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Controllo accessi e Covid-19: puoi entrare solo se…

23/07/2020

della Redazione

Ti lascio entrare solo se, dopo averti riconosciuto e verificato i tuoi diritti di accesso, la temperatura corporea non supera i 37,5 °C, se indossi correttamente la mascherina facciale (e magari anche la cuffietta) nell’area a cui devi accedere, poiché prevede ingressi contingentati, e se il numero di persone presenti non ha raggiunto la soglia programmata… In tempo di Coronavirus, i sistemi elettronici di controllo accessi più avanzati implementano nuove prestazioni in grado di contenere il contagio. Con qualche grattacapo per la privacy. Vediamone le applicazioni nell’ambiente di lavoro.

In tempo di Coronavirus, il controllo elettronico degli accessi può giocare un ruolo chiave per contenere il contagio, sia in ambito pubblico che privato (ospedali, musei, biblioteche, supermercati, aeroporti, aziende manifatturiere e così via). Già di per sé questa tipologia di sistemi svolge un’importante funzione di filtro, di selezione degli utenti, impedendo un ingresso libero e indiscriminato. 

Se a questo si aggiungono le nuove funzionalità che di recente sono state implementate, il sistema può costituire un efficace mezzo di prevenzione contro la pandemia in corso. I luoghi di lavoro sono tra quelli più a rischio di contagio ma anche quelli in cui si adottano maggiori misure di sicurezza per prevenire la diffusione del Covid-19. Una delle più efficaci è proprio il controllo puntuale e sistematico degli accessi. 

Gli ingressi contingentati

Oltre al distanziamento sociale e al divieto di assembramento, le misure più ricorrenti che devono essere attuate negli ambienti di lavoro (come altrove) sono gli ingressi contingentati, la rilevazione della temperatura corporea, l’uso della mascherina facciale e l’impiego di altri eventuali dispositivi di protezione individuali o collettivi. Prendiamo il caso degli ingressi contingentati. Vi sono locali all’interno delle aziende (come per esempio i servizi igienici, le aree ristoro, i laboratori ecc.) in cui è consentita la presenza di un numero ristretto di persone. Raggiunta la soglia programmata, l’accesso deve essere impedito o quanto meno deve essere fornita una segnalazione di divieto diretta a chi appresta ad entrare. Ebbene, un sistema elettronico di controllo accessi avanzato, non solo è in grado di controllare il livello di affollamento di un’area con ingressi contingentati (tenendo conto di chi entra e chi esce), ma anche di discriminare i movimenti in base alle diverse tipologie di utenza quando si accede attraverso un varco comune. Se, ad esempio, la zona destinata ai servizi igienici prevede un solo ingresso perimetrale ma al suo interno dispone di WC e lavabi separati per uomini, donne e invalidi, il sistema che controlla i transiti, deve tener conto delle tre diverse classi di utenti e fornire altrettante indicazioni. 

Se hai la febbre, torni a casa

La verifica della temperatura corporea all’ingresso è ritenuta una misura di prevenzione essenziale, oltre che obbligatoria. Per assolvere a tale compito quotidiano, le aziende si regolano in diversi modi. Il metodo più economico (ma che lascia il tempo che trova) è l’autocertificazione. Molto diffusa, poi, è la misurazione affidata a un addetto munito di termometro portatile, sebbene questa pratica, oltre a essere costosa, sia igienicamente discutibile e violi palesemente la privacy. Alcune imprese, ancora, adottano l’automisurazione della temperatura utilizzando un termometro digitale contactless fissato a parete, ben più pratico e discreto di quello manuale, mentre altre ricorrono all’uso di camere termografiche professionali, tanto precise quanto costose. Inibire in modo automatico l’accesso a chi ha la febbre sembrerebbe la soluzione più ovvia. E invece, salvo qualche eccezione, questi strumenti operano in modo manuale e indipendente dal sistema elettronico di controllo accessi aziendale vanificando i benefici che ne potrebbero derivare da un’integrazione, seppur limitata.

Un controllo a tutto campo

L’emergenza sanitaria in Cina ha spinto alcune aziende elettroniche del posto a mettere a punto in fretta e furia nuovi sistemi di controllo accessi Covid oriented, ora disponibili anche in Italia. Si tratta di apparecchiature elettroniche (impropriamente chiamate termoscanner) che, installate in prossimità di una porta o su un tornello, svolgono un controllo a tutto campo. Identificano l’utente tramite l’analisi del volto (in alcuni casi anche mediante badge), misurano la temperatura a distanza (fronte o polso), verificano che la mascherina sia indossata correttamente (alcuni anche la cuffietta), pilotano direttamente l’apertura del varco o s’interfacciano con il sistema elettronico di controllo accessi aziendale. Al dispositivo hardware è abbinata un’applicazione software che permette di configurare il modo di funzionamento e gestire gli eventi acquisiti. La soluzione è molto efficace, completa e flessibile. Per contro, oltre a essere costosa (sebbene goda della detrazione d’imposta del 50%), richiede un buon coinvolgimento dell’utente nella fase di riconoscimento facciale e un corretto condizionamento ambientale. Pur trattandosi di uno strumento biometrico, per il momento non è entrato nel mirino del Garante della privacy. Per il futuro si vedrà.

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