MILANO - Emerge un dato allarmante dalla tavola rotonda "Cybersecurity e privacy in Sanità", proposta dal 14esimo Forum Risk management in Sanità: la Sanità italiana è sotto il livello minimo di sicurezza nella conservazione dei dati. E' quindi imprescindibile una maggiore sicurezza, un cambio di passo per garantire una vera innovazione del sistema informatico e di conservazione dei dati stessi.
La crescente digitalizzazione dei documenti e dei processi nel settore sanitario impone alle strutture, sia pubbliche sia private, di valutare attentamente gli aspetti legati al trattamento dei dati, ponendo la massima cura nell’adottare misure adeguate soprattutto dei dati potenzialmente idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale dei pazienti.
Sottolinenando come un processo lento di innovazione abbia come conseguenza episodi allarmanti (basti pensare anche a quello che, in tempi recentissimi, ha coinvolto 50 milioni di utenti statunitensi di Google, derubati dei dati sulla loro salute), Massimo Annicchiarico, Dg dell'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, ha commentato: "La trasformazione digitale deve essere accompagnata da una migliore e più efficiente organizzazione aziendale, dato che l' innovazione digitale viaggia almeno quattro volte più veloce rispetto a quella che interessa i nuovi modelli organizzativi. Oggi gli investimenti digitali riguardano soltanto la manutenzione dei sistemi e non lo sviluppo e questo deve far riflettere".
Enrico Desideri, presidente della Fondazione Gutemberg, ha infine evidenziato la necessità di pensare al Cloud sanitario come punto di arrivo, arrestando i singoli sistemi informatici aziendali e puntando sulla corretta formazione del personale e su un'efficace comunicazione ai cittadini, affinché si crei la percezione di un sistema di raccolta e conservazione sicuro.
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