologie non si esaurirà al cessare dell’emergenza sanitaria perché nasce invero per altri scopi.
I sensori termici nascono infatti per applicazioni in ambito industriale allo scopo di individuare precocemente anomalie e possibili cause di guasto o danneggiamenti, ma anche per prevedere la durata di componenti o la definizione dei tempi di manutenzione, come pure per verificare ed asseverare le certificazioni energetiche. La termografia ispettiva è infatti in grado di rilevare differenze termiche anche minime che possono essere causa o evidenza di falle (infiltrazioni, surriscaldamento, inneschi di incendio, perdite, etc).
Antincendio
Ma le camere termiche possono trovare applicazione anche nel settore antincendio, dal momento che il CO.P.I (codice di prevenzione incendi DM 3 agosto 2105), reso obbligatorio dal DM 12 aprile 2019, ammette oggi tre soluzione progettuali: quelle conformi (prescrittive) – che non richiedono ulteriori valutazioni tecniche; quelle alternative (di tipo progettuale) – che devono dimostrare il raggiungimento del livello di prestazione previsto, e quelle in deroga (in convenzione con il Comando Regionale dei VVFF, quando le altre due non sono utilizzabili).
Termiche: un’alternativa
Il nuovo Codice presenta un’interessante apertura alle camere termiche con la previsione delle soluzioni progettuali alternative, in particolare in caso di impianto IRAI, deputato a rivelare l’incendio e a segnalare l’allarme con la massima precocità. Mentre le termocamere generano infatti informazioni anche in assenza di fumo e fiamme libere e permettono di misurare in maniera continuativa la temperatura di una superficie, evidenziando qualunque anomalia e dunque lo stesso potenziale principio di incendio, i comuni rivelatori di calore e fumo allertano il sistema solo quando l’incendio è già innescato. Associando quindi le camere termiche ai rivelatori automatici d’incendio si potrebbe configurare – esibendo ovviamente le necessarie documentazioni progettuali, prove e certificazioni di idoneità tecnica del professionista – un esempio di “soluzione alternativa” prevista dal Codice.
Monitoraggio continuo
L’utilizzo delle camere termiche per controllare gli ambienti anche in ordine alla prevenzione incendi, la cui tecnologia può essere prevista con particolare focus per le progettazioni di s.7 livello iii oppure livello iv (vedi tabella), potrebbe auspicabilmente presentare, oltre a maggiore precocità e precisione di rilevazione, anche aspetti rilevanti sul piano assicurativo, dal momento che un edificio costantemente presidiato dovrebbe diminuire sensibilmente l’alea di rischio, e non solo in ordine all’incendio. Molte camere termiche presentano infatti, in abbinamento alla tecnologia termica, anche la tecnologia di cattura e ripresa dell’immagine visibile tipica delle comuni telecamere. La funzione di sicurezza antincendio si potrebbe quindi affiancare ad una contestuale funzione di protezione perimetrale e in generale di security antintrusione a protezione degli asset e dei beni materiali. Il ritorno dell’investimento potrebbe quindi essere molto rapido e interessante.
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