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Videosorveglianza indiscriminata sui dipendenti negli ambienti di lavoro, multa da 10 milioni di euro

22/01/2021

MILANO - Una società di e-commerce tedesca monitorava, da circa due anni e in modo illecito, i propri dipendenti tramite un sistema di videosorveglianza che aveva telecamere installate in vari locali aziendali: sale di vendita, magazzini, aree comuni. Il Commissario statale per la protezione dei dati (LfD) della Bassa Sassonia ha per questa ragione inflitto alla notebooksbilliger.de AG una multa di 10,4 milioni di euro.

Da parte della società oggetto di sanzione è giunta la seguente giustificazione: fine delle telecamere installate era quello di prevenire e indagare sui reati e tracciare il flusso delle merci nei magazzini. L'autorità tedesca, in un comunicato datato 8 gennaio 2021, specifica che per prevenire i furti le aziende non possono ricorrere a una videosorveglianza indiscriminata negli ambienti di lavoro. In presenza di un sospetto, devono agire gradualmente con controlli inizialmente meno invasivi, come lo sono, ad esempio, quelli effettuati a campione sui bagagli di chi esce dai locali commerciali.

Quando la videosorveglianza è lecita

L'impiego della videosorveglianza al fine di scoprire reati risulta lecita solo se sussiste un fondato sospetto nei confronti di determinate persone. Potrebbe essere consentito, in questo caso, monitorarli con telecamere per un limitato periodo di tempo. Nel caso della notebooksbilliger.de il funzionamento delle telecamere non aveva questa caratteristica né era  limitato a dipendenti specifici. In molti casi le registrazioni venivano conservate per 60 giorni, un tempo assai più lungo del necessario.

A essere sorvegliati in questo modo non erano soltanti i dipendenti, ma anche i clienti dell’azienda: vi erano infatti telecamere puntate sui posti a sedere nell'area di vendita, in particolar modo dove le persone testano i prodotti che sono interessati ad acquistare.

"Si tratta di un grave caso di videosorveglianza in azienda - ha affermato Barbara Thiel, commissario statale per la protezione dei dati nella Bassa Sassonia, "le aziende devono capire che con una videosorveglianza così invasiva violano in maniera massiccia i diritti dei propri dipendenti". Il presunto effetto deterrente delle telecamere, che viene ripetutamente invocato, non giustifica un'interferenza permanente e non concilia con i diritti personali dei dipendenti. “Se così fosse, le aziende potrebbero estendere la sorveglianza senza limiti”, ha spiegato la Thiel ricordando che i dipendenti non devono rinunciare ai loro diritti personali solo perché il loro datore di lavoro ha un generico sospetto che possano avvenire dei furti.

 

 


maggiori informazioni su:
www.fedeprivacy.org



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