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"Immuni": è stata scelta la nuova app di tracciamento dei contagi da Coronavirus

20/04/2020

MILANO - Si chiama Immuni ed è la app, italiana, scelta per il tracciamento del contagio del Coronavirus, che aiuterà a gestire la cosiddetta "fase 2" della ripresa.

Il sistema sarà testato in una prima fase in alcune regioni pilota per poi estendersi nelle altre. Il Commissario straordinario Domenico Arcuri, auspicando “una massiccia adesione volontaria dei cittadini", ha firmato nei giorni scorsi l’ordinanza con cui si dispone di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d'uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa, messa a punto in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e Jakala.

Bending Spoons Spa ha concesso per spirito di solidarietà, con il solo obiettivo di voler offrire un proprio contributo, volontario e personale, utile per contrastare l'emergenza da Covid-19 in atto, in licenza d'uso aperta, gratuita e perpetua, al commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid- il codice sorgente e tutte le componenti applicative che fanno parte del sistema di contact tracing già sviluppate.

Le stesse ragioni e motivazioni hanno reso la società disponibile a completare gli sviluppi informatici che potranno risultare necessari per consentire la messa in esercizio del sistema nazionale di contact tracing digitale.

L’ordinanza di Domenico Arcuri

L'ordinanza attraverso la quale il Commissario Domenico Arcuri ha dato il “via libera” alla stipula del contratto è la numero 10 del 16 aprile 2020, ed è pubblicata sul sito del Governo.

Questa app, la prescelta tra le oltre 300 poste sotto esame, rispetta i requisiti previsti dall'Unione Europea. Oltre ai requisiti di volontarietà e interoperabilità tra Stati, già ribaditi, l'Ue si sofferma in particolare sulla tecnologia giudicata più idonea per le app di tracciamento, cioè il bluetooth che deve “stimare con sufficiente precisione” (circa 1 metro) “la vicinanza” tra le persone per rendere efficace l'avvertimento se si è venuti in contatto con una persona positiva al Covid-19.

“I dati sulla posizione dei cittadini non sono necessari né consigliati ai fini del tracciamento del contagio” sottolinea Bruxelles, precisando che l'obiettivo delle app “non è seguire i movimenti delle persone o far rispettare le regole” perché questo “creerebbe rilevanti problemi di sicurezza e privacy”.

Come accennato, al fine di mantenere l'anonimato, è previsto che le app utilizzino un ID (codice d'identificazione utente, ndr) “anonimo e temporaneo che permetta di stabilire un contatto con gli altri utenti nelle vicinanze”.

In Europa esiste già un progetto che soddisfa questi criteri, su cui si stanno orientando Francia e Germania. Si chiama Pepp-Pt (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing) è stato messa in piedi da un gruppo di 130 scienziati e 32 fra aziende e istituti di ricerca di 8 Paesi
(tra cui la Fondazione ISI di Torino). Tra i partner del progetto ci sono Vodafone e Bending Spoons.

 

 



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