MILANO - Le attuali norme di distanziamento sociale e anti contagio obbligano a indossare la mascherina in ogni luogo pubblico. Queste misure preventive possono però rappresentare un problema per i sistemi di sicurezza che includono la videosorveglianza. Anche in questo particolare periodo, la raccolta e l’utilizzo di dati seguono ancora le normative contenute nel GDPR. Se si parla di riconoscimento facciale applicato alla videosorveglianza è, come detto, ben regolamentato ed è utilizzato nei luoghi pubblici, nelle strutture ricettive e nell’ambito degli esercizi di retail, ristorazione e così via. Esiste anche la possibilità che un sistema di riconoscimento facciale identifichi gruppi di persone o situazioni senza peraltro focalizzarsi su un soggetto particolare; in questo caso esistono alcune deroghe all’interno del GDPR. Tuttavia, normative GDPR a parte, le problematiche per la videosorveglianza che stanno nascendo ora sono differenti e dettate dalla nuova situazione.
Più o meno sicuri?
Sebbene durante il lockdown il numero di reati abbia avuto un significativo calo per ovvi motivi, oggi, dopo settimane dalla ripartenza emergono alcune problematiche dovute ai volti parzialmente coperti e che, di fatto, annullano l’efficacia del riconoscimento facciale. Se pensiamo che, soltanto quattro mesi fa, entrare in un qualsiasi esercizio con il viso coperto avrebbe scatenato il panico, oggi è assoluta normalità. Questa condizione per qualcuno può diventare l’occasione giusta da sfruttare per passare “inosservati” compiendo atti illeciti o crimini. E’ ancora possibile riconoscere, in questa fase, una persona attraverso i sistemi di sicurezza?
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