ROMA - Non si possono esporre gli affari interni della polizia locale a una normale richiesta di accesso civico generalizzato, soprattutto se si tratta di tutelare i dati personali degli operatori in divisa. Lo ha evidenziato il Garante per la privacy con il parere n. 9483596 del 15 ottobre 2020.
Un cittadino ha richiesto al comune di Milano l'accesso a una serie di documenti interni del comando di polizia locale, ovvero ordini di servizio, disposizioni scritte e indicazioni, senza successo. Contro il rigetto parziale della domanda l'interessato ha presentato richiesta di riesame che ha coinvolto l'Autorità per la tutela dei dati personali. A parere del Garante il rifiuto è corretto.
Anche tentando di anonimizzare questi dati, infatti, rimane rilevante il rischio di ledere i diritti degli interessati, perché i dati di dettaglio che restano evidenziati sono tali da agevolare una ricognizione delle persone coinvolte. Gli aspetti che possono emergere da un accesso confermano la legittimità del diniego.
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