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Metaverso tra utopie e distopie: si deve mantenere il digitale radicato nella dimensione terrestre

15/02/2023

Parlare, oggi, di metaverso è un po’ come discutere di internet negli anni settanta. Non tutte le previsioni di cosa sarebbe stato si sono rivelate vere. Eppure internet ha determinato una serie di innovazioni tecnologiche rivoluzionarie, quali la capacità di consentire ai computer di comunicare tra loro su grandi distanze o quella di collegarsi da una pagina web all'altra. Innovazioni che, successivamente, sono state gli elementi costitutivi per realizzare le “strutture astratte” attraverso le quali navighiamo in rete: siti Web, app, social network.

Cos'è dunque il metaverso o, meglio, cosa sono i oggi i metaversi? Quali sviluppi possiamo attenderci?

Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali, offre alcune risposte e riflessioni sul tema.

La risposta più adeguata -  - egli osserva -è che i metaversi, oggi, non esistono e non so se esisteranno. Rappresentano una suggestione, un’applicazione della realtà aumentata immersiva, una suadente idea commerciale distante anni luce, nel suo appealing positivo, dal mondo distopico e surrealmente mercantilistico creato da Stephenson in “Snow Crash”.

Taluni potrebbero obiettare:”ma come? Non esistono già?" citando, quali esempi, World of Warcraft, un mondo virtuale persistente in cui i giocatori possono acquistare e vendere beni; Fortnite che offre esperienze virtuali come concerti e mostre. Si potrebbe, ancora, controbattere che esistono 141 mondi virtuali esistenti, di cui 62 già liberamente accessibili, persistenti (ossia che esistono in maniera indipendente dalla presenza o meno di un soggetto) economicamente attivi, dotati di grafica 3D e interoperabili.

È davvero tutto questo il significato di metaverso? Si tratta di una nuova tipologia di videogiochi arricchita di un visore e di due joy stick avanzati? O della possibilità di scambiare NFT o acquistare beni mobili o immobili virtuali?

I metaversi, a mio avviso, sono, attualmente, una visione di come potrebbe essere il futuro nel quale la nostra vita personale e commerciale verrebbe condotta digitalmente, in parallelo (o sostitutivamente) con le nostre vite nel mondo fisico.

A fronte di tale premessa, è lecito chiedersi se i colossi del Big Tech ci stiano, di fatto, accompagnando - o spingendo - verso la profezia zuckerberghiana di un nuovo “sistema operativo” che voglia porsi alla base delle nostre esistenze; ovvero verso l’unica realtà ammessa: quella virtuale. Chissà poi se, allontanandoci dalla nostra residenza sulla Terra, codesta “non realtà” riveli anche una realtà virtuale eterna (in Snow Crash gli avatar demoni trascinavano in gallerie sotterranee gli avatar deceduti).

Si può proseguire l'interessante analisi di Agstino Ghiglia a questo link 

 


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www.federprivacy.org



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