All’interno dei nuovi scenari della data economy e dell’Intelligenza Artificiale, il ruolo del Data Protection Officer è destinato a mutare inevitabilmente ed assumere un vero e proprio ruolo di “filtro” per le organizzazioni a fronte delle molteplici novità normative e tecnologiche in arrivo, soprattutto in materia di AI.
Privacy e progresso tecnologico sono tematiche indissolubilmente legate, dai tempi di Warren e Brandeis, in cui la doglianza riguardava l’invasività delle fotografie e la prurient curiosity del pubblico, fino ad arrivare ad oggi con il webscraping e tutti i rischi collegati ai sistemi di Intelligenza Artificiale. Ma ogni tentativo di imbrigliare il progresso tecnologico attraverso la redazione di norme specifiche anziché principi, è inevitabilmente destinato a fallire. Se il legislatore sceglie di inseguire la novità tecnologica anziché indicare dei principi che ne governano l’evoluzione, peccherà sempre di inattualità agendo come nel paradosso di Achille e la tartaruga. E il più delle volte si troverà incagliato per effetto delle azioni di lobbying di attivisti, Big Tech e altri stakeholder, adottando decisioni valide per il passato ma inidonee a tracciare la cornice entro cui il presente dovrà realizzare il futuro.
Per proseguire la lettura di questo interessante articolo di Stefano Gazzella - Privacy Officer e Data Protection Officer, giornalista, responsabile del Comitato Scientifico di Assoinfluencer - questo è il link
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