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IVA agevolata e difesa della persona: le battaglie della vigilanza privata

31/01/2022

di Ilaria Garaffoni

I servizi di sicurezza privata italiana  sono tuttora limitati al pesante vincolo normativo della protezione dei soli beni mobili e immobili. Un limite superato di fatto dalle attività concesse a più riprese dallo stesso legislatore: dalla possibilità di operare servizi di risposta alla pirateria marittima impiegando a bordo di navi civili team di guardie giurate specializzate, agli stessi servizi di sicurezza sussidiaria, che per loro natura si allargano anche alla protezione della comunità. Perché dunque non abbattere un totem normativo, tanto anacronistico quanto esiziale per le imprese italiane di vigilanza privata, ad oggi scippate di business floridi come la protezione delle imprese italiane all’estero o degli stessi compound militari in terra straniera?

Sull’impiego delle guardie giurate all’estero, in attività accessorie a quelle svolte dai militari, pendono diverse proposte di legge, ma la calendarizzazione si è persa nei meandri delle mille emergenze degli ultimi anni. E c’è anche un altro aspetto, legato alla valorizzazione del ruolo e della stessa identità del settore: chi fornisce servizi di sicurezza privata offre un bene primario che presenta ricadute di rilievo sulla tenuta del tessuto sociale e sul sentiment di sicurezza dell’intera collettività. Il “bene sicurezza” non è quindi inferiore, anche sul piano di possibili agevolazioni IVA agevolata, al “bene cultura”: perchè quindi non abbattere la pressione fiscale?

GPG all’estero e IVA agevolata

Per parlare di questo ed altro, Confedersicurezza e Servizi (unico organo di rappresentanza del mercato italiano della sicurezza privata in Europa presente all’interno di CoESS, Confederation of European Security Services) ha organizzato lo scorso 22 Novembre in fiera SICUREZZA un talk show per confrontare la situazione italiana e quella degli altri paesi europei ed illustrare al Governo le proposte confederali per ovviare a questo deficit.

Il Ministero dell’Interno

“La vigilanza privata deve garantire credibilità per ottenere potere negoziale verso l’interlocutore pubblico e l’unica strada per l’autorevolezza è la qualificazione professionale” - ha subito risposto  il Sottosegretario all’Interno Nicola Molteni. Precondizione per allargare il perimetro operativo della vigilanza e accedere all’ambìto mercato della difesa della persona è dunque rendere servizi di qualità – la cui premessa giuridica, prima ancora che mercantile, è il perfezionamento del Decreto Formazione. La buona notizia è che questo benedetto DM pare in dirittura d’arrivo, al netto di legge di bilancio ed elezione del PdR.

Il decisore politico

Ma se la vigilanza privata dev’essere un interlocutore credibile, tale deve essere anche l’interlocutore pubblico, superando l‘ipocrisia – così l’ha definita Alberto Pagani, Capogruppo PD in IV Commissione – di considerare le forze private come un corpo estraneo ed accessorio al sistema di produzione della sicurezza nel paese. La stessa ipocrisia che autorizza la guardia giurata a sorvegliare un Rolex ma non anche chi lo indossa, salvo poi mandare la stessa guardia a combattere i pirati nei mari più pericolosi del globo.

L’industria italiana

Visto poi che l’85% dei paesi UE è già autorizzato a svolgere funzioni di protezione della persona fisica, e con fatturati stellari, dover attendere l’ennesima bacchettata europea perché l’Italia si allinei ai colleghi UE suonerebbe come un triste déja vu della riforma della vigilanza privata iniziata nel 2008 - peraltro non ancora completata. “Meglio arrivarci prima da soli, più che farci calare dall’alto, chissà come, una riforma” – ha chiosato Alberto Ziliani (CoESS).

Modello sanità privata

E se non ora quando, mentre ancora godiamo dell’onda lunga di visibilità e fiducia che il Covid ha portato alle figure del nostro settore? – si chiede Luigi Gabriele, Presidente di ConFedersicurezza. “E visto che ci siamo, perché non riconoscere il valore aggiunto che sappiamo garantire sul piano sociale trattando il bene sicurezza come un bene primario anche sul piano fiscale, sul modello della sanità o della scuola privata, che offrono servizi primari e devono saper garantire standard pubblici? Tra IVA al 4% e IVA al 22% c’è un ampio delta di possibili agevolazioni”.

IVA agevolata

Il tema IVA è di particolare interesse nel trasporto valori, duramente segnato da una crisi del contante di lungo corso, ma accentuata dalla convinzione – peraltro non suffragata da evidenze scientifiche – che la moneta sia un moltiplicatore del contagio da Covid. Un’agevolazione dell’IVA sarebbe infatti particolarmente appetibile per le banche, main customer del trasporto valori – ha spiegato Paolo Spollon (Assovalori, Esta). In un settore affetto da nanismo originario, ma che negli ultimi 24 mesi si è caratterizzato per acquisizioni e fusioni che hanno ridotto gli stakeholders al 50%, il divide et impera operato dai grandi clienti del resto non funziona più. E l’IVA agevolata potrebbe essere un buon booster per la ripresa. Stiamo a vedere.

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