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W la Privacy

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Il Covid-19 mette in crisi anche l'Intelligenza Artificiale

14/10/2020

MILANO - Le persone dovranno indossare ancora a lungo una mascherina sul viso, data la situazione. Il volto in parte coperto a causa del Coronavirus rappresenta però una sfida per gli algoritmi di riconoscimento facciale: le società che sviluppano questa tecnologia sono alle prese con un adeguamento delle proprie soluzioni, in modo che lo spazio libero, dal naso in su, si dimostri sufficiente per il loro funzionamento.

Pare quindi che il futuro del riconoscimento facciale, tecnologia senz'altro controversa ma sempre più utilizzata nel mondo, potrebbe dipendere dalla parte intorno agli occhi.

Prima del Coronavirus

Gli algoritmi sfruttavano diverse caratteristiche, mettendo a confronto la faccia della persona da controllare con un'immagine salvata. Questo accadeva prima del Covid-19. Quando la mascherina copre naso, bocca e guance, il cervello elettronico ha però meno parametri da sfruttare per risalire all'identità del soggetto. Come riporta la Cnn, molte società impegnate in questo business ora stanno adeguando i loro sistemi per farli diventare affidabili anche in presenza della mascherina.

Shaun Moore, ceo di Trueface, società specializzata nel riconoscimento facciale le cui soluzioni sono adottate dall'aeronautica militare degli Stati Uniti, spiega che la posta in gioco è alta e chi non riuscirà ad adeguarsi a questo cambiamento rischia di essere estromesso dal mercato. Il business è in crescita, nonostante le controversie e le accuse di violazione della privacy: il riconoscimento facciale è utilizzato in ambito militare e civile, dagli aeroporti all'ambito sanitario.

Il Coronavirus potrebbe dare ulteriore impulso, in quanto le aziende cercano soluzioni di sicurezza senza contatto e rispettose del distanziamento. "Le mascherine ci hanno sicuramente indotto a pensare come rendere i nostri processi più efficienti" - ha spiegato Moore.

Un rapporto sugli algoritmi

Alla fine di luglio, il National Institute of Standards and Technology (Nist) ha pubblicato un rapporto sugli algoritmi di riconoscimento facciale che confermava come molte soluzioni pre-Covid non "fossero all'altezza del loro compito". Gli algoritmi più accurati (le versioni testate erano però di marzo) non sono riusciti a trovare una corrispondenza corretta in una fascia tra il 5 e il 50% dei casi. Erano quindi inaffidabili. Dalla primavera molte aziende che lavorano con l'intelligenza artificiale hanno messo mano ai loro prodotti per garantirne il funzionamento anche sui volti coperti da mascherina.

Tech5, azienda con sede a Ginevra, in Svizzera, sviluppa tecnologie per il riconoscimento - delle impronte digitali e dell'iride - per clienti che vanno dalle aziende sanitarie alle forze dell'ordine. Il cofondatore Rahul Parthe ha spiegato che già prima della pandemia la società doveva occuparsi del riconoscimento di volti parzialmente nascosti, visto che nel Sudest asiatico, in cui essa è attiva, la questione si era già posta anche se non nei termini attuali. Nel test del Nist, Tech5 è stato tra gli algoritmi migliori, pur non essendo stato concepito per processare volti coperti da mascherine protettive, ma per ovviare a cambiamenti come la crescita di barba e baffi oppure l'indossare grandi occhiali da sole.

Questa stessa società stava ricercando anche prima della pandemia una tecnologia di riconoscimento che fosse capace di concentrarsi sugli occhi e sulla fronte, da combinare con il riconoscimento dell'iride, soluzione più onerosa rispetto al riconoscimento facciale.

Concentrare la ricerca sugli occhi e sulla fronte non è solo una scelta obbligata, ma potrebbe essere la chiave di volta per affinare ulteriormente il riconoscimento facciale. Marios Savvides, professore alla Carnegie Mellon University, studia l'identificazione biometrica e sostiene che la regione perioculare (l'area degli occhi e delle sopracciglia) è la parte del viso che cambia meno con l'età, anche se una persona ingrassa o dimagrisce, rivelandosi pertanto un parametro affidabile e che le mascherine non coprono.

Fonte: Italia Oggi del 19 agosto 2020

 



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